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Dopo aver passato in rassegna il grande mondo delle mid-major nelle due puntate precedenti (che potete leggere qui e qui), passiamo ora alle conference più importanti.
Pac 12
Favorita: Oregon
Le sorti dei Ducks dipenderanno dalla loro stella Dillon Brooks: se recupera in pieno dall’infortunio al piede sinistro, Oregon è la favorita della Pac12 grazie alla guida di un coach, capace e sottovalutato, come Dana Altman e ai ritorni di Tyler Dorsey, Jordan Bell e soprattutto Chris Boucher, giocatore determinante su entrambi i lati del campo. A tutto questo aggiungeteci due transfer come Dylan Ennis (in cabina di regia) e Kavell Bigby-Williams (la versione 2.0 di Boucher) ed avrete probabilmente il miglior roster che si sia mai visto dalle parti di Eugene.
Runner up: Arizona
I Wildcats di Sean Miller vogliono riprendersi lo scettro della Pac 12 grazie a un roster talentuoso e profondo con il giusto mix tra esperienza (Parker Jackson-Cartwright, Kadeem Allen, Dušan Ristić) e gioventù, con la solita classe di freshmen piena di talento (Lauri Markkanen, Rawle Alkins, Kobi Simmons). Allonzo Trier sarà il go to guy capace di conciliare il talento con l’esperienza. Sarà (ancora una volta) l’anno giusto per arrivare, finalmente, alle Final Four?
Outsider: UCLA, California
L’Uptempo offense dei Bruins con il freshman Lonzo Ball a dirigere l’orchestra, e a servire due bocche di fuoco come Bryce Alford e Isaac Hamilton (33 punti di media in due), farà di UCLA sicuramente la squadra più divertente e spettacolare della Pac12. Il mantra “l’attacco vende i biglietti ma è la difesa che fa vincere i titoli” insegna, però, a coach Steve Alford che, se vorrà mantenersi saldo sulla traballante (eufemismo!) panchina dei Bruins e combattersela con Oregon e Arizona, sarà necessario concedere meno dei 76,5 punti di media della scorsa stagione. Avere un giocatore dal talento smisurato come Ivan Rabb in squadra basta, invece, per rendere Cal pericolosa contro chiunque, nonostante sia guidata da un coach non all’altezza come Cuonzo Martin. Con un gioco concentrato nel pitturato sarà fondamentale l’apporto dal perimetro di Jabari Bird e del transfer Grant Mullins, tiratori da oltre il 40%.
Le altre: Utah, USC, Washington
Le sorti di Utah dipenderanno dalla doppia K: Kyle Kuzma, chiamato ad essere il go to guy degli Utes, e coach Larry Krystkowiak che dovrà costruire un adeguato supporting cast a partire dal sempre affidabile Lorenzo Bonam e una buona batteria di junior. A proposito di giocatori al terzo anno, il backcourt dei Trojans, guidato dal duo Jordan McLaughlin e Elijah Stewart, consentirà ad USC di avere la sua solita solida stagione. Se poi i sophomore Chimezie Metu e Bennie Boatwright continueranno ad innalzare il loro livello di gioco nel frontcourt, attendetevi di tutto. Washington, invece, sarà lo scenario per il one man show di Markelle Fultz: se la combo-guard dimostrerà di avere il talento da prima chiamata del Draft gli Huskies potrebbero essere una vera e propria underdog.
Le stelle: Ivan Rabb (California, C, So), Dillon Brooks (Oregon, SF, Jr), Chris Boucher (Oregon, PF, Sr), Tyler Dorsey (Oregon, PG, So), Allonzo Trier (Arizona, SG, So)
Rabb sarà il fulcro dell’attacco di Cal, aspettatevi una stagione a quasi 20 punti e 10 rimbalzi di media. Se Oregon è, invece, la squadra più forte della Pac12 lo deve a un trio di puro talento formato da Brooks, serio candidato al POY, Boucher, lungo capace in una stessa azione di stoppare in difesa e metterla da tre con facilità dall’altra parte, e Dorsey, combo-guard dalle mille soluzioni in attacco. Trier è, invece, il perfetto go to guy, i Wildcats hanno talento da vendere ma il top scorer e il giocatore con la palla in mano quando scotta sarà sempre e solo lui.
