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Kansas, è arrivata l’ora di vincere

Autore: Paolo Mutarelli
Data: 11 Lug, 2018

Vi è mai capitato di ritrovare un vecchio maglione, finito in cima alla pila più alta del ripiano più alto dell’armadio? Vi sforzate di prenderlo, vi mettete in punta di piedi e allungata la mano lo riuscite a sfiorare, ma alla fine vi cadono tutti i maglioni addosso. Ecco, allora potete capire cosa è successo nelle ultime dieci stagioni di Kansas, squadra che dopo aver giocato splendide stagioni, è sempre arrivata a sfiorare il titolo per poi rovinare tutto quando contava. Questione di sfortuna? A volte. Questioni di dettagli? Spesso.

 

Kansas si presenta alla prossima stagione completamente rivoluzionata (ha perso il 72% dei punti dello scorso anno e tre dei quattro principali tiratori) molto competitiva ma anche con qualche contraddizione. Molti siti specializzati la considerano la numero uno del ranking, ma Bill Self dovrà dare risposte a molte domande sul roster per non disattendere le aspettative. Lo scorso anno è stata la stagione della quattordicesima fatica di coach Bill Self, un Ercole che nella stagione 2016-2017 aveva rubato le cavalle a Diomede (una meravigliosa cavalcata con piccoli intoppi), mentre l’anno scorso ha ucciso l’Idra: le contendenti al trono della Big 12 sono spuntate come le teste dell’animale mitologico e i Jayhawks le hanno uccise una per una, fino ad arrivare alla spettacolare vittoria su Duke al Torneo.

 

Ma anche nella stagione appena passata la corsa di Kansas si è fermata a un passo dal grande obiettivo, con un approccio sbagliato nella partita contro Villanova (decisiva per l’approdo alla finale del torneo), che dopo 10 minuti già era avanti 22-4. Sembra una tradizione per l’ateneo di Lawrence steccare le grandi partite al Torneo, che finora ha portato più delusioni che soddisfazioni a Bill Self: un titolo e tre F4 in 15 anni a fronte di molti upset nella prima settimana.

Self negli ultimi anni non ha quasi mai usato rotazioni ampie, otto giocatori al massimo, ma è sempre stato molto esigente sul lato difensivo e ha pagato l’assenza di una panchina all’altezza che potesse cambiare le partite in corsa. Come sarà Kansas il prossimo anno?

Revolution is on

Il bilancio Entrate-Uscite dell’offseason dei Jayhawks è pesante: come detto perdono l’intera batteria di tiratori, che comprendeva il Lider Maximo Devonte Graham e i suoi luogotenenti, Svi Mykhailiuk e Malik Newman. Acquistano però come transfer Charlie Moore e i fratelli Lawson, K.J e Dedric, (e la banda dei Lawsons a Lawrence potrebbe anche espandersi nei prossimi anni) mentre come freshmen arrivano Devon Dotson, Quentin Grimes e David McCormack. Ma pur avendo il gruppo più profondo della sua storia a Lawrence Self avrà i suoi problemi.

La punta di diamante della nidiata di transfer è Dedric Lawson, ex ala forte di Memphis. Una vera forza della natura, spalle e fronte a canestro che sa sfruttare il minimo vantaggio creato grazie ad un mix di potenza, fisicità e capacità di palleggio che lo rendono inarrestabile quando prende velocità. In difesa, ha istinti da stoppatore in aiuto e sotto il tabellone usa l’atletismo per prendere più rimbalzi possibili, mentre rimane un tiratore, decisamente ondivago da tre pur avendo una buona meccanica. Il fratello minore, K.J, è un suo clone in scala ridotta: lo skillset è quello (più intelligente tatticamente, secondo Dedric) ma la stazza inferiore lo rende un esterno, che però senza un tiro rispettabile può fare fatica.

Dal Bill Self Basketball Camp, annuale scrimmage con le vecchie glorie Jayhawks, Norm Roberts e Curtis Towsend, due assistenti di Self hanno parlato dei fratelli e dei loro presunti miglioramenti al tiro. Secondo Roberts, Dedric ha molta più fiducia nel suo tiro rispetto al passato, mentre K.J sta riscontrando ancora problemi. Al netto di esperimenti, al momento è improbabile la presenza contemporanea dei due fratelli in campo nel suolo di ala, con un altro lungo come Udoka Azubuike al loro fianco, soprattutto alla luce delle dichiarazioni di Self, che sta pensando ai due lunghi, ma spera al contempo di sviluppare Dedric come tiratore.

 

Se davvero Self sta pensando di rispolverare il vecchio playbook che prevedeva due lunghi in campo, con molti giochi alto-basso, questo potrebbe facilitare l’inserimento dei Lawson e ottimizzare le loro caratteristiche, magari facendo partire Dedric da titolare e K.J dalla panchina. Un’ipotesi che prende sempre più forma data la profondità del frontcourt di Kansas.

Chi dovrebbe prendere in mano le redini del gioco è Charlie Moore. L’ex play di California, per caratteristiche tecnico-fisiche, è molto simile ai suoi predecessori Mason e Graham. Un play nano che non arriva al 1.80, molto a suo agio a giocare i pick&roll e prendere triple dal palleggio. Nel suo unico anno di Ncaa ha sempre cercato di tenere un ritmo basso ma sotto pressione ha generato troppe palle perse rispetto agli assist. In compenso sa come concludere al ferro, pur non avendo una grande stazza, e pensando alla crescita in passato di Graham o Frank Mason è probabile che Kansas gli farà molto bene. Al play-guardia rimangono ancora tre anni di eleggibilità, per questo la prossima stagione sarà solo il primo passo di un processo di sviluppo, già iniziato durante questa estate. Se dovesse prendere da subito confidenza con il campo e con i compagni, sarebbe una pessima notizia per gli avversari dei Jayhawks.

