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Il sogno di Manuel, dalla D-III alla NBA

Autore: Isabella Agostinelli
Data: 20 Lug, 2018

Tre scuole superiori e un talento considerato “4 stelle” in fase di recruiting. Tre college in tre anni e altrettante stagioni mai giocate da protagonista. Trevor Manuel è una promessa del Michigan che non ha accettato di scendere a compromessi sul suo ruolo in campo: giocare da ala piccola nonostante i suoi 205 cm. Ecco la storia, o meglio l’odissea, di una stella che non è mai riuscita a splendere e che la prossima stagione giocherà addirittura in Division III a Olivet College. Il suo sogno però è rimasto intatto: diventare un professionista.

“Non importa la squadra. L’obiettivo rimane lo stesso: giocare in NBA”. Parole di Manuel che, nel caso riuscisse a raggiungere il suo sogno, compierebbe un’impresa titanica: entrare in una franchigia dopo aver giocato il senior year in una squadra di Division III.

Trevor Manuel

Trevor Manuel

A memoria d’uomo, solo in cinque ci sono riusciti: un coach e quattro giocatori. L’allenatore risponde al nome di Brad Stevens (DePauw University) che, dopo aver vinto due titoli sulla panchina di Butler, nel 2013 è passato alla guida dei Boston Celtics. I quattro giocatori sono invece Jack Sikma (da Illinois Wesleyan ai Seattle Supersonics nel 1977), Devean George (scelto nel primo round dai Los Angeles Lakers nel 1999 all’uscita da Augsburg e fattore chiave nei tre titoli consecutivi del team losangelino dal 2000 al 2002), Piper Vern Mikkelsen (da Hamline sempre ai Lakers nel 1949) e infine Terry Porter (nel 1985 ai Portland Trailblazers uscendo da Stevens Point). È già successo, quindi Trevor può sognare davvero.

Come ha fatto però un giocatore del calibro di Trevor Manuel, terzo classificato al titolo di Mr. Basketball nel 2015, a finire in Division III? Sulle sue tracce c’erano programmi del calibro di UNLV,USC, Wake Forest, Michigan, Michigan State e Florida State. Cosa è successo?

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo fare un passo indietro e tornare a giugno del 2014. Manuel ha appena terminato il suo anno presso la rinomata Oak Hill Academy in Virginia – stagione nella quale ha potuto mettersi in luce grazie alle 41 vittorie e sole 4 sconfitte della squadra – ma annuncia che tornerà a giocare il suo ultimo anno nella scuola lasciata solo un anno prima a Lansing Sexton nel Michigan.

In realtà è solo un annuncio, perché non torna a Lansing, dove aveva giocato i primi due anni arrivando nel 2012 alla vittoria del campionato assieme a Denzel Valentine e Bryn Forbes, Anthony Clemmons e Jalen Hayes, ma sceglie invece Everett, scuola in cui aveva militato anche suo padre allenata da Steve Smith, che nella sua trentennale esperienza ha formato future star del calibro di Carmelo Anthony e Rajon Rondo. “Sapevo che non sarei andato a giocare né a Michigan State né a Michigan e quindi per il mio anno da senior volevo stare vicino ai miei amici e alla mia famiglia”, spiega. Anche perchè il giovane Trevor ha già un accordo in tasca per giocare con gli Oregon Ducks.

Trevor Manuel

Trevor Manuel

La decisione era maturata l’11 settembre 2014 senza prendere in considerazione altre opzioni (solo visite non ufficiali a Michigan e Michigan State) e soprattutto era stata presa contro la volontà del padre, James Manuel, uomo molto presente nella vita del ragazzo (per alcuni troppo) che avrebbe voluto che il figlio andasse a Michigan State o Villanova. “Se mi avesse ascoltato, ora non ci troveremo a questo punto”, ha tagliato corto Manuel Senior qualche settimana fa.

Senza alcun dubbio, quella di Oregon è stata una scelta molto affrettata da parte di Trevor che oggi si giustifica così: “Ho scoperto che, in fase di recruiting, gli allenatori ti dicono quello che vuoi sentirti dire, ma quando arrivi al campus, la realtà è assai diversa”. Quello che Manuel voleva sentirsi dire era che avrebbe giocato da ala piccola. Non è un dettaglio, quella del ruolo è infatti una questione fondamentale per capire la storia di questo ragazzo con il fisico da centro.

