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USC e K-State arrivano al Torneo

Chimezie Metu (USC)
Autore: Raffaele Fante
Data: 16 Mar, 2017

Con le quattro partite del First Four il tabellone della March Madness è completo. USC e Kansas State entrano con il seed #11, Mount St Mary’s e UC Davis con il #16. Non è affatto detto che siano 4 squadre destinate a uscire in fretta: nel 2011 VCU arrivò alle Final Four partendo proprio da questo turno preliminare. Vediamo tutto quello che è successo a Dayton.

Usc, la regina delle rimonte

Quando USC è finita sotto di 17 all’inizio del secondo tempo, coach Andy Enfield non si è scomposto più di tanto. La sua squadra aveva già recuperato (e vinto) 11 volte in stagione da un passivo superiore ai 10 punti e quindi era inutile perdere le speranze. E infatti è arrivata la 12/a rimonta stagionale per i Trojans, nessuna squadra della Division I ha fatto altrettanto, e ad affrontare SMU ci andranno loro. Si è completata così la vendetta perfetta nei confronti di Providence che l’anno scorso aveva eliminato al primo turno USC con un finale assurdo e buzzer beater di Rodney Bullock. Con un parziale di 26-6 i Friars nel primo tempo hanno preso il controllo della partita, attaccando bene la zona sia fuori (8/16 da 3) che dentro l’area

 

Poi la difesa di USC ha iniziato a funzionare, Enfield ha trovato l’assetto giusto con tre lunghi e i Friars non ci hanno capito più nulla. Career high con 24 per Bennie Boatwright, sophomore stretch four assolutamente da tenere d’occhio, trasformazione da fantasma nel primo tempo a bestia sporca, cattiva e vincente nel secondo per Chimezie Metu

 

John Collins addio

Il talento non gli manca, ma non è bastato: John Collins ha quasi sicuramente giocato la sua ultima partita a livello di college, dando indicazioni molto chiare agli scout Nba nella sconfitta subita da Wake Forest contro Kansas State. Il lungo sophomore è stato completamente in balia degli avversari nella metà campo difensiva, incapace di opporre resistenza sotto i tabelloni contro gente stazzata come DJ Johnson, mentre ha dato il meglio di sé in attacco con 26 punti (9/13 da due, 8/8 ai liberi) che hanno tenuto in vita i suoi quasi fino all’ultimo. Conclusione: per il piano di sopra è chiaramente un 4 e null’altro. E’ stato troppo solo comunque e K-State ha vinto una partita non certo per palati fini condotta ininterrottamente nel punteggio anche se con distanza quasi sempre ravvicinata fra le due squadre. La difesa dei Deamon Deacons si è confermata una delle peggiori della nazione (311/o DRtg della Division I)  e all’attacco dei Wildcats è bastato un piano partita tanto semplice quanto efficace: dare la palla sotto, sempre. E’ così che sono riusciti a segnare ben 42 in area contro i soli 24 degli avversari, con Wesley Iwundu da 24 punti a mostrare veri lampi di talento.

Il fenomeno di Mount St. Mary’s

Piccolo, è senz’altro piccolo. Per essere precisi, è IL più piccolo di tutti visto che Junior Robinson è alto 165 cm e guarda dal basso in alto tutti i giocatori della Division I. “L’ho sentito in tutta la mia vita, Troppo piccolo per questo, troppo piccolo per quello. Mi hanno detto che non sarei mai stato qui. Mai. Mio padre invece mi ha sempre detto che sarei diventato qualcuno un giorno. Ora sono qui”. Qui è lo spogliatoio di Dayton, Ohio, dove Robinson festeggia con i suoi compagni la vittoria contro New Orleans, che significa tabellone principale e primo turno contro Villanova. Mount St Mary’s ci arriva grazie ai suoi 23 punti, compreso questo canestro per il sorpasso

 

Chiaro il suo stile, e non potrebbe essere altrimenti, ottima la sua mano con il 40% da 3 e l’87% ai liberi. “E’ solo una questione di cuore – spiega – L’altezza non c’entra nulla. Se vai in campo e dimostri che ci metti tutto il cuore e tutta la passione che hai per il gioco, andrà tutto bene”.

L’australiano con gli occhiali

C’è un giocatore che vi avevamo già segnalato nella nostra guida che si è messo in luce anche nella vittoria di UC Davis contro NC Central per 67-63 ed è l’australiano Chima Moneke. La partita è stata uno “sdeng” continuo con percentuali bassissime, con UC Davis che ha prevalso per la grinta e la lucidità dalla lunetta nel finale. Perché parliamo di Moneke? Intanto perché di giocatori con gli occhiali non ce ne sono più tanti e vedere un nero con l’occhialone di plastica fa tanto Kareem Abdul Jabaar e diventa subito di culto.

Moneke gioca da lungo, ma proprio lungo-lungo cioè 0 triple tentate, movimenti in post basso e cose così, ma non arriva ai 2 metri. Detto questo prendere meno di una decina di rimbalzi a partita gli fa proprio schifo e anche nel turno preliminare del Torneo si è messo in luce con 18 punti, 12 rimbalzi, 1 assist e 2 stoppate. Con 10 centimetri in più questo in Nba se lo strappavano coi denti. Invece rimane un giocatore di quelli che “solo al college”. Capace di svettare e prendere il rimbalzo su tutti gli altri (razzi nelle scarpe) ma anche di rimanere stampato su un blocco regalando 2 facili agli avversari, roba che nemmeno nel vostro campionato amatoriale, eppure roba successa in un momento cruciale della gara. Moneke è così, college allo stato puro. Vedere per credere.

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