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Una partita tra due grandi rivali come Duke e Louisville, il big match tra la regina dell’ACC e la sua attuale più temibile rivale e l’avversario più difficile della West Coast Conference sulla strada verso la stagione perfetta per Gonzaga.
Vediamo come sono andate le tre partite più importanti con grandi squadre del college basketball in campo.
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Il match tra Louisville e Duke, come quest’anno è accaduto spesso quando in campo c’erano i Cardinals, è stato bruttino, caratterizzato da pochi canestri e molta fisicità. Alla fine ha prevalso la squadra di Rick Pitino 78-69, in una partita che ha messo in mostra in maniera evidente pregi e difetti delle due squadre con la difesa dei Cardinals che ha sfruttato il fattore campo e costretto Duke al season-high di palle perse (18).
L’uomo nuovo
Da quando il centro egiziano Anas Mahmoud ha preso il posto in quintetto di Mangok Mathiang, Louisville ha trovato un altro assetto in attacco e in difesa. Contro Duke il lungo, che è un 7 piedi ma molto verticale, ha messo a segno il career-high di 17 punti, con 11 rimbalzi. Sempre più fondamentale, sempre più determinante.
Il migliore tra i fischi
Quando in campo c’era Grayson Allen, Espn in sovrimpressione ha mandato più volte la scritta “eletto pre-season mvp”, quasi come a voler dire: potenzialmente era il più forte e guardate ora. È davvero difficile capire come il talento di Jacksonville sia riuscito a sprofondare in una buca del genere. Fischiato a ogni possesso in ogni palazzetto (dalla Florida al Massachusetts), nel match contro i Cardinals a un certo punto ha lottato per una palla a due con David Levitch e i suoi compagni sono corsi attorno a lui come se avessero paura che potesse mettersi a sparare. Faccia spiritata, sfida continua al mondo, non sarà facile per lui tornare in equilibrio. E pensare che, al netto di tutto questo, è stato chiaramente il migliore di Duke (ma forse dell’intero match) con 23 punti e 9 rimbalzi, lottando e sbagliando pochissimo.
Difesa, fiammate e sdeng
Lo stile di gioco di Louisville è ormai abbastanza chiaro: tendono a far segnare agli avversari un punto in meno. La difesa cambia in continuazione e si può permettere lunghi (clamoroso il caso di Mahmoud) in grado di scivolare sulle penetrazioni e con tempismo per la stoppata o la deflection. L’attacco spesso si produce in “sdeng” prolungati, in comodi lay-up più scagliati che appoggiati al ferro (infatti escono) e in generale in più foga che tecnica. Dopodiché, praticamente in ogni partita, hanno un paio di fiammate che regalano punti consecutivi che per gli avversari sono poi molto complessi da rimontare.
Il caso Jefferson o dei lunghi scomparsi
Harry Giles, Chase Jeter, Javin DeLaurier, Marques Bolden sono quattro lunghi che in momenti e modi diversi sono stati tutti considerati possibili scelte Nba per potenziale e fisico. Ecco, al momento c’è solo il fisico. Al momento si salva solo Giles che ha perlomeno l’attenuante del recupero dall’infortunio (al netto della quale sarebbe disastro come per gli altri). Per il resto, le performance sotto canestro dei ragazzi di Duke è da mani nei capelli, in attacco e in difesa. Sarà un caso, ma l’assenza di Amile Jefferson (l’unico credibile del reparto) ha coinciso con due sconfitte consecutive dei Blue Devils.
Gli altri
Quentin Snider è il giocatore chiave di Louisville, il più continuo in difesa, detta il ritmo dell’attacco ed è il più affidabile da 3 punti. Donovan Mitchell resta un fisico mostruoso, ma deve ancora abbinare esplosività a lucidità. Certo quando gli entra il tiro (nelle ultime tre gare è 10/19 da 3pt) diventa un bruttissimo cliente. Luke Kennard è un giocatore incredibile per quello che riesce a ottenere nei possessi che gioca (per TS% è il migliore dei Blue Devils con piste sugli altri), ma non ha fisico ed esplosività per reggere 39 minuti contro una difesa come quella di Louisville. Jayson Tatum è in crescita, ma probabilmente Duke non è ancora nelle condizioni di squadra per farlo rendere al meglio.
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Ora sono 17 e bisogna davvero iniziare a pensare a Gonzaga come a una delle più che possibili candidate alle Final Four. Perchè ha talento, centimetri ed esperienza e Mark Few ha il merito di aver amalgamato in tempo zero una squadra praticamente nuova: Nigel Williams-Goss, Jordan Mathews e Johnathan Williams hanno spazzato via Saint Mary’s nel secondo tempo, e nessuno dei tre vestiva la maglia degli Zags l’anno scorso.
