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Drew Timme guida i migliori lunghi del 2022-23

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 10 Ott, 2022

I cambiamenti nelle geografie delle college basketball non interessano solo squadre e conference, ma anche i ruoli. Quasi di pari passo col declino generale del protagonismo delle guardie, quello dei lunghi d’élite è andato accentuandosi nell’ultimo paio di stagioni. E il trend sembra dover proseguire in quella a venire. Ecco 5 centri di ritorno al college destinati a dominare nel 2022-23, a partire da un’accoppiata d’obbligo: Drew Timme e Oscar Tshiebwe, principali favoriti ai premi di POY quest’anno che, tra l’altro, si sfideranno nel secondo weekend della stagione (domenica 20 novembre).

 

1. Drew Timme (Gonzaga)

Tecnicamente raffinatissimo, mentalmente tosto e con una personalità stravagante: Drew Timme può essere considerato per molti versi il volto del college basketball nella sua espressione migliore. 18.4 punti, 6.8 rimbalzi, 2.8 assist in 28.0 minuti nel 2021-22, cifre quasi identiche a quelle dell’annata da sophomore: il texano è prima di tutto una minaccia offensiva elevatissima, con un gioco in post basso di qualità inarrivabile nella NCAA abbinato a blocchi precisi e buone capacità di passatore. Benché affidabile dalla media, c’è sempre quel “se” legato a un range di tiro mai espanso (29.4% da tre in carriera con pochissimi tentativi) e che, insieme a una difesa discreta ma non eccelsa, ne limita l’appetibilità in ottica NBA. Poco importa adesso, perché Drew Timme è ancora una giocatore di Gonzaga, dov’è considerato già una leggenda del programma. Quanto leggenda, dipenderà anche da questa sua stagione da senior, perché la missione di sempre è quella di regalare agli Zags il tanto agognato primo titolo nazionale. Cosa fattibilissima, vista la qualità e l’esperienza del roster di quest’anno.

 

2. Oscar Tshiebwe (Kentucky)

La macchina che non vuol esser chiamata macchina è per molti il candidato numero uno a POY, il che ha senso per un giocatore che proviene da un’annata da 17.4 punti e 15.1 rimbalzi di media giocando in una conference, la SEC, che trabocca di atletismo. Il congolese, apparso trasformato rispetto ai due anni spesi con West Virginia, è un concentrato di potenza, fiuto e determinazione sotto i tabelloni, capace di sbaragliare praticamente chiunque nella lotta a rimbalzo (primo per DR% e secondo per OR% nell’intera Division I). Questo è appunto il suo biglietto da visita, ma coach John Calipari auspica di vedere quest’anno un giocatore capace d’impattare la gara in altri aspetti, di ritrovarsi davanti un lungo più affidabile in attacco col pallone in mano. Se dovesse riuscirci, Tshiebwe potrebbe diventare letteralmente inarrestabile e fare di Kentucky una squadra da titolo NCAA.

 

3. Armando Bacot (North Carolina)

Aveva sempre convinto a metà se non proprio deluso, viste le aspettative che c’erano intorno a lui quando era un freshman. Armando Bacot è però riuscito a lavorare con pazienza fino ad emergere prepotentemente nella parte più importante della sua annata da junior. 16.3 punti e 13.1 rimbalzi di media a fine anno. Ed è proprio a suon di doppie doppie piazzate durante la March Madness che ha trascinato North Carolina a una finalissima NCAA che appariva assolutamente insperata fino a poche settimane prima. Ormai affermatosi sia come realizzatore d’area che rimbalzista d’élite, Bacot rischia di mangiarsi la ACC, che è forse la Power 6 più debole per presenza di lunghi d’un certo livello. Questo però non può bastargli, come sottolineato da coach Hubert Davis, il quale crede nell’upside di Bacot e nella capacità di espandere il range della propria pericolosità offensiva, cosa tra l’altro essenziale per lui in ottica NBA.

 

4. Trayce Jackson-Davis (Indiana)

Dopo anni di bocconi amari, Indiana torna a sognare in grande in una Big Ten dove i giochi appaiono molto aperti e dove, come sempre, i lunghi la fanno da padrone come in nessun’altra conference. Trayce Jackson-Davis, giunto al quarto anno di college, ha la possibilità di affermarsi come padrone fra i padroni. TJD non ha mai fatto mancare una produzione elevata in più voci statistiche e la scorsa annata è stata la più convincente e continua da questo punto di vista: primo in squadra per punti (18.3), rimbalzi (8.1), stoppate 2.3 e secondo per assist (1.9). Insomma, non è difficile capire perché sia d’importanza capitale per i suoi. E qui arriva un refrain che avete già sentito scorrendo questa lista e mai vero come nel caso dell’Hoosier: deve espandere il proprio repertorio offensivo verso le zone più lontane dal canestro per acquisire credibilità in vista del prossimo Draft. La sua offseason è stata dedicata in gran parte a questo e coach Mike Woodson dice che TJD avrà ampia libertà di tradurre tutto quel lavoro in azioni sul campo.

 

5. Hunter Dickinson (Michigan)

C’è ampia scelta di lunghi della Big Ten di cui parlare. In un ballottaggio fra Hunter Dickinson di Michigan e il gigante Zach Edey di Purdue, scegliamo quello più interessante in ottica pro e che forse ha anche più chance di togliersi soddisfazioni a livello di squadra. Dickinson è il solo starter di ritorno ad Ann Arbor in una formazione intrigante ma piena d’incognite. Non un titolare qualunque, perché il suo impatto in due anni di college è stato sempre elevatissimo (18.6 punti, 8.6 rimbalzi, 2.3 assist, 1.5 stoppate da sophomore). Centro di 216 cm d’altezza che attira tante attenzioni in area e che sa come punirle in più di un modo, Dickinson ha anche sfoggiato un repertorio in espansione con un onestissimo 32.8% da tre che promette bene per quest’anno. È infatti l’unico di questa lista i cui compiti a casa non riguardano la propria perimetralità in attacco o la capacità di mettere palla a terra, bensì la propria tenuta difensiva sui blocchi.

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