Nella East Region c’è Purdue alla #1, cioè la squadra con il miglior giocatore della Division I decisa ad arrivare finalmente alle Final Four, e ci sono alcune Blue Blood in stato di forma variabile, dall’enigmatica Kentucky alla Duke in grande forma, assieme ad alcune pericolosissime mine vaganti come Marquette, Memphis e Kansas State e a una mid-major terribile come Oral Roberts. Ci sono quindi le vincitrici di quattro dei principali tornei di conference (ACC, Big Ten, Big East e AAC) e basterebbe già questo per dare l’idea della bellezza di un tabellone che già al primo turno prevede partite apertissime come Kentucky-Providence e dal secondo turno poi un big match dopo l’altro.
#1 Purdue
Hanno vinto la Big Ten e hanno il miglior giocatore della Ncaa ossia Zach Edey, un lungo di 224 cm che sa come fare male in attacco e come passare il pallone. Panchina lunga, tiro da fuori, centimetri sotto canestro, sulla carta hanno tutto. L’unico problema è che la coppia play-guardia titolare è formata da due giocatori al primo anno e dal fisico non stellare, Braden Smith e Fletcher Loyer, che a volte s’inceppano. E in passato i Boilermakers hanno steccato quando contava di più.
#2 Marquette
Attacco formidabile e dominio della Big East. Tutto quello che ci si aspettava da Marquette? Manco per sogno. Shaka Smart è il candidato numero 1 per il premio di Coach of the Year visto che ha creato un’orchestra piena di tiratori e con due lunghi molto mobili e precisi al tiro, diretta dal papabile All-American Tyler Kolek. Tosti in difesa, ma vulnerabili dal tiro da tre punti. Cinque delle sei sconfitte sono avvenute all’OT o con scarto minore di cinque punti.
#3 Kansas State
Una delle grandi sorprese della stagione con un allenatore esordiente come Jerome Tang che sta facendo un capolavoro e una squadra quasi completamente nuova che ha trovato subito l’assetto giusto. Keyontae Johnson è una delle storie di rinascita più belle che si siano mai viste nel college basket: lui e Markquis Nowell, floor general col secondo Assist Rate della D1, sono chiaramente in missione e possono davvero portare ovunque i Wildcats.
#4 Tennessee
Se le personalità multiple avessero un corrispettivo nel gioco del basket, Tennessee sarebbe il volto perfetto. Può dominare Kansas e Alabama e perdere contro Colorado e Florida. Squadra anni ’90 con due lunghi in campo e delle ali stazzate: sono cruciali nell’economia della migliore difesa della Division I, ma in attacco sono molto ondivaghi al tiro. L’assenza di Zakai Ziegler peserà tanto e rischiano di diventare prevedibili e stantii nella metà campo offensiva.
#5 Duke
Jon Scheyer sembra aver trovato con il passare dei mesi la quadra giusta per far giocare al meglio i suoi freshmen. E anche per superare l’impatto del coach debuttante. Kyle Filipovski è uno dei migliori giocatori della Ncaa e Jeremy Roach la guida affidabile in campo per un gruppo di talento e pieno di centimetri che inevitabilmente ogni tanto sbanda e non è il massimo della continuità. Ma le vittorie sono 9 in fila con titolo nel torneo della ACC e i Blue Devils arrivano in grande forma al Torneo.
#6 Kentucky
Mai del tutto convincenti nonostante la presenza del NPOY in carica Oscar Tshiebwe. L’attacco ha iniziato a funzionare grazie alle capacità balistiche di Antonio Reeves e Cason Wallace, oltre all’impatto fisico e atletico dei vari Big O, Jacob Toppin e Chris Livingston. Ma è la difesa (solo ottava nella SEC) a pregiudicare pesantemente le loro ambizioni. Coach John Calipari è già stato capace di risvegliare le proprie squadre a marzo: sarà in grado di farlo anche stavolta?
#7 Michigan State
Quale versione degli Spartans scegliete? Quella che si è beccata quasi 20 punti dalla derelitta Notre Dame o quella che ne ha dati 15 a Indiana? Il play Tyson Walker sta giocando una seconda parte di stagione da urlo, AJ Hoggard è un perfetto guastatore e Joey Hauser il lungo tiratore che ogni squadra spera di avere. Mancano un po’ di continuità e della consueta cattivera delle squadre allenate da Tom Izzo, ma sono tra le migliori per percentuali da tre punti (oltre il 40% di squadra).
#8 Memphis
Quinto anno in panchina per Penny Hardaway e questo è in pratica il primo senza distrazioni dentro o fuori dal campo: la differenza si vede. Un po’ oscurati dalla presenza di Houston in conference, i Tigers non sono niente male, soprattutto quando mettono le partite sui binari del caos e della corsa, spesso partendo da una difesa press a tutto campo. Il salto di qualità l’ha fatto fare l’arrivo del transfer Kendric Davis, uno dei pochi veri piccoli in una squadra che fa di fisico e atletismo un marchio di fabbrica.