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Che impatto avranno i freshmen?

La chiave dell’insuccesso delle ultime annate dei Jayhawks è stata la scarsa profondità del roster: se quest’anno Self vorrà cambiare le cose, dovrà in primis, fidarsi di più dei freshmen da lui reclutati. In quindici anni di Kansas, si contano quasi sul palmo di una mano (sei giocatori) i freshmen che hanno superato i 30 minuti di utilizzo, mentre se estendiamo a 20 minuti, la lista ne conta una ventina, ma di essi non fanno parte i vari Thomas Robinson, i fratelli Morris, Cole Aldrich, Cliff Alexander, cioè i migliori prospetti reclutati da Self. Anche Ben McLemore ha dovuto aspettare un intero anno (causa ineleggibilità) prima di disputare una stagione da protagonista.

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Per questo Self dovrà fidarsi di più del duo Dotson-Grimes se vorrà aggiungere un secondo titolo alla bacheca. Quentin Grimes ha appena vinto il titolo di MVP dei Fiba Americas U-18 proprio sotto le istruzioni di coach Self in panchina e l’allenatore ha dichiarato che Grimes è “la guardia più completa che abbia mai allenato”.

È una guardia di quasi due metri con un ottimo jumper, che sa ricoprire tre ruoli e può gestire un attacco con la palla in mano. Descritto così sembrerebbe un misto tra McLemore e Josh Jackson e, indipendentemente da ciò, Self probabilmente gli riserverà lo stesso trattamento delle sue star del passato perché, per far eccellere Lawson e Moore al meglio, serviranno spaziature e solo Grimes e Cunliffe possono garantirgli tiro affidabile.

 

Devon Dotson invece “is a jet, è veloce in campo aperto, può fare quello che vuole, ha ottimi istinti da passatore e, penso, che sia un tipo davvero tosto”. Così il coaching staff di Kansas ha descritto il freshman dal North Carolina. Da quello che trapela dal campus, il ragazzo è ancora indietro per quanto riguarda il tiro e, forse, questo gli farà perdere i galloni da titolare, ma sembra essere un fantastico energy guy dalla panchina, in grado di cambiare ritmo quando le cose non funzionano, proprio ciò che è mancato nelle ultime stagioni ai Jayhawks.

Chi invece dovrà sgomitare moltissimo per ritagliarsi un ruolo è David McCormack, il quale ha dichiarato che non importa quanti minuti giocherà quest’anno, è venuto a Kansas per rimanerci. Al momento sembra improbabile che McCormack possa scalzare i vari Lightfoot e De Sousa dalle gerarchie, anche se un lungo old school, tutto muscoli e rimbalzo, con buonissimi istinti da stoppatore e che non richiede palloni in attacco potrebbe rivelarsi utile. Grande merito dell’approdo di McCormack a Lawrence va dato a Steve Smith, suo coach a Oak Hill Academy, che lo ha aiutato a trasformare il suo corpo, facendogli perdere quasi 20 chili e rendendolo un giocatore più attivo e dall’high motor.

Caso Vick e la corsa a Minneapolis

Secondo le regole della Ncaa, ogni squadra può elargire tredici borse di studio per stagione a studenti-giocatori e per questo Bill Self si è risparmiato una scolarship per LaGerald Vick poiché ne aveva assegnate solo dodici per la stagione 2018-19. L’ala piccola aveva parlato della sua volontà di diventare professionista dichiarandosi al draft, ma non ha mai firmato con un agente e questo gli ha consentito di fare ritorno (inaspettato) a Kansas. Bill Self ha dichiarato subito di voler parlare con il giocatore e il suo ritorno aggiunge al roster un leader dalla comprovata esperienza e un 3&D eccellente per gli standard Ncaa, che potrebbe aprire il campo insieme a Grimes per le scorribande dei Lawson e di Moore. Vick ha segnato un precedente nel panorama Ncaa, visto che nessun giocatore aveva mai affrontato il draft senza agente (non è stato chiamato) per poi tornare al college e questo apre un nuovo orizzonte per gli studenti-atleti.

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L’arrivo di Reid Travis a Kentucky ha spostato le attenzioni da Lawrence a Lexington, ma nonostante ciò l’hype sulla prossima stagione di Kansas resta molto alto. Self avrà a disposizione uno dei roster più profondi e versatili di sempre: potrà giocare con un solo lungo o addirittura tre, potrà schierare due o tre ball handlers contemporaneamente o più tiratori insieme, potrà appoggiarsi ai movimenti fronte e spalle al canestro di McCormack o alla potenza di Azubuike, fino ad arrivare all’atletismo di De Sousa, unito all’esperienza di Vick. Le soluzioni sono molteplici e il talento per vincere c’è, ma Kansas come detto si è spesso sciolta sul più bello quando partiva da super favorita (i gemelli Morris insegnano) mentre da underdog ha saputo giocare i tornei migliori. Per questo, sarà più importante testare la parte mentale di questo gruppo, che si conosce poco e ha giocato insieme ancora meno. Self ha in mano un nucleo già forte e di sicura prospettiva e non avrà più scusanti come le rotazioni corte. É ora di vincere.

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