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Giovane e pericolosa, De Nicolao guida UTSA

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 17 Nov, 2017

Solitamente quando sei sopra di nove punti a poco più d’un minuto dalla fine, dovresti avere la vittoria in tasca. Ecco: “solitamente”, cioè un avverbio che nel college basket va usato con molta parsimonia. Nella notte fra mercoledì e giovedì, UT San Antonio ha dimostrato quanto la pallacanestro universitaria possa essere imprevedibile ed esaltante.

Sul -9 a 1’11” dal termine, i Roadrunners sono stati capaci di beffare Texas State (79-78 il risultato finale) con un folle parziale di 15-5, fra triple – per esempio quella di Giovanni De Nicolao per il -1 con 14.5 secondi da giocare – e viaggi in lunetta, come quello di Jhivvan Jackson che ha segnato il sorpasso decisivo a 8.7 secondi dalla fine.

Il tutto in trasferta e in un derby conosciuto come “I-35 Rivalry” (dal nome dell’interstatale che collega i due campus) che Texas State aveva vinto sette volte nelle dieci edizioni precedenti all’arrivo di coach Steve Henson sulla panchina di San Antonio nella scorsa stagione, il quale adesso può vantare una bella doppietta.

Insomma, è stata una di quelle vittorie che manda il morale alle stelle e che getta una luce molto positiva su questa squadra, già sorprendente nella stagione passata – pronosticata fra le ultime in C-USA ma poi capace di produrre un onesto record di 8-10 nella conference – e che potrebbe scalare ulteriori posizioni in quella appena iniziata.

 

De Nicolao, un uomo al comando

A fine partita, coach Henson ha detto: “Dobbiamo questa vittoria alla leadership di Gio, in larga parte”. Questa qualità di De Nicolao non è una novità da quando è arrivato a UTSA l’anno scorso ed è decisamente più importante ora che la squadra è composta perlopiù da underclassmen. Il playmaker italiano già da freshman era stato un punto di riferimento per applicazione difensiva (1.7 recuperi a partita), freddezza nei finali (suo il tiro della vittoria nell’upset su LA Tech), gestione dei ritmi e capacità d’innescare i compagni. I suoi 3.3 assist di media sono stati oro colato per una squadra sì molto efficiente in difesa e a rimbalzo, ma carente in modo tremendo in attacco, fra le ultimissime in Division I per percentuali dal campo (44.2% da due e 28.3% da tre).

Da questo punto di vista, le cose non possono che migliorare. Probabilmente di molto, sia grazie ad alcuni innesti nel roster – come vedremo più avanti – che ai miglioramenti di alcuni giocatori, in primis proprio il nostro connazionale. DeNik aveva chiuso il suo 2016-17 segnando 8.2 punti di media ma con percentuali basse: 32.3% dal campo, 26.1% da tre e 67.1% ai liberi. Ha quindi passato la lunghissima offseason Ncaa a lavorare sul tiro, anche approfittando delle strutture sempre aperte del college per sessioni individuali fra una lezione e l’altra. Le partite giocate fin qui sono troppo poche per parlare di progressi conclamati, ma le cifre messe insieme dopo due exhibition game e due gare ufficiali fanno ben sperare: 11 punti di media in 24.3 minuti, col 50% dal campo (18/36) e il 37.5% da tre (6/16), oltre a un 50% ai liberi davvero ingiudicabile, essendo frutto d’un 2/4 totale.

Con Texas State è stato un protagonista assoluto lungo tutto l’incontro, mettendo a segno 17 punti (miglior marcatore della squadra e high personale in un incontro vinto) con 5/8 da due, 2/3 da tre e 1/2 ai liberi, 4 rimbalzi e 3 assist in 27 minuti. Come avete potuto vedere nel video precedente, ha confermato la propria capacità di incidere nei finali punto a punto, segnando 5 dei 15 punti del parziale decisivo. In cabina di regia, De Nicolao si è impegnato ad alzare il ritmo con le proprie accelerazioni – come da desiderio di coach Henson – anche se i Bobcats in genere sono stati bravi nel prevenire le transizioni dei Roadrunners. Soprattutto, ha destato ottime impressioni per l’alta efficienza nelle conclusioni e una certa bravura nel leggere la difesa avversaria per colpirla in penetrazione.