I freshmen: Markelle Fultz (Washington, PG), Lonzo Ball (UCLA, PG), T.J. Leaf (UCLA, PF), Lauri Markkanen (Arizona, C), Rawle Alkins (Arizona, SG/SF)
Fultz e Ball saranno “the guys”, chiamati ad essere i leader e a contribuire con molte responsabilità sin dalla prima palla a due. Il primo è un talento pazzesco ed eccelle in ogni campo del gioco: tiro, visione di gioco, difesa, IQ cestistico; il secondo è, invece, il miglior passatore dell’intera conference (preparatevi già alle sue giocate da highlight) con gli unici punti di domanda rappresentati da difesa e tiro da 3. Hype a mille per Leaf, lungaccione bianco con occhiali alla Kirk Hinrich, che ha dalla sua non solo l’atletismo ma anche un solido jumper. A Tucson sono abituati a giovani di gran prospettiva ed ecco allora Markkanen, settepiedi elegante alla Porzingis, e Alkins, fisico già Nba ready e range di tiro illimitato.
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Big Ten
Favorita: Wisconsin
Uno dei migliori sistemi difensivi della nazione, Nigel Hayes, il probabile POY della Big10, Bronson Koening, point guard di esperienza a cui affidare sempre l’ultimo tiro (per informazioni chiedere a Xavier), Ethan Happ, Freshman of the Year in carica capace di essere sia il tuo miglior difensore che il tuo miglior scorer (se lo vuole) e l’esperienza di un squadra che ha visto ritornare il 99% dei minuti giocati della scorsa stagione. Serve altro per spiegare perché i Badgers di coach Greg Gard, alla prima stagione intera da head coach, siano tra i favoriti per il titolo?
Runner up: Indiana
Tom Crean anche quest’anno vivrà la sua solita stagione da “odi et amo” con i tifosi Hoosiers e cercherà di sorprendere tutti, come ha fatto lo scorso anno vincendo il titolo di regular season. Per puntare al repeat Indiana si affiderà all’uptempo system fatto di un attacco dentro-fuori che trova nella coppia Bryant-Blackmon Jr. la sua massima espressione. Se O.G. Anunoby ha la tanto pronosticata breakout season, la defensive press a metà campo tiene e il trio di PG Robert Johnson, Josh Newkirk e Curtis Jones non faranno sentire l’assenza di Yogi Ferrell i Badgers hanno trovato i loro rivali.
Outsider: Michigan State, Purdue
Nonostante a East Lansing abbiano la “miglior recruiting class” della loro storia, guidata dal talento “mostruoso” di Miles Bridges (ve ne abbiamo parlato qui), l’assenza di Valentine si farà sentire. Eron Harris è chiamato a essere il leader degli Spartans sia nello spogliatoio che sul parquet. Interessante vedere come Tom Izzo reinventerà un frontcourt decimato dagli infortuni di Ben Carter e del suo sostituto Gavin Schilling, ma si sa se c’è una situazione nella quale Michigan State da il meglio di sé è proprio quando parte contro il favore del pronostico. Chi invece non ha problemi di frontcourt è Purdue che ha la miglior frontline della Big10 (e probabilmente della nazione) formata da Caleb Swanigan, Isaac Haas e Vince Edwards. La mancanza di leadership del backcourt è stata risolta con l’arrivo di “mister esperienza” Spike Albrecht. Se il play ex-Michigan tiene fisicamente e il supporting cast di coach Matt Painter ha buone percentuali dal perimetro, i Boilkemarkers potrebbero riportare, a sorpresa (e non tanto), il titolo nell’Indiana.