#9 Florida Atlantic
La grande sottovalutata di questo Torneo, con un seed 9 che grida vendetta. Record 31-3 e doppio titolo nella C-USA per questo capolavoro assoluto compiuto da Dusty May. Nessuna personalità di spicco, ma rotazioni profonde e una schiera di giocatori che rispondono presente: è così che FAU sembra non avere veri punti deboli, tra una difesa capace di fronteggiare varie tipologie di avversarie e un attacco che riesce a coniugare ritmi alti ed efficienza.
#10 USC
Non è la miglior creatura difensiva mai messa in piedi da Andy Enfield, ma è buona abbastanza da chiudersi a riccio in area e mandare in tilt le avversarie che non possono ripiegare sul tiro da tre (UCLA per esempio ha patito molto con loro per questo motivo). L’altra metà del lavoro è in gran parte affidata a Boogie Ellis, folletto da 18 punti di media, pericoloso dal palleggio ed efficiente come mai prima in carriera. Drew Peterson però non è al meglio di recente e ciò pare pregiudicare le chance dei Trojans.
#11 Providence
Non arrivano alla March Madness con l’inerzia a favore (quattro sconfitte nelle ultime cinque partite) ma Providence ha esperienza e talento per sorprendere. Forgiata nella complicata Big East, la truppa di Ed Cooley punta tutto sulla fisicità straripante di Bryce Hopkins che apre gli spazi ai vari Devin Carter e Noah Locke. Ed Croswell dovrebbe sigillare difesa e tabelloni, ma nell’ultimo periodo gli avversari gli scappano da tutte le parti.
#12 Oral Roberts
Che l’ultimo ballo di Max Abmas sia uno di lunga durata? Per l’eroe della March Madness 2021 le premesse ci sono tutte, visto che ORU è reduce da un’annata spaventosamente dominante nella Summit League (30-4 in stagione). Oliata come non mai in attacco (#1 sia per eFG% che TO% in D1), la truppa di Paul Mills è fatta di tanti giocatori molto affidabili che possono scaricare grappoli di triple ed ergersi a protagonisti di giornata al fianco della sua stella.
#13 Louisiana
Coach Bob Marlin riporta il college alla March Madness dopo quasi dieci anni di assenza. La squadra è tosta, una delle migliori della nazione a rimbalzo offensivo e il suo miglior giocatore, guarda caso, è il lungo Jordan Brown, che ha passato l’anno a subire falli dagli avversari (ma non arriva al 60% ai liberi). L’aggressività sarà un fattore decisivo perché dal punto di vista fisico e atletico beccano una delle peggiori avversarie del Torneo da questo punto di vista, ossia Tennessee.
#14 Montana State
Danny Sprinkle ha preso un programma per anni e anni irrilevante facendone una potenza nella (pur piccola) Big Sky. Due titoli consecutivi con una solidità difensiva invidiabile e tanta esperienza, ma anche con seri problemi al tiro che sembrano pregiudicarne il futuro al Torneo. Ritrova una squadra della Big 12 dopo essere uscita subito l’anno scorso con Texas Tech: l’allarme upset non dovrebbe suonare, ma può fare una figura più dignitosa di quel -35.
#15 Vermont
Con una striscia aperta di 15 vittorie consecutive, i Catamounts si sono confermati padroni dell’America East (mai meno di 23 vittorie nelle ultime 8 stagioni, Covid Year a parte), arrivano caldissimi al Torneo e sono una delle mid-major che è meglio non incontrare. Dylan Penn è il leader di una squadra ordinata che perde pochi palloni e tira bene da tre, composta da tanti giocatori esperti.
#16 Fairleigh Dickinson
Arrivata al Torneo per via della ineleggibilità della regina della NEC Merrimack, l’esordiente coach Tobin Anderson è arrivato dalla Division II portandosi dietro giocatori che hanno dimostrato di valere pienamente il livello superiore, restituendo dignità a una squadra che l’anno scorso era semplicemente pietosa, grazie a un attacco che compensa una pessima difesa (addirittura terzultima in D1 per Adj. Efficiency).
#16 Texas Southern
Per il terzo anno di fila arrivano alla March Madness, ma quest’anno nessuno se lo aspettava: 7-11 in SWAC, 11-20 in totale ma capaci di battere in sequenze le numero 1, 5 e 2 al torneo di conference. I Tigers sono la terza squadra di sempre ad arrivare alla Big Dance con venti sconfitte all’attivo. Speranze pressoché nulle di fare strada per uno dei peggiori attacchi della Division I (330°).