 

Volendo cercare il pelo nell’uovo, si può parlare magari di poco impatto nel contestare i tiri da tre avversari. A parte questo, De Nicolao ha incarnato bene lo spirito di disciplina e sacrificio richiesto da Henson nella metà campo difensiva. A volte sono le piccole cose (che poi tanto piccole non sono), quelle che magari non finiscono nei tabellini, a fare la differenza: per esempio, reggere in post basso e tagliare fuori un avversario cui si devono rendere circa 13 centimetri e 16 chili di differenza, oppure avere la reattività necessaria per sporcare una linea di passaggio subito dopo aver bucato un tentativo d’anticipo.

 

Del resto, UTSA non è una squadra fatta per chi tiene le ginocchia dritte. Letteralmente.

Due novità per una svolta: Wallace e Jackson

Oltre alla leadership di De Nicolao lodata da Henson, il successo strappato a San Marcos è frutto di un ottimo lavoro di squadra. Fra i contributi più importanti possiamo menzionare quello della guardia George Willborn (9 punti in appena 15 minuti uscendo dalla panchina), oppure quello dell’ala Byron Frohnen con 6 punti, 10 rimbalzi e 3 assist messi insieme in maniera quasi del tutto silenziosa – quasi, appunto, perché questo coast-to-coast qua sotto è stato abbastanza difficile da non notare.

 

Sono però due i nomi che risaltano in particolare e non soltanto da questo match: quelli dei due freshmen Jhivvan Jackson e Keaton Wallace, ovvero i due elementi che stanno facendo compiere già da adesso un evidente salto di qualità al backcourt di UTSA, specialmente in termini di pericolosità perimetrale. Sempre tenendo conto sia delle due amichevoli che delle gare ufficiali, UTSA ha messo insieme un 45/115 dall’arco (39.1%): le due guardie, insieme, hanno prodotto un assai notevole 29/58. Proprio ciò di cui i Roadrunners avevano un gran bisogno.

Jackson, entrato dalla panchina, è stato autore di alcune sfuriate notevoli – anche lui autore di 5 punti in quel 15-5, liberi della vittoria compresi – e ha offerto una prova da bravo microwave: 15 punti in 21 minuti con un bel 4/7 da tre. Impiegato sia da scoring point guard che al fianco di De Nicolao e Wallace, il freshman portoricano non ha remore nel prendersi tiri complicati. La sua capacità di segnare dal palleggio potrebbe rivelarsi molto preziosa in futuro, in situazioni di giochi rotti o di attacco stagnante.

 

Wallace, nel quintetto di partenza come shooting guard, era reduce dal riconoscimento di Freshman della settimana nella C-USA dopo aver rifilato 22 punti in 29 minuti a East Central (vittoria per 92-59). Contro Texas State ne ha messi a segno 11 (3/7 dall’arco), dando l’impressione di trovarsi bene con De Nicolao, come suggeriscono queste due triple infilate in back-to-back.

 

Ora le Bahamas, fra qualche dubbio e molte speranze

UTSA sarà impegnata adesso in un torneo alle Bahamas che la vedrà disputare tre partite in tre giorni, con la possibilità di affrontare alcune mid-major di livello molto buono (Vermont, Iona e Northern Kentucky su tutte). Il primo appuntamento è contro Coastal Carolina, un incontro che sulla carta si preannuncia piuttosto equilibrato.

Quel che deve preoccupare maggiormente i Roadrunners sta nella differenza di chili sotto canestro, tema che potrebbe ripetersi molto spesso durante la stagione. Prima della partita con Texas State, infatti, i ragazzi di coach Henson hanno dovuto assistere all’infortunio di Adrian Rodriguez, occorso al termine del match inaugurale con East Central.

Il momento dell’infortunio di Adrian Rodriguez contro East Central

Il freshman dovrà operarsi al ginocchio e saltare tutta la stagione. Rodriguez, che aveva ben impressionato nelle primissime uscite, non è di certo un gigante in quanto a statura (poco più di 2 metri d’altezza) ma i suoi 106 chili avrebbero fatto estremamente comodo a un frontcourt davvero molto leggero e che proprio con Texas State, in diverse occasioni, ha accusato le sportellate date dai lunghi avversari più pesanti.

Coach Henson ha già dato ampia dimostrazione di saper ottenere tanto con poco. La sfida, adesso, è quella di valorizzare il talento in entrata trovando al contempo gli aggiustamenti – soprattutto difensivi – che possano permettere a UTSA di sopperire a un infortunio alquanto condizionante.

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