Le altre: Maryland, Ohio State, Michigan, Iowa, Illinois
A Maryland è iniziata la dittatura di Melo Trimble dopo che 4/5 dello starting five della scorsa stagione hanno lasciato College Park. I Terrapins non potranno, però, affidarsi soltanto alle giocate del numero 2 e allora ci sarà bisogno del gioco in post del transfer L.G. Gill e di un solido contributo dei freshmen Anthony Cowan e Kevin Huerter. Chi, invece, ha visto tornare l’intero quintetto titolare indietro è Ohio State che potrà, dunque, puntare sulla continuità e su una difesa seconda solo a quella di Wisconsin. Se Jaquan Lyle si dimostra capace di dirigere un attacco con vari giocatori in doppia cifra di media (Loving, Tate, Bates-Diop) i Buckeys saranno una mina vagante. Derrick Walton Jr., invece, è l’ottimo floor general di Michigan capace di mettere in ritmo tiratori come Duncan Robinson e Muhammad-Ali Abdur-Rahkman, se poi Zak Irvin viene risparmiato dagli infortuni i Wolverines entrano di diritto tra le outsiders. Chiudiamo con Iowa e Illinois che saranno il palcoscenico di due “one man show” come Peter Jok e Malcolm Hill. Di cosa hanno bisogno? Gli Hawkeyes di un supporting cast all’altezza e dell’esplosione di Dominique Uhl, gli Illini di qualche macumba che tenga lontano un roster interessante dagli infortuni (l’anno scorso solo 3 giocatori hanno giocato tutte e 34 le partite).
Le stelle: Nigel Hayes (Wisconsin, SF, Sr), Thomas Bryant (Indiana, C, So), Melo Trimble (Maryland, PG, Jr), Caleb Swanigan (Purdue, PF, So), Malcolm Hill (Illinois, SG, Sr)
Hayes ha talento, stazza, ottimo IQ e grande visione di gioco per la sua posizione, aggiungeteci un’ottima difesa ed avrete un giocatore semi-completo. Unico neo? Una preoccupante tendenza a sparire nei momenti clutch. Bryant e Swanigan sono due lunghi da lottery con mani sopraffine, capaci di segnare da qualsiasi zona del campo e con un grande istinto a rimbalzo. Trimble sarà il metronomo di Maryland, il talento offensivo non si discute ma dovrà migliorare la gestione della palla e le percentuali dal campo (2,6 turnover di media con il 31% da tre). Hill è la versione 2.0 del go tu guy, giocatore capace di essere il tuo miglior scorer, assistman e rebounder: Illinois andrà dove va lui.
Freshmen: Miles Bridges (Michigan State, SF), Josh Langford (Michigan State, SG), Nick Ward (Michigan State, PF), De’Ron Davis (Indiana, PF), Justin Jackson (Maryland, SF)
Bridges è stato già definito il miglior talento mai passato sotto le mani di Izzo. Non è solo un animale da highlight, il ragazzo sa anche tirare, difendere e passarla. Vederlo giocare sarà uno spettacolo quindi mettetevi comodi ed enjoy it. Langford avrà l’ingrato compito di sostituire Denzel Valentine, il talento per farlo c’è tutto così come un posto da titolare nello starting five. Posto che avrà anche Ward dopo l’epidemia che ha decimato il frontcourt degli Spartans. Davis avrà minuti significativi nella frontline di Indiana, grazie a un fisico da pro e ottimi fondamentali sia in attacco che in difesa. Jackson, invece, cercherà di essere il secondo violino dei Terrapins, atletismo e versatilità sono i suoi punti forti e preparatevi a vederlo giocare da 5 nella death lineup di coach Turgeon.
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American Athletic Conference
Favorita: Cincinnati
La difesa non si discute, l’attacco, da sempre tallone d’achille dei Bearcats, sembra essere il migliore che sia mai passato sotto le mani di coach Mick Cronin grazie al magic duo Troy Caupain-Gary Clark. Se Jacob Evans conferma quanto di buono fatto vedere nella sua stagione da freshman e il transfer Kyle Washington riesce ad essere subito un fattore nel pitturato Cincinnati è di diritto la favorita numero uno.
Runner Up: Connecticut
Al miglior backcourt della AAC guidato da Rodney Purvis e Jalen Adams aggiungeteci il best shot blocker della nazione, Amida Brimah (2,7 stoppate di media). Coach Kevin Ollie ha poi due top recruit come Alterique Gilbert e Juwan Durham capaci di andare sin da subito in doppia cifra. Se il transfer Terry Larrier, atleta pazzesco two-way, si inserirà con facilità negli ingranaggi degli Huskies, Uconn se la gioca alla pari con i Bearcats.