Alcuni giornalisti lo hanno definito così: lo spirito di Kevin Durant intrappolato nel corpo e nelle fattezze di un giovane Kareem Abdul-Jabbar. Più basso della ex stella dei Lakers ma simile fisicamente – compresi alcuni tratti somatici come la barba old-school – a livello di gioco ricorda invece più Durant. Il ragazzo ha sì grande istinto per il rimbalzo, ma gli piace giocare fronte a canestro, ama passare il pallone e battere l’uomo dal palleggio.

A Oregon però non c’è spazio per lui come ala piccola.

Così, dopo appena un semestre, con sole nove partite a referto e una media di 1,7 minuti in campo, 1 punto, 1 rimbalzo e 1 stoppata, Trevor decide di trasferirsi a Loyola Marymount, mid-major dove hanno giocato in passato star come Bo Kimble o Hank Gathers e dove avrebbe ritrovato due compagni di high school: Munis Tutu e Steven Haney. “Meritavo più minuti in campo e non mi hanno messo nelle condizioni di esprimermi al meglio” spiegherà il ragazzo prima di trasferirsi a Los Angeles. “Passare dall’essere uno dei top-prospect dell’high school e scendere in campo solo per alcuni minuti è davvero frustrante. Ma allo stesso tempo anche una lezione di umiltà. Ora voglio solo migliorare per dimostrare di meritarmi il posto in squadra”.

 

Manuel però è un transfer e le regole Ncaa impongono uno stop, motivo per cui l’atleta è costretto a rimanere in panchina fino a metà gennaio. Quando finalmente riesce a scendere in campo, in 21 partite, non brilla: 5.5 punti di media e 2.6 rimbalzi a partita con il 44% complessivo dal campo. Non le statistiche che ci si aspetterebbero da un finalista di Mr. Basketball. Lui infatti non è affatto contento. “Non ho realizzato quello che avevo in mente, ma sono contento dello spazio che ho avuto”.

Tutti si aspettavano che il secondo anno in maglia Lions sarebbe stato quello dell’esplosione. Invece, ancora una volta, Trevor stupisce tutti e annuncia che Loyola non è il posto giusto per lui. Vuole trovare una squadra in cui esprimere tutto il suo potenziale e dimostrare di essere “ancora un buon giocatore di basket, anzi, uno dei migliori del Paese”. E così, dopo alcuni mesi di suspence, Trevor rende nota via Twitter la sua prossima destinazione, la terza in tre anni: Olivet, college di Division III del Michigan che aveva chiuso la stagione precedente con il record negativo di 9-16.

Perché? Perché potrà giocare da ala piccola.

A Olivet, infatti, Trevor ritrova Steve Ernst, suo allenatore ai tempi della Summit Christian Academy di East Lansing. E il coach sembra avere le idee molto chiare su quale sia il ruolo della sua stella: “È un’ala piccola, un’ala piccola di 2 metri e 5. Non lo farò giocare da 4 o da centro. Sarà un 3. Se lo schieri in altri ruoli, non rende. Questo è l’errore che hanno commesso prima Oregon e poi Loyola”, ha spiegato Ernst in un’intervista al Lansing State Journal.

Trevor quindi giocherà finalmente da 3. Almeno quando potrà giocare. A rendere ancora più rocambolesca la sua storia ci si sono messi anche dei problemi con il trasferimento dei crediti scolastici da Loyola a Olivet, che hanno obbligato Manuel a saltare tutta la stagione 2017-2018. Gli rimane un ultimo anno per mettersi in luce e continuare il suo sogno.

Coach Ernst è consapevole dell’impresa titanica che Manuel dovrà compiere per entrare nei radar della NBA ed è per questo che ha già annunciato che, in preparazione alla prossima stagione, Olivet giocherà contro delle squadre di Division II (Ferris State, Saginaw, Findlay e Lake Superior State). Dal canto suo, anche Trevor cercherà di mostrare di non aver perduto il suo talento e ha già partecipato al Moneyball Pro-Am nel Team Showtime insieme a Foster Loyer e Xavier Tillman di MSU. Siamo alla fatidica ultima chance.

La sua vita, sia a livello personale che cestistico, per ora assomiglia a un’odissea. “Quando ero piccolo, mi muovevo su e giù per Lansing seguendo i miei genitori per lavoro. Non ci fermavamo nello stesso posto per molto tempo e quindi cambiavo scuola di continuo”. Questo spiega la facilità con la quale il ragazzo ha cambiato scuole durante la high school e soprattutto durante il suo periodo di college. Se tutto questo girovagare sarà una spinta per la sua carriera o un fardello che lo relegherà sempre più nel dimenticatoio, solo il futuro potrà dirlo.

Per il momento, aspettiamo di vederlo giocare da ala piccola. Anche se in Division III.

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