Da chi ha avuto alti e bassi ma ha chiuso in ripresa come Federico Mussini a chi si è conquistato in poco tempo un posto da titolare come Giovanni De Nicolao. Chi è sottoutilizzato come Nicola Akele e chi invece sta ancora cercando i giusti equilibri come Ulaneo, Da Campo e Vercellino. Ecco un primo bilancio di come è andata la stagione per i giocatori italiani impiegati in Ncaa.
Federico Mussini (St John’s)
18.6 MIN 8.0 PTS 42.1 FG% 44.1 3P% 82.4 FT% 1.7 REB 0.9 AST 0.6 STL
Tante cose sono cambiate per Mussini rispetto al suo anno da freshmen: via dallo starting five, meno minuti (da 29.3 agli attuali 18.6), molto più gioco off the ball conservando, in pratica, lo stesso volume di conclusioni per minuto visto in passato. Con Marcus LoVett e Shamorie Ponds a guidare il backcourt di St. John’s, il Musso è stato impiegato principalmente da guardia con l’intento di liberarne il più possibile le doti di scorer, potendo usufruire delle assistenze dei due esterni titolari già menzionati più Malik Ellison, cosa avvenuta in maniera non proprio regolare, a dire il vero, visti i limiti d’esperienza (e non solo) d’una squadra molto giovane che ha messo in campo un ball movement efficace solo a intermittenza.
Stagione d’alti e bassi, quella del reggiano, bloccato da un’infezione nella seconda metà di dicembre e poi alle prese con un mese di gennaio difficile (otto partite senza mai andare in doppia cifra e tirando col 34.2% dal campo). Il mese di febbraio l’ha visto poi in lenta ma costante ripresa fino a risultare determinante nella vittoria contro i rivali di Georgetown (16 punti in 22 minuti con 5/6 dal campo e 3/4 ai liberi).
Pur non sotto il segno della continuità, ci sono alcuni miglioramenti che si possono notare rispetto alla passata stagione, soprattutto in difesa dove – salvo qualche giornata storta – soffre meno la marcatura sul pick and roll e pare più in grado di portare pressione sull’avversario. In estate ha aggiunto massa nella parte alta del corpo ma pare esserci ancora del lavoro da fare affinché possa sfruttare meglio – e in entrambe le metà campo – il gap fisico in diminuzione fra lui e i suoi diretti avversari. Quel che invece non è cambiato affatto, per sua fortuna, è il tiro, fondamentale nel quale anzi ha ritrovato percentuali dall’arco decisamente più rappresentative del suo talento (dal 30.4% da tre dell’anno scorso all’attuale 44.1%).
I Red Storm, ottavi nella Big East con record 7-10, hanno dinanzi un ultimo impegno di regular season (in casa contro Providence) prima di potersi tuffare nel torneo di conference che si disputerà al Madison Square Garden, parquet risultato particolarmente fortunato per i ragazzi di Mullin in questa stagione. Le possibilità di partecipare al Torneo Ncaa sono praticamente zero – servirebbe un’automatic bid che, per improbabilità, avrebbe il sapore da film sportivo prodotto dalla Disney. Pur in presenza di ben sette squadre della conference che, allo stato attuale, sembrano destinate a trovare i favori del Selection Sunday, anche il NIT pare fuori portata per quest’anno. Per tornare a vedere i Johnnies nella post season, bisognerà pazientare ancora.
Nicola Akele (Rhode Island)
13.5 MIN 3.4 PTS 50.0 FG% 40.0 3P% 76.2 FT% 2.6 REB 0.9 AST 0.6 STL
Le statistiche individuali raccontano davvero poco dell’ex reyerino, sia prese in assoluto sia nel confronto con quelle della passata stagione. Minuti, punti e rimbalzi sono grossomodo gli stessi nel confronto con l’anno scorso ma l’impatto di Akele in questa Rhode Island è stato sensibilmente più alto rispetto al passato, per quanto in maniera silenziosa. In attacco prevale sempre il lavoro di supporto ai compagni e prende solo i tiri che non può e che non deve rifiutare – di qui le alte percentuali pur non essendo un tiratore – mentre in difesa la sua aggressività e capacità di opporsi con efficacia ai “4” avversari sono cresciute in maniera evidentissima e inversamente proporzionale alle ingenuità commesse. Il minutaggio medio è sempre quello ma, se nel suo anno da freshman aveva potuto “approfittare” dei pertugi aperti da infortuni a catena dei compagni, lo spazio occupato quest’anno è stato più stabile e nell’ambito di rotazioni ben più ampie.
Akele potrebbe essere l’unico italiano a partecipare al Torneo Ncaa quest’anno. URI ha incassato qualche sconfitta evitabile nell’arco della stagione ma viene ora da una striscia di quattro vittorie consecutive (tra cui due molto importanti contro George Mason e VCU) che, se prolungata con la sfida di sabato con Davidson, potrebbe tenere accese le speranze di accesso al Tournament. In ogni caso, i Rams avranno bisogno di brillare nel torneo dell’Atlantic 10 per sperare nel consenso dei votanti nel Selection Sunday.
