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Draft: tutti i talenti di Kentucky

Autore: Manuel Follis
Data: 14 Giu, 2017

Mancano 8 giorni al draft Nba 2017 e proprio alle Elite 8 del Torneo Ncaa si è fermata la corsa di Kentucky che, come al solito, sarà protagonista della notte delle scelte con molti suoi giocatori in lottery. Ecco i tre più rappresentativi.

De’Aaron Fox (Kentucky), 19 anni, 1,93

(36 partite, 16.7 punti, 4 rimbalzi, 4.6 assist)

Il giocatore più veloce che sbarca al draft, e quando diciamo veloce intendiamo “davvero veloce”. La sua capacità di prendere il rimbalzo dinamico in difesa e trasformare se stesso in un contropiede primario lascia a bocca aperta e sembra caratteristica perfetta per la Nba, dove ci sono spazi larghi e dove il gioco è rapidissimo. Il ragazzo del Texas è di quelli con la tipica storia americana: la palestra aperta appositamente per lui alle 6 del mattino fin da quando era bambino e lui che prima di andare a scuola fa esercizi di tutti i tipi per migliorare. Il risultato è un giocatore molto particolare, con ball handling incredibile se rapportato alla velocità d’esecuzione e con estimatori che sono in crescita ora dopo ora, tanto che adesso c’è chi lo considera la possibile terza scelta dietro a Markelle Fultz e Lonzo Ball.

Stop. Qui si situa il bivio tra chi ha visto Fox solo dagli highlights su Youtube (o al massimo ha visto giusto la gara di Torneo contro UCLA) e chi invece l’ha visto giocare nel corso dell’anno. La stranezza di Fox, che ha istinti indiscutibili, uniti a energia, grinta e voglia di vincere, è che però tira come il vostro peggior amico del campetto. Di quelli che vanno su stilosi ma poi prendono immancabilmente il ferro. Ecco, parliamo di un giocatore che ha chiuso la stagione non arrivando nemmeno al 25% dall’arco e che nonostante questo potrebbe essere chiamato alla numero 3.

 

Da una parte, questo dimostra quanto le sue caratteristiche complessive abbiano ben impressionato gli scout. Dall’altra, c’è chi è convinto che sul suo tiro si possa lavorare. Di sicuro sarà un grande rischio che però, come tutti i rischi che si rispettino, potrebbe pagare buoni dividendi. Alla fine, per certi versi, risulta il più intrigante giocatore del lotto. E la difesa? Risponde lo stesso Fox: “Difensivamente mi sento la migliore guardia del draft. Credo in me stesso e non mi interessa segnare, ma annullare il mio avversario”. Prosit.

Malik Monk (Kentucky), 19 anni, 1,93

(38 partite, 19.8 punti, 2.5 rimbalzi, 2.3 assist)

Vi piacciono i tiratori? Vi piacciono i realizzatori? Allora vi piace Malik Monk, prototipo della guardia con punti nelle mani, che sia in contropiede o a difesa schierata. Monk principalmente segna utilizzando il tiro, fondamentale nel quale eccelle in tutti i modi: dal palleggio, sugli scarichi, dalla lunga distanza o in arresto rapido dalla media. Il ragazzo viene da un paesino dell’Arkansas che non arriva ai 2000 abitanti ed è di quelli che ogni volta che sta per compiere un passo avanti nella sua carriera (com’è il draft), si guarda indietro e ripensa a tutta la strada che ha fatto.

Le origini per lui contano, non a caso il suo tatuaggio più imponente è il nome del sobborgo in cui è cresciuto “The WOODZ” e gli occupa gran parte del petto. Lì, in uno sperduto paesino, Monk non ha fatto altro che giocare a basket e il risultato è un atleta molto istintivo, capace di fiammate paurose che lo hanno reso l’attaccante più pericoloso dei Wildcats nel corso della stagione, ma anche di pause incredibili o di momenti-no, nei quali non fa canestro manco per sbaglio.

 

Il problema è che, accanto a istinti così puri per il tiro e l’attacco, non c’è quell’intelligenza di gioco tale da farlo salire ancora di più all’interno di questo draft, dove è dato comunque tra le prime 10 scelte. Letture di gioco, esecuzione del pick and roll, difesa e continuità nel rendimento sono tutte grande incognite che pesano sulla valutazione complessiva di questo ragazzo. Chi lo ama sostiene che l’attitudine al gioco si può implementare, mentre con un tiro così naturale ci nasci. Chi storce il naso si concentra su tiri senza senso presi con due marcatori addosso cadendo all’indietro.

Bam Adebayo (Kentucky), 19 anni, 2,08

(38 partite, 13 punti, 8 rimbalzi, 0.8 assist)

Da quando ha un anno, il piccolo Edrice è stato soprannominato “Bam” perché ha distrutto un tavolo rimanendo non solo illeso, ma pure felice e contento. Se i precedenti compagni hanno storie molto americane, il centro dei Wildcats con il fisico più scultoreo dai tempi di Dwight Howard, ha un passato non solo americano, ma anche da film. Cresciuto in una roulotte immersa in un bosco nel bel mezzo del North Carolina, con la mamma che faceva la cassiera e nonostante una vita ai limiti dell’indigenza non ha mai fatto mancare la dignità al figlio, ha iniziato a giocare presto non mostrando un grande talento. Ma quando sei alto quasi 2 metri a 13 anni, chissà perché gli amici ti vogliono in squadra con loro.

Da lì a Kentucky, una delle università più prestigiose per il basketball, la strada è stata lunga e il risultato visto quest’anno sul campo è un giocatore che brilla per forza fisica, volontà ed energia. Certo, scordatevi il tocco di talenti che l’hanno preceduto in maglia Wildacts come Karl Anthony Towns o Anthony Davis, ma la grinta sotto canestro di Bam è merce che potrebbe essere molto utile anche in ottica Nba. Il suo problema è il fatto che, anche se sembra assurdo, per essere un centro puro è basso. Compensa però con massa muscolare da far invidia a un bodybuilder e con una propensione per la lotta vicino al ferro da vero fighter.

 

Le sue quotazioni in questo draft sono scese col tempo, principalmente per la sua mancanza di tiro e movimenti offensivi, e per il suo essere acerbo nella comprensione del gioco. Gli vengono preferiti giocatori con più intelligenza tattica e soprattutto con più range di tiro. Ma resta il fatto che i professionisti Usa sanno anche esaltare i giocatori capaci di portare in dote abnegazione difensiva, blocchi granitici ed energia a rimbalzo. La morale è che con quel fisico difficilmente Bam starà fuori dal primo giro. Dopodiché dalla sua crescita tecnica dipenderanno le sue chances Nba e il suo reale utilizzo.

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