Outsider: Houston, SMU
Dopo l’inaspettato addio di Larry Brown, SMU riparte da coach Tim Jankovich e da un frontcourt che è una garanzia da entrambi i lati del campo con la coppia Ben Moore–Semi Ojeleye. Shake Milton è chiamato a non far rimpiangere Nic Moore e a dimostrarsi capace di essere il floor general di cui hanno bisogno i Mustangs per essere il terzo incomodo. Houston viene da una stagione da 22 vittorie guidata dal top scorer della AAC Rob Gray Jr., guardia che tira tutto ciò che passa dalle sue mani, e da Damyean Dotson, SF di rara versatilità. Se il transfer da Indiana Devin Davis trova l’intesa in frontline con il senior Danrad Knowles, andando a formare una solida coppia di rim protectors (310decimi la scorsa stagione per % di rimbalzo offensivi concessa), i Cougars possono puntare al titolo di conference e a un invito per il gran ballo di marzo.
Le altre: Memphis, Temple
Coach Tubby Smith è pronto a portare una mentalità vincente (campione Ncaa nel 1998) ad una squadra che dipenderà dalla sua stella: Dedric Lawson. L’ala non potrà fare tutto da solo e avrà bisogno non solo che suo fratello K.J. dia una mano nei pressi del ferro, ma soprattutto che il backcourt assicuri punti anche dal perimetro (32% di squadra), soprattutto dopo l’inserimento di Christian Kessee. Temple, campione in carica, è difficile che possa puntare al repeat ma mai scommettere contro gli Owls specialmente se il senior guard Josh Brown recupererà dall’infortunio al tendine d’achille e i freshmen Alani Moore e Quinton Rose ripagheranno con solide prestazioni la fiducia e i tanti minuti che avranno in campo.
Le stelle: Dedric Lawson (Memphis, PF, So), Troy Caupain (Cincinnati, PG, Sr), Jalen Adams (Connecticut, PG, So), Rodney Purvis (Connecticut, SG, Sr), Damyean Dotson (Houston, SF, Sr)
Lawson è un lungo dal talento cristallino, capace di fare tutto sul parquet, se non ci credete date un’occhiata ai suoi numeri da freshman (15,8 pt, 9,3 reb, 2,5 ast con il 35% da tre). Caupain è uno dei floor general più sottovalutati della nazione che oltre a fare il suo in attacco sa anche difendere. Adams e Purvis sono i perfetti interpreti del two pointguard system di Uconn, letali in attacco non lasciano respiro alle difese avversarie. Dotson è il tuttofare dei Cougars, giocatore capace di riempire ogni voce statistica.
I freshmen: Alterique Gilbert (Connecticut, PG), Juwan Durham (Connecticut, PF), Jarron Cumberland (Cincinnati, SG), Quinton Rose (Temple, SG), Harry Froling (SMU, PF)
Coach Ollie ha, probabilmente, la miglior recruiting class mai avuta finora: Gilbert è un play undersize con un incredibile skill set offensivo che si augurano dalle parti di Storrs possa seguire le orme dei vari Walker e Napier. Durham è un recruit 4 stelle che non gioca da due anni, a causa di due rotture del legamento crociato, ma se dimostra di aver recuperato in pieno dagli infortuni avrà i suoi minuti perché size e talento two-way non sono in discussione. Cumberland, in un attacco come quello dei Bearcats, avrà subito spazio soprattutto se riuscirà a metterla con costanza dalla lunga distanza. Chi avrà libertà di attaccare, sia dal perimetro che al ferro, sarà Rose che a Temple ha assicurato un posto in quintetto. Chiudiamo con Froling che se dimostra di essere già pronto come stretch four non avrà problemi a trovare minuti nella solida frontline di SMU.
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Atlantic 10
Favorita: Rhode Island
Riuscirà URI ad avere il tanto atteso “anno buono”? Tutto dipenderà dall’integrità fisica dei suoi giocatori. L’assenza di E.C. Matthews nella passata stagione ha infatti pesato enormemente sulle sorti della squadra. Il suo rientro riporterà nuova linfa all’attacco di un roster dalla difesa collaudatissima e che potrà disporre di rotazioni molto profonde. Per saperne di più, cliccate qui per leggere il nostro focus sui Rams versione 2016/17.
Runner-up: Dayton
Scoochie Smith, Kyle Davis e Charles Cooke – autori del 48% dei punti messi a segno dai Flyers nella passata stagione – formano quello che molto probabilmente è il miglior backcourt titolare dell’intera A-10. Il finale della scorsa annata ha deluso le aspettative molto alte maturate lungo il 2015/16. Coach Archie Miller, però, potrà contare sull’indubbio talento e sull’accresciuta esperienza dei suoi: 4/5 del quintetto titolare sarà di ritorno. Una buona premessa per compiere una stagione importante da dedicare alla memoria di Steve McElvene, big man scomparso tragicamente lo scorso maggio a soli 20 anni.
