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Draft: Markkanen e altri unicorni

Autore: Raffaele Fante
Data: 6 Giu, 2017

Sono i lunghi che sanno fare tutto, gente attorno ai 2.10 che ama ricevere palla fuori dall’area fronte a canestro piuttosto che in post basso. Sono il prototipo del giocatore Nba che può giocare in (quasi) tutte le posizioni, senza un ruolo perchè alla fin fine è inutile averlo se sai palleggiare, tirare e far sentire i tuoi tanti centimetri in attacco e in difesa.

Vediamo quali sono gli unicorni più interessanti in uscita dal college e destinati a essere scelti molto in alto al draft.

Lauri Markkanen (Arizona), 20 anni, 2.13

(37 partite, 15.6 punti, 7.2 rimbalzi, 0.5 stoppate)

La sorpresa più grande delle sweet16? Arizona eliminata da Xavier e fine della carriera universitaria di uno dei giocatori più ‘belli’ del college basketball. Cosa vuol dire bello? Meccanica di tiro praticamente perfetta, con movimento veloce e rilascio fluido, il tutto da sette piedi di altezza. Lauri Markkanen è essenzialmente un esterno che vive di pick and pop e tiro da fuori e non ha giocatori a lui paragonabili in questo draft per il rapporto precisione al tiro/altezza: 42.3% da 3 con quasi 4 tiri e mezzo a partita è il biglietto da visita che il finlandese si porta dietro a Brooklyn, aggiungendoci questo video con 18 canestri in fila da distanza Nba che in questo periodo di certo non guasta.

Il suo anno ad Arizona è stato buono ma non eccezionale, con alti e bassi tipici del freshman che nel suo caso si sono visti nelle medie di tiro da 3: mese di gennaio infallibile, febbraio disastroso con 5/31, poi un grande torneo della Pac12 vinto dai Wildcats con UCLA in semifinale distrutta dai suoi 29 punti, e alla fine la grande delusione delle Sweet 16, con un solo tiro dall’arco realizzato dopo 10’ e poi 5 ferri nei 40 passati in campo senza mai un secondo di riposo. Ma è solo un tiratore? Certo che no, anche se è indubbio che quella sia l’opzione numero 1 e anche numero 2 del suo attacco, anche quando mette palla per terra, cosa che sa fare con entrambe le mani. Ma la velocità dei suoi piedi non è eccellente e resta un atleta nella media, quindi l’area non sarà mai la sua zona del campo preferita. Non lo è anche in difesa dove tende a subire fisici più tosti del suo e la mezza stoppata di media con cui ha chiuso l’anno dice che l’intimidazione sotto canestro non è la sua specialità. Attitudine e testa sono quelle giuste comunque, la tecnica non si discute e la tendenza a fare canestro aprendo il campo è una di quelle qualità che in Nba non passano mai inosservate.

Jonathan Isaac (FSU), 20 anni, 2.10

(32 partite, 12 punti, 7.8 rimbalzi, 1.5 stoppate)

Chiariamolo subito: il paragone con Kevin Durant che piace tanto agli americani NO e poi NO. E’ il destino negli Stati Uniti di tutti i 2.10 rapidi e longilinei che diventa un’ingiusta etichetta da portarsi addosso buona solo per fare brutte figure. Tra le poche cose in comune con Markkanen, ci sono età e torneo Ncaa chiuso in fretta sempre per colpa di Xavier, ma per il resto sono due giocatori ben diversi, a partire dai poco più di 90 chili di Isaac (contro gli oltre 100 del finlandese) che ne fanno più un’ala piccola che altro, anche perché velocità e ball handling sono da esterno e questo sarà il suo ruolo in Nba. Però è 2.10 con un’apertura di braccia di 2.15 e quindi ecco a voi il vostro tuttofare superversatile che può difendere su tutti, con l’unica eccezione di centri grandi e grossi. Con la palla in mano, non ci sono invece eccezioni al ruolo che può coprire.

 

Ha sofferto come tutti i suoi compagni nel finale di stagione, ma le sue cifre a Florida State rendono l’idea di quante cose sappia fare: 12 punti, 7.8 rimbalzi, 1.2 recuperi, 1.2 assist e 1.5 stoppate in 26′ di media. Coach Leonard Hamilton lo ha usato in ogni zona del campo, lasciandogli ampia libertà in attacco e sfruttando la sua ottima attitudine difensiva. I margini di miglioramento sono tutti da esplorare sia dal punto di vista fisico che tecnico: è un grande atleta ma i chili sono davvero pochi, la mano è morbida ma la percentuale da 3 non arriva al 35%, sa muoversi benissimo senza palla ma non è ancora un attaccante davvero completo con la palla in mano. Serve un coach capace, e allora sì che potrebbe diventare davvero un gran bel giocatore.

Dj Wilson (Michigan), 21 anni, 2.08

(38 partite, 11 punti, 5.3 rimbalzi, 1.5 stoppate)

Lasciamo perdere il primo anno perchè si è infortunato subito, ma qualcuno si ricorda di lui nella stagione da sophomore? Difficile, visto che quando coach John Beilein lo scongelava dalla panchina, in campo ci rimaneva comunque poco con impatto vicino allo zero. Late bloomer se ce n’è uno, il suo anno da junior è stato invece tra l’assurdo e l’inaspettato, seguendo in pieno l’andamento della stagione di Michigan. Iniziata lontanissimo dai riflettori, con qualche sconfitta umiliante come quella contro South Carolina che ha subito solo 46 punti dai Wolverines, mese di gennaio ancora pieno di sconfitte e poi boom: vittoria nel torneo della Big Ten con 26 punti contro un signor giocatore come Caleb Swanigan e corsa fino alle Sweet 16 con sconfitta di un punto contro una squadra da Final 4 come Oregon. Poteva andare diversamente se fosse entrata una sua tripla nel minuto finale, ma ci ha messo molto del suo nelle due partite precedenti contro Oklahoma State e Louisville.

 

Si chiama continuità (o concentrazione o durezza mentale) il suo punto interrogativo più grande. Ma nel video qui sopra si vede la sua dote fisica migliore: apertura di braccia di 221 centimetri e tempismo ne fanno uno stoppatore di primo livello, mobilità di piedi e tecnica lo rendono un difensore spendibile su tutti gli spot. Sempre quando ha la testa connessa. Perfetto nel sistema senza centro di Beilein con cinque giocatori fuori dall’area, visto che in attacco sono due le cose che sa fare meglio: tirare da 3 (37.3%) e tagliare verso canestro sfruttando spazi liberi per ricevere e schiacciare. Si potrebbe anche dire che sono le uniche due cose che sa fare, visto che non ha altre grandi opzioni palla in mano ma tempo per migliorare c’è tutto, anche se è più vecchio di un anno rispetto a Markkanen e Isaac.

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