E’ finito 79-56 il match giocato a Spokane tra le due migliori squadre della West Coast Conference e Gonzaga ha mantenuto l’imbattibilità contro la più temibile delle sue avversarie grazie a un parziale di 16-0 nella ripresa, con Saint Mary’s in grado di segnare solo 4 punti negli 8 minuti finali della partita. Gli Zags restano quindi l’unica squadra del college basketball senza sconfitte e presto vi parleremo di loro con un’intervista esclusiva che ci farà conoscere dall’interno tutto il loro mondo. Intanto vediamo com’è andata la partita contro i Gaels.
Effetto Williams-Goss
Il backcourt di Mark Few ha vinto senza discussione il confronto con quello di Randy Bennett, che pure è uno dei più efficienti della nazione. Invece Williams-Goss e Mathews hanno messo insieme 35 punti con 14/22 contro i 12 punti con 5/20 della coppia Emmett Naar e Joe Rahon.
Quest’ultimo in particolare è stato demolito da Nigel Williams-Goss che l’anno scorso a Washington tirava con il 25% da 3 e quest’anno è salito al 41%, ma sono state soprattutto le sue penetrazioni a creare continui problemi alla difesa dei Gaels. Che è la seconda della nazione per punti concessi (57.9) e ne ha subiti 79, massimo in stagione, da Gonzaga che ha tirato con il 64.7%.
Effetto Williams
Ci si aspettava energia e presenza sotto canestro dal junior transfer da Missouri, non che tirasse con il 58% dal campo. E’ lui l’uomo chiave del frontcourt degli Zags con una solidità impressionante sia in difesa
che in attacco
Nessun lungo dei Gaels è riuscito a tenerlo ed è indubbio che il ruolo di PF sia il punto debole della squadra di Randy Bennett, con Evan Fitzner autore di due triple nel primo tempo e poi completamente scomparso dalla partita.
Effetto Landale
L’uomo più atteso della partita ha fatto il possibile per non giocarla. Due falli nei primi 5 minuti della partita e panchina fino all’intervallo. Tre stupidissimi falli, di cui due a 10 metri dal canestro, nella ripresa e fine della rimonta di Saint Mary’s. Perché nei primi 5 minuti del secondo tempo, Jock Landale con 8 punti aveva riportato i Gaels da -12 a -4, facendo vedere perché è il giocatore con la miglior percentuale di efficienza offensiva della nazione. Tolto di mezzo lui, ha iniziato a giocare anche il centrone polacco degli Zags Przemek Karnowski e la partita è finita con largo anticipo.
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Intensità da madness, alto punteggio, grandissime giocate e fantastici prospetti a Chapel Hill nel big match tra North Carolina e Florida State. A spuntarla sono stati i Tar Heels, con un parziale decisivo negli ultimi cinque minuti per poi chiudere 96-83 grazie al dominio sotto i tabelloni e a un attacco che ha funzionato benissimo.
Tiri liberi e rimbalzi
Sono stati i due fattori che hanno contribuito alla vittoria dei ragazzi di coach Roy Williams. I Tar Heels hanno spadroneggiato, come al solito, a rimbalzo (51-34), con un’infinità di rimbalzi offensivi (19) che hanno permesso loro di trovare 25 punti dal nulla. UNC è la migliore squadra a rimbalzo offensivo della nazione, ma si aspettava di certo tutt’altra prova da parte della frontline di Florida State. Anche i tiri liberi hanno contribuito a spostare l’ago della bilancia dalla parte di padroni di casa che hanno tirato con il 71% i 37 tentativi dalla lunetta, mentre i Noles li hanno tirato con l’orrenda percentuale del 46%.
Il Cerbero della Carolina
Cerbero è il mitologico cane a tre teste che fa da guardia alle porte dell’Ade. Anche Roy Williams dispone di un cerbero che spaventa le squadre avversarie e che mette a fuoco e fiamme le difese avversarie, composto da Joel Berry, Justin Jackson e Isaiah Hicks che hanno combinato per 70 dei 96 punti di Unc. Mentre Hicks ha segnato 12 dei suoi 22 punti finali dalla lunetta, Berry e Jackson hanno aperto in due l’atletica difesa dei Seminoles alternando penetrazioni, tiri dalla distanza e punti in transizione. Certo, a volte si sono lasciati trascinare dalla foga della partita e hanno sparacchiato, ma neanche questo può togliere il loro timbro dalla partita, insieme a questa schiacciata di Pinson che ha dato via al parziale finale
Sconfitta onorevole
Dopo dodici vittorie consecutive, i Noles cadono per la prima volta in ACC, giocando una buonissima partita ma perdendo in alcune fasi di gioco che sono risultate decisive. Come abbiamo visto, i Tar Heels sono i migliore a rimbalzo offensivo ma Florida State ha la tendenza a difendere male il suo canestro e concederne molti. Jonathan Isaac è stato autore di una buonissima partita, giocando da esterno in attacco, dove ha mostrato alcune giocate ottime, e da centro in difesa.
Florida State ha ormai superato la metà del mini tour de force che la porterà a giocare consecutivamente con sei squadre rankate. Questo a dimostrare, come l’ACC sia ormai diventata l’equivalente di un girone dantesco.
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