Giovanni De Nicolao (UTSA)
27.0 MIN 8.4 PTS 32.6 FG% 26.6 3P% 66.7 FT% 2.7 REB 3.1 AST 1.7 STL
Di gran lunga il freshman con l’impatto più significativo fra gli italiani d’oltreoceano. Coach Steve Henson non ha esitato nel mettergli in mano le chiavi di UT San Antonio sin dalla prima partita e DeNik – matricola anomala essendo un classe ’96 – ha risposto in maniera positiva, mostrando ben poche esitazioni e molto polso nel far girare la squadra. Un problema d’inizio stagione era rappresentato dai falli, sempre troppi e che spesso lo hanno limitato se non addirittura messo fuori dai giochi prematuramente. Adattatosi al metro arbitrale durante l’annata (e nel mentre, si è confermato come discreto rubapalloni), è rimasto invece il problema delle percentuali al tiro, basse in tutte le voci. Condividendo con Byron Frohnen il ruolo di seconda opzione offensiva dietro al go-to-guy Jeff Beverly, alcune forzature sono da tenere in conto ma, altrettanto chiaramente, sarà chiamato in futuro a fare degli step ulteriori da più d’un punto di vista: aggiustare la mano ai liberi, per iniziare, ma soprattutto rivedere la propria selezione dei tiri specialmente quando si tratta di attaccare il ferro. Il numero 5 dei Roadrunners è capace di togliersi d’impaccio con soluzioni acrobatiche ma sembrano essere ancora troppi gli arrembaggi in area sconsigliabili. Ad ogni modo, si è guadagnato una dimensione da punto di riferimento per i compagni grazie a una sana sfrontatezza nei momenti delicati della partita. Le situazioni in cui è risultato decisivo – o in cui almeno ha tenuto viva la partita – “down the stretch” sono così numerose che sarebbe noioso elencarle tutte ma val la pena ricordare la tripla decisiva nella vittoria in trasferta su LA Tech che gli valse il premio di Freshman of the Week nella C-USA a inizio gennaio.
Mattia Da Campo e Scott Ulaneo (Seattle)
MDC: 9.3 MIN 1.6 PTS 61.5 FG% 33.3 3P% 50.0 FT% 1.2 REB 0.9 AST 0.2 STL
SU: 15.4 MIN 4.5 PTS 46.2 FG% 29.6 3P% 51.7 FT% 3.4 REB 0.9 AST 0.5 STL
I due giocatori provenienti dalla scuola della Stella Azzurra (di cui vi abbiamo parlato in maniera approfondita) oggi a Seattle University hanno vissuto un percorso diverso come impatto nella loro nuova squadra. Ulaneo ha avuto minuti sin da subito nelle ampie rotazioni dei Redhawks, affiancando capacità di facilitatore della manovra offensiva buone per un lungo a un contributo a rimbalzo abbastanza costante (con un high di 11 carambole contro Colorado). Discretamente mobile, il futuro sembra riservagli frequentazioni sempre più strette con le zone perimetrali del campo: le percentuali da tre a prima vista non sono incoraggianti ma nelle ultime due uscite ha collezionato un bel 4/5 complessivo dall’arco (e al conto aggiungete anche un long-two segnato calpestando la linea).
Per Da Campo, le occasioni per assaggiare il parquet con continuità sono arrivate invece solo nella parte finale della stagione. Dopo 13 DNP nelle prime 16 partite, nel mese di febbraio ha disputato quattro partite con minutaggio in doppia cifra, gettato nella mischia anche in match tirati. La sconfitta interna (51-48) con la capolista CSU Bakersfield l’ha visto offrire quello che è stato, al di là dello score personale, il suo contributo più interessante (considerando il valore dell’avversario e l’andamento serrato dell’incontro), fatto d’ottima aggressività in entrambe le metà campo, con coach Dollar che ne ha sfruttato la versatilità impiegandolo in difesa sia sul perimetro che in area in un quintetto small.
Seattle affronterà Utah Valley nell’ultima partita della regular season: match irrilevante ai fini della classifica dato che le due squadre sono già certe di doversi affrontare nel primo turno dell’imminente torneo di conference: la vincente affronterà CSU Bakersfield in semifinale.
Giacomo Zilli (UNC Asheville)
10.1 MIN 4.3 PTS 48.5 FG% 71.4 FT% 2.0 REB 0.5 AST 0.3 STL 0.7 BLK
Aveva riconquistato il quintetto (pur non con un minutaggio elevatissimo) dopo un’annata da junior vissuta da comparsa ma, sul finire delle non-conference season, Zilli ha perso un po’ di terreno ed è stato impiegato perlopiù in scampoli di partita. Resta il contributo solido offerto in alcune delle molte vittorie (23-9 il record complessivo) collezionate da UNC Asheville in stagione ma anche l’amarezza per la prematura e sorprendente sconfitta subita ieri contro Campbell (81-79) nei quarti di finale del torneo della Big South. Svanito il sogno di partecipare un’altra volta al Torneo Ncaa, i Bulldogs – secondi in conference al termine della stagione regolare – potrebbero sempre strappare un posto al NIT in caso di vittoria di Winthrop nel torneo di conference.
Roberto Vercellino (Northern Colorado)
10.1 MIN 2.1 PTS 45.2 FG% 23.1 3P% 66.7 FT% 2.3 REB 0.4 AST 0.2 STL
Il lungo ex Virtus Bologna aveva cominciato la stagione con un posto in quintetto (18.3 minuti di media nelle prime 6 partite) ma è scivolato nelle rotazioni a partire dal mese di dicembre, vittima d’una condizione fisica assai precaria. Poco protagonista in un attacco imperniato su tre esterni – Jordan Davis, CJ Miles e Chaz Glotta – le occasioni per mettersi in luce sono state piuttosto poche nella seconda metà di stagione (solo 4 partite con un minutaggio superiore ai 10 minuti nei mesi di gennaio e febbraio). La sua Northern Colorado è prossima al chiudere la stagione in anticipo rispetto al solito: dopo la partita di sabato contro Sacramento State, non ci sarà alcuna post-season, dovendo scontare una squalifica subita per irregolarità commesse sotto la precedente gestione, quella di BJ Hill.