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Central Michigan, Mid-Major terribile

Autore: Stefano Bei
Data: 16 Gen, 2017

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Non è cosa di tutti i giorni vedere una coppia di giocatori di 1.75 cm fare quasi 50 punti in due (e prendere quasi 10 rimbalzi a partita!) e portare praticamente da soli una squadra a vincere le partite. Stiamo parlando di Marcus Keene e Braylon Rayson che, con i loro fisici contro ogni logica cestistica, hanno portato la nazione a interessarsi di un piccolo college come Central Michigan. Anche perchè nessuno in Division I segna quasi 30 punti a partita come Keene.

L’università dei Central Michigan Chippewas ha sede nella cittadina di Mount Pleasant, quasi 30’000 persone nel immenso paradiso dei grandi laghi a metà strada fra il lago Houron e il lago Michigan. Il college non riesce ad ottenere risultati di rilievo ormai dal lontano 2003, quando al secondo turno del torneo Ncaa dovette arrendersi a Duke, dopo aver battuto Creighton nel match che li vedeva tornare al grande ballo dopo ben 13 anni. Quest’anno saranno di nuovo 13 anni dall’ultima partita giocata al torneo Ncaa e le premesse per tentare di passare almeno un turno ci sono tutte.

Rayson e Keene (Central Michigan)

Rayson e Keene

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Un nickname controverso

I Chippewas hanno una storia turbolenta, forse sono la scuola che nel corso degli anni ha più volte cambiato il suo nickname, cosa abbastanza rara nel panorama scolastico USA. La storia ha inizio nel 1925 con il primo nome “Dragons” ma non ebbe un grande successo e fu quasi immediatamente tolto in favore di “Bearcats” che, per le partite di football, era l’ideale visto che rappresentava un animale agguerrito e coraggioso.

Nel novembre 1941 su proposta del coach di football Lawrence Sweeney iniziarono i sondaggi per un possibile cambio di nome. Sweeney infatti aveva sottolineato che il nome Bearcats, pur essendo totalmente adatto allo scopo, poco c’entrava con il territorio e la storia del Mid-Michigan. Subito propose come alternativa il nome “Chippewa” che è uno dei fiumi più importanti della zona e, soprattutto, era il nome della tribù dei nativi del territorio del Michigan Centrale. Di li a poco il nome divenne ufficiale anche per la grande opportunità di spettacolarizzare gli spettacoli delle cheerleader con abiti di stile indiano.

Il fiume Chippewa

Il fiume Chippewa

Questo nickname però non ebbe vita facile e, sul finire degli anni 80, diverse associazioni per i diritti civili dei nativi americani tentarono di costringere l’università a cambiarlo e, nel 1989, venne raggiunto un accordo con il consiglio locale della tribù Chippewa che lasciava libera la scuola di utilizzare il proprio nome, a patto che organizzasse delle strutture per far conoscere agli studenti e ai docenti le tradizioni del mondo dei Chippewa.

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Obiettivo 90 punti

Veniamo ai giorni nostri, a una stagione che sta entrando nel vivo e che potrebbe dare grandi soddisfazioni ai Chippewas.

Dal 2012 sulla panchina dei Chippewas siede Keno Davis che, dopo un non entusiasmante triennio a Providence nella Big East, è sceso nuovamente nel mondo mid-major con l’intenzione però di non restare per troppo tempo nell’anonimato. Appena arrivato, annunciò subito le sue intenzioni: la squadra doveva tenere i 90 punti di media con regolarità, grazie a un gioco spinto, veloce, con tiri rapidi presi appena possibile.

Le prime stagioni sono state di assestamento e i risultati positivi si sono giusto intravisti con due partecipazioni alla post season prima nel NIT e poi nel CIT. I Chippewas nelle due stagioni passate sono sempre stati al vertice della Mid-American West Conference senza mai però riuscire a fare quello step in più per assicurarsi il pass diretto per il torneo.

Dalla scorsa stagione sono usciti due dei 4 migliori marcatori della squadra e il misero bottino di 76 punti di media sembrava aver sancito il fallimento dell’obiettivo dichiarato di Davis. Ma la storia quest’anno sta andando diversamente, i punti a partita sono 89 con il settimo attacco della nazione grazie a due microguardie che nessuno riesce a fermare.

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Keene numero 1

Da Youngstown State è arrivato Marcus Keene che, dopo una stagione di riposo forzato causa regolamento Ncaa, sta riprendendo da dove si era fermato due anni fa. Il lavoro mentale è stato fondamentale: Marcus punta in alto, all’Nba, e per riuscirci si ispira a Isaiah Thomas, un piccolo come lui, un ragazzo di poco più di un metro e 70 centimetri che si mette in testa di sfidare i giganti del piano di sopra. Per riuscirci c’era solo una cosa da fare. Segnare e far divertire, possibilmente giocando bene.

 

Con 28.7 punti di media, Keene è nettamente il miglior marcatore della Ncaa e produce intorno al 30% dei punti della squadra. Sembra un one man show ma in realtà tutto è frutto del gioco corale della squadra che, stando alla parole di coach Davis, non ha un vero e proprio leader, ma tutti hanno via libera se si “sentono” il tiro. E a Marcus pare entrare qualsiasi cosa: con il benestare del coach e di tutti i compagni lui continua a prendere tutti i tiri che vuole (siamo oltre ai venti a partita), da 3 ma non solo.

 

Grazie a lui molto spesso capita di trovare compagni liberi o facilmente liberabili grazie a qualche extra pass in velocità e infatti lo stesso Keene è il miglior passatore della squadra con oltre 5 assist a partita e questo non fa che aumentare le fiducia dei suoi compagni e del coach che praticamente lo lascia in campo per tutta la partita. A beneficiare di questa sua straordinaria visione del campo sono un po’ tutti i compagni che per forza di cose devono allargare il campo un po’ per scelte tattiche, un po’ per lasciare tutto lo spazio di manovra possibile al numero 3. Che, per gradire, prende pure 4.6 rimbalzi a partita.

 

In queste conference è raro vedere giocatori prestanti e in questa squadra addirittura c’è un altro mini giocatore. Una coppia di piccole bombe ad orologeria su un campo da basket, esplosività innata e grande prestanza fisica nonostante il fisico non proprio da giocatore di basket di Division I. Stiamo parlando di Braylon Rayson, stessa altezza di Keene ma con qualche chilo in più che gli consente di essere più potente nelle sue entrate a canestro e a rimbalzo dove risulta essere il secondo nelle statistiche di squadra, con 4.8 a partita.

Sta trovando molta continuità nel gioco e, completandosi bene con il suo compagno di squadra (cosa non facile visto il tipo di giocatori), sta sfruttando tutte le occasioni che gli si presentano di fronte. Nonostante un’altezza media ovviamente non esagerata, la squadra riesce comunque a raccogliere ben 40 rimbalzi a partita grazie al suo gioco corale dove tutti possono fare tutto e correre in velocità. Ancora però qualcosa non funziona, i rimbalzi offensivi spesso vengono trascurati e questo si sta rivelando un vero problema da quando sono iniziate le partite della Conference: le prime tre partite sono state 3 sconfitte, ma in una serata da ‘soli’ 20 punti per Keeene, ci ha pensato Rayson con 28 a scardinare la difesa di Toledo e dare la prima vittoria ai Chippewas. Che ora sono 11-6 in stagione e hanno ancora tempo per rimettersi in corsa per un posto nella post season e non vanificare il lavoro di questa straordinaria e talentuosa coppia di giocatori.

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