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Jaime Jaquez e le migliori ali della Division I

Jaime Jaquez Jr
Autore: Paolo Mutarelli
Data: 7 Ott, 2022

Sarà anche l’anno dei centri o di guardie come Caleb Love e Marcus Sasser, ma spesso sono le ali a dare versatilità e completezza ad una squadra. Da potenziali stelle a glue guy di lusso, ecco chi sono i cinque migliori nel ruolo di ritorno nel college basketball.

Jaime Jaquez (UCLA)

Dalla stagione 2020-21 a quella passata, UCLA è migliorata praticamente in ogni voce statistica, avanzata e non, ma il risultato finale è stato assai diverso. Dalla sorprendente Final Four del 2021 all’uscita contro North Carolina alle Sweet 16. La differenza? Contro UNC Jaime Jaquez era a meno di mezzo servizio a causa di un infortunio alla caviglia che si è protratto fino all’estate. Per questo motivo il numero 24 dei Bruins parla di “unfinished business” per il team di Mick Cronin di cui è il leader emotivo.

Dovrà ritrovare il tiro da tre (dal 39% del 2020-21 al 27% del 2021-22), ma Jaquez è un’ala che sa giocare dappertutto: dal post basso per punire i mismatch, creare per i compagni e usare il piede perno a correre in campo aperto o iniziare i giochi con la palla in mano. Quest’ultima opzione sarà la coperta di Linus di Cronin: ad aiutare Tyger Campbell in costruzione ci sarà Amari Bailey, ma JJJ potrà essere utilizzato da ball handler quando il pallone scotta, quando riesce ad essere decisivo. In difesa inoltre di uno che gioca duro, che può marcare gli esterni o dannarsi l’anima per non far ricevere il lungo di turno.

Jalen Wilson (Kansas)

Nuova stagione, nuova corsa. Come insegna Febbre da 90, non importa se hai vinto o perso, all’inizio del nuovo anno tutti ripartono da zero. Bill Self lo sa ma sa anche di avere in mano un roster che, con la dovuta crescita, potrebbe avere una mezza idea di repeat. Tante cose devono andare per il verso giusto, a partire dall’innalzamento a rango di leader di Jalen Wilson.

Al momento non è un creatore per i compagni, ma “solo” un passatore intelligente che fa buone letture. Non è un difensore eccellente, ma comandando a livello vocale la difesa e con la sua forza fisica riesce spesso a rimanere sull’avversario. Tira male da tre (26%) ma gli è capitato di mettere tiri decisivi. La caratteristica migliore l’attaccare in campo aperto, dove riesce ad essere imprevedibile e inarrestabile al ferro, come visto nella rimonta in finale contro UNC. Il salto in avanti da fare non è banale, ma arrivato al quarto anno di college è giunto decisamente il momento.

 

Matthew Mayer (Illinois)

Cambiare squadra per diventare il leader. Matthew Mayer si è trasferito da Baylor a Illinois per cercare di fare quel passo in avanti che lo scorso anno non è riuscito a compiere. Coach Brad Underwood sa che nel peggiore dei casi ha un glue guy di altissimo livello, uno di quelli che fanno la differenza mettendo i tiri complicati e difendendo su più ruoli. Se Mayer dovesse trovare maggiore continuità in attacco, in uno stile di gioco che esalta un giocatore versatile come lui, potrebbe essere un darkhorse per il Big Ten Player of the Year.

Ala di 208 cm con un arsenale offensivo incredibile. Finte, esitazioni, un controllo del corpo che lo porta a virare e cambiare idea in un attimo, un punto di rilascio del tiro immancabile a questo livello (anche se lo scorso anno è calato da tre, 31%). Eppure non ha mai superato i 10 punti di media, anche perché a livello di minutaggio Scott Drew a Baylor non è mai andato oltre i 20 minuti a partita. In difesa è uno che sporca, tocca, prende sfondamenti, rimbalzi, va sulle linee di passaggio e sa difendere su ali e centri.

 

Julian Strawther (Gonzaga)

É l’ultimo ballo di Drew Timme a Gonzaga, l’ultima possibilità di prendersi il titolo. Ma per battere la concorrenza serve un supporting cast di altissimo livello. Coach Mark Few è pronto a dare responsabilità e minuti ad una serie di giocatori ancora acerbi, ma può contare su due ritorni eccellenti come Rasir Bolton e Julian Strawther. L’ala piccola di 203 cm ha fatto un discreto salto in avanti (da 7 minuti a 27 di media) durante la scorsa stagione nel ruolo del 3&D, mostrando grande solidità a rimbalzo su entrambi i lati e un floater letale.

Ora l’idea è di ricalcare la crescita avuta da Corey Kispert qualche anno fa. Aumentare quel già ottimo 37% da tre punti su 4.6 tentativi di media, quasi tutti in catch-and-shoot, migliorando magari l’esecuzione sotto pressione (sotto il 30% quando tira da marcato) e soprattutto aumentare l’incidenza in difesa. Per un’ala di quelle dimensioni (wingspan di 206 cm, non eccezionale per il ruolo) chiudere con 0.5 rubata è un po’ pochino, anche se c’è da dire che spesso toglie dal gioco altri 3&D, isolati nell’angolo.

 

Baylor Scheierman (Creighton)

L’interessante March Madness fatta da una sottovalutata classe di freshmen unita ad un lungo-davvero-lungo che stoppa tutto hanno portato Creighton ad essere la favorita della prima Big East senza Jay Wright. L’arrivo del leader di una delle mid-major più interessanti degli ultimi cinque anni come Baylor Scheierman di South Dakota State ha portato i Bluejays ad iniziare a pensare alle Final Four.

Nel sistema dei Jackrabbits, Scheierman era un’arma totale. Un’ala di due metri che gioca benissimo il pick and roll pescando sia il lungo che i compagni sul perimetro e che può scegliere di attaccare il ferro o di tirare da tre in step back e dal palleggio (47% lo scorso anno). Prende i rimbalzi e spinge in transizione alla ricerca di passaggi spettacolari o esce dai blocchi per tirare da tre o fintare e tagliare. La sfida per Scheierman non sarà alzare il livello del gioco (ha ben figurato contro Alabama e Providence), bensì inserirsi in un sistema diverso, con un’area meno aperta, meno tiratori intorno a lui e un paio di ball handler abituati ad avere il pallone tra le mani.

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