Outsider: VCU, Davidson
VCU, finalista lo scorso anno nel torneo di conference, presenterà ancora una squadra con le carte in regola per partecipare alla Big Dance. Squadra dalla difesa solida, la line-up sarà formata da quattro senior e un junior. Nella passata stagione, i play JeQuan Lewis e Jonathan Williams hanno giocato molti minuti in coppia. Messi insieme sul parquet, hanno permesso ai Rams di giocare la loro migliore pallacanestro, a detta dello stesso coach Will Wade. Davidson è destinata a vivere delle prestazioni dei suoi due grandi trascinatori, Jack Gibbs (23.5 punti di media l’anno scorso) e Peyton Aldridge (15.5). Estremamente competitivi nella metà campo offensiva, la bontà della stagione dei Wildcats dipenderà molto dagli eventuali progressi in difesa.
Le altre: St. Bonaventure, George Washington, La Salle, Richmond
St Bonaventure (leggi qui il nostro approfondimento) dovrà fare i conti con le pesanti partenze di Marcus Posley e Dion Wright ma potranno contare sulla grande vena offensiva della coppia d’esterni formata da Jaylen Adams e Matt Mobley. Il play di riserva Nelson Kaputo sarà però assente fino al mese di dicembre in quanto di recente dichiarato non eleggibile. Il licenziamento di coach Mike Lonergan ha agitato enormemente le acque in casa George Washington. E’ tutto da vedere se il suo sostituto Maurice Joseph saprà sfruttare al meglio il talento di Tyler Cavanaugh e compagni. La Salle è stata una delle squadre più deboli della A-10 edizione 2015/16 ma l’arrivo di alcuni transfer di qualità la renderà molto più competitiva. Frontcourt rinnovato con la coppia BJ Johnson–Savon Goodman (provenienti rispettivamente da Syracuse e Arizona State) con la prolifica guardia Jordan Price (19.2 punti l’anno scorso) a guidare il reparto esterni. Per Richmond, tanti punti assicurati sull’asse formato da ShawnDre’ Jones (14.7 punti) e T.J. Cline (18.3) ma la difesa dovrà fare grossi passi avanti per far sì che la squadra possa impensierire qualche “grande” della conference.
Le stelle: Jack Gibbs (Davidson, PG, Sr.), Tyler Cavanaugh (George Washington, PF, Sr.), E.C. Matthews (Rhode Island, SG, Jr.), Charles Cooke (Dayton, SG/SF, Sr.)
Gibbs è il candidato numero 1 ad essere il POY dell’A10. E’ conosciuto soprattutto per le sue devastanti doti di realizzatore che sa declinare nei modi più disparati. Il play di Davidson è, in realtà, anche un assistman creativo e prolifico (4.9 di media l’anno scorso), oltre ad essere un discreto difensore. Cavanaugh è un lungo reduce da un breakout year come junior, passato dagli 8.8 punti e 3.8 rimbalzi del suo anno da sophomore (con Wake Forest) a un 16.8 + 7.6 nella scorsa stagione. Giocatore estremamente continuo nel rendimento (doppia cifra realizzativa in ogni partita della passata annata) e a più dimensioni. L’attenzione e le aspettative riguardanti Matthews sono altissime, visti sia il valore del giocatore che il suo lungo stop. Dotato di un jumper molto ben collaudato, in attacco è un pericolo costante. A ciò, aggiunge buonissime doti di rimbalzista per un esterno (4.6 carambole a partita da sophomore). Se sano, può essere il maggior antagonista di Gibbs in ottica POY. In una squadra ambiziosa e dal talento diffuso come Dayton, Cooke si trova al culmine della propria maturità cestistica in ambito collegiale, essendo un fifth-year senior. L’esterno ha impressionato nel suo primo anno a Dayton dopo essersi trasferito da JMU: 15.6 punti a partita con quasi il 40% nelle triple (ma anche con un rivedibile 68.9% ai liberi). Un contributo, il suo, non solo realizzativo ma piuttosto ben spalmato su diverse voci statistiche, innanzitutto a rimbalzo (5.8).
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