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Italiani al college, ecco chi balla a marzo

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 2 Mar, 2018

Marzo è arrivato e alcuni tornei di conference sono già in corso: fra gli italiani del college basket, alcuni hanno già una at-large bid in tasca ma la maggior parte dovrà puntare dritto a vincere la propria conference per poter partecipare al Torneo Ncaa. Fra questi ultimi, nessuno gode dei favori dei pronostici, ma in questo mese dell’anno bisogna fare molta attenzione: le sorprese sono sempre dietro l’angolo.

 

Chi è sicuro d’esserci

Davide Moretti – I recenti problemi fisici della stella Keenan Evans hanno finito per condizionare Texas Tech, facendo svanire il sogno di agguantare il titolo di regular season nella Big 12, andato a Kansas come al solito. Nonostante ciò, i Red Raiders restano fra le migliori squadre della nazione e parteciperanno al Torneo Ncaa con un seed piuttosto alto. Quanto alto, dipenderà dal torneo di conference: nel migliore dei casi, la squadra di coach Chris Beard potrebbe ottenere una #3; nel peggiore, non dovrebbe scendere sotto la #5.

Nicola Akele – La stagione trionfale di Rhode Island, dominatrice dell’Atlantic 10, ha subito una battuta d’arresto inaspettata in settimana: un -30 casalingo con Saint Joseph’s che non farà bella impressione in sede di Selection Sunday. In ogni caso, i Rams hanno già un titolo di regular season in tasca, sono i favoriti per la vittoria nel torneo della A-10 e possono puntare a un buon seed. Il loro range attuale va dalla #5 alla #7.

Francesco Badocchi – Il milanese non gioca (la dottrina di coach Tony Bennett prevede solitamente un anno da redshirt per le matricole) ma è giusto nominarlo visto che è parte integrante di una delle maggiori favorite per il titolo: Virginia, infatti, figurerà sicuramente nel tabellone del Torneo Ncaa con una #1.

Chi rincorre l’automatic bid

Pierfrancesco Oliva – L’annata disgraziata di Saint Joseph’s, ancora una volta condizionata da forfait pesantissimi, ha avuto un sussulto inaspettato con la vittoria schiacciante ottenuta sul campo di Rhode Island. Il largo scarto finale si può spiegare in tanti modi, ma è indubbio che gli Hawks stiano vivendo un buon momento. La squadra di Philadelphia ha infatti vinto 5 delle ultime 6 partite (l’unica sconfitta è arrivata con un rocambolesco buzzer beater) e, con un incontro di stagione regolare da giocare, può ancora sperare nel 4° posto nell’Atlantic 10. In ogni caso, vincere il torneo di conference sarebbe un’impresa: URI, St. Bonaventure e Davidson hanno dimostrato più volte di stare almeno un passo avanti rispetto a tutte le altre.

Giovanni De Nicolao – Coach Steve Henson ci sa fare, è innegabile: al secondo anno sulla panchina di UT San Antonio, è riuscito ancora una volta a disputare una stagione superiore alle aspettative, coi Roadrunners quinti in classifica e un match ancora da giocare prima del torneo della C-USA. C’è solo un problema, ma di quelli grossi: Jhivvan Jackson, top scorer della squadra, si è procurato un infortunio al ginocchio durante la penultima partita e la sua stagione è finita anzitempo. Difficilissimo poter sorprendere squadre come Middle Tennessee, Western Kentucky e Old Dominion senza il miglior freshman della conference.

Alessandro Lever – Una difesa che non tradisce mai e un attacco che ha impiegato del tempo prima di trovare equilibri migliori: Grand Canyon non chiuderà più in alto del terzo posto nella WAC ma, di recente, ha dimostrato di potersela giocare alla pari con la regina della conference, New Mexico State. I Lopes non sono favoriti ma potrebbero riservare sorprese: chissà che non sia proprio il nostro Lever, affermatosi prepotentemente come terminale offensivo principale, a risultare decisivo.

Mattia Da Campo e Scott Ulaneo – Coach Jim Hayford non poteva fare di meglio: al primo anno a Seattle, ha portato tre graduate transfer di peso e ridato vita a una squadra apparsa senz’anima prima del suo arrivo. Nessuno può prenderli sottogamba: i Redhawks chiuderanno al terzo o al quarto posto nella WAC e hanno interpretato perfettamente il ruolo di mina vagante, con tanto di upset rifilato ai danni di New Mexico State. In ogni caso, la loro stagione non dovrebbe terminare troppo presto: Hayford, infatti, ha fatto sapere di essere disponibile a un eventuale invito in tornei di post-season minori come il CIT e il CBI.

Gabriele Stefanini – Qui il discorso si fa complesso: il torneo della Ivy League, infatti, è riservato solo alle prime quattro squadre della conference e, con due partite ancora da disputare, Columbia (record 5-7) è nel bel mezzo di una lotta apertissima per agguantare l’ultimo posto disponibile. In corsa ci sono altre tre squadre: Cornell (5-7), Princeton e Brown (entrambe 4-8). Nel fine settimana, i Lions affronteranno in trasferta il fanalino di coda Dartmouth e una Harvard che forse sarà ancora in ballo per il primo posto. La conference è stata tremendamente equilibrata lungo tutta la stagione ed è difficile fare pronostici: è certo però che se Columbia dovesse qualificarsi per la Final Four della Palestra, potrebbe fare danni seri con ottanta minuti da giocare.

Roberto Vercellino – Trascinata dal bomber Andre Spight (21.8 punti di media), Northern Colorado si attesta nella parte alta della Big Sky e, con un match di regular season da giocare, dovrebbe chiudere al 5° posto. Montana, che era rimasta imbattuta nella conference fino a metà febbraio, è la squadra maggiormente favorita per strappare l’automatic bid. Occhio però proprio ai Bears, forti di 6 vittorie nelle ultime 7 partite e in uno stato di forma ottimo, col già citato Spight che ha sfoderato ben due quarantelli durante l’ultimo mese.

Chi è fuori dai giochi

Andrea Bernardi – La stagione di Marist è già finita, a dir poco mestamente. I Red Foxes hanno vissuto l’ennesima annata di risultati magrissimi: ultimi nella MAAC (record 4-14), sono stati eliminati al primo turno del torneo di conference da Fairfield, chiudendo quindi con un bilancio complessivo di 6 vittorie e 25 sconfitte, il peggiore mai ottenuto da coach Mike Maker nei suoi quattro anni a Poughkeepsie.

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