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Herro-Henry star, Roy Williams grande flop

Autore: Redazione BasketballNcaa
Data: 30 Mar, 2019

E’ Auburn la grande intrusa delle Elite 8, è North Carolina la prima n.1 a uscire. Merito di Bruce Pearl e grandi demeriti di Roy Williams. Kentucky si salva grazie a Tyler Herro, Aaron Henry è il migliore di Michigan State nella vittoria contro LSU.

Abbiamo visto nel dettaglio cosa è successo nella notte, ecco ora le nostre pagelle.

Up

Aaron Henry: career-high di 20 punti per il freshman di Michigan State che è stato il migliore in campo contro LSU grazie a una prestazione a tutto tondo (8 rimbalzi, 6 assist, 1 recupero, 1 stoppata). Aggressivo e lucido come non mai: forse quella strigliata di Tom Izzo non era stata così fuori luogo…

Tyler Herro: il giocatore più efficiente del torneo sui due lati del campo. Cancella i migliori attaccanti avversari ed è il miglior attaccante della sua squadra. In più tende a mettere i tiri che contano. Volete altro?

Zion Williamson: ancora lui, sempre lui. Ma come si fa a non promuoverlo? Lo raddoppiano, lo sfidano al tiro, lo mandano a destra e a sinistra… e lui non si scompone mai, mette sempre il doppio dell’energia degli altri e ne viene sempre fuori. Punti, rimbalzi, ma più di tutto una presenza costantemente pericolosa e ingombrante per gli avversari.

Tre Jones: il suo 5/7 da 3 punti è stato probabilmente la chiave della gara. Sempre in controllo, sempre un mastino in difesa. Se Duke è alle Elite Eight, molto è merito suo.

Chuma Okeke-Daniel Purifoy: la bara per North Carolina l’ha costruita il primo con 20 punti e 10 rimbalzi nei primi 25’, i chiodi li ha messi il secondo con tre triple a metà del secondo tempo nel parziale decisivo.

Armoni Brooks: in una serata difficile di Corey Davis, si è preso Houston sulle spalle tirando tanto e bene da 3. I Cougars hanno un leader vero da cui ripartire l’anno prossimo.

Buzz Williams: la sua Virginia Tech non ha mollato mai e ha disegnato l’ultima rimessa alla perfezione. Eliminato, ma grande stagione di un grande coach.

Down

Roy Williams: viene il sospetto che non avesse mai visto una partita di Auburn prima di incontrarli. Non ha sfruttato nessun vantaggio fisico e ha lasciato tirare una squadra che vive solo di tiro. E ne ha presi 97, come nessun altro in 60 partite giocate finora al torneo.

Nassir Little: ok, aveva la febbre, ma non si possono prendere tre stoppate una dietro l’altra in una manciata di minuti con quel fisico lì.

Lunghi di Houston: si sa che sono il reparto debole della squadra, ma almeno un segnale di vita potevano darlo. Invece in 4 hanno messo insieme 0 punti e 8 rimbalzi. Difficile fare peggio.

Ashton Hagans: è una first pass point guard, quindi i 4 punti a referto non sono una novità. Ma se 4 sono anche le palle perse e gli assist uno solo, i conti non tornano. Tanta confusione nella sua regia e una sola buona azione difensiva nel finale.

Javonte Smart: inserito a sorpresa nello starting five di LSU al posto di Marlon Taylor, lui risponde con zero punti (0/6 al tiro) in 25 minuti. Impalpabile come buona parte dei Tigers.

Nickeil Alexander-Walker: prestazione opaca e anonima, al di là dei punti (solo 9 contro una media di quasi 17), al di là delle percentuali bruttine (2/5 e 1/5 dall’arco) non ha mai dato la sensazione di avere il controllo della gara. Non un bel segnale per una PG da Nba.

Ahmed Hill: “entra”, ha pensato tutto il mondo. E invece è uscito. Difficile che si scorderà in fretta l’ultimo tiro della sua carriera universitaria.

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