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Kentucky-UNC, la partita dell’anno

Autore: Paolo Mutarelli
Data: 18 Dic, 2016

Definire Kentucky-North Carolina la partita dell’anno non è un’iperbole. Ha avuto tutto per esserlo: due powerhouse a confronto, talenti da NBA, due coach da Hall of Fame, record aggiornati e partita francamente assurda.

Monk on fire

La partita di  Malik Monk è stata una sequela di grandi giocate. Ha segnato 47 punti, aggiornato diversi record, ne parleremo dopo più approfonditamente, e ha dimostrato di aver un feel for the game pazzesco. Ha saputo scegliere in quali momenti colpire e in quali momenti lasciare agli altri le redini del gioco, difficilmente ha forzato qualche conclusione, lasciando che i compagni lo cercassero. Ha tirato 8/12 da tre, gli ultimi due con la mano in faccia.
In sostanza, erano da anni che non si vedeva una prova del genere, fa ancora più specie che questi numeri li abbia messi insieme un freshmen. Monk ha dimostrato che può essere complicatissimo fermarlo: Roy Williams ci ha provato sia con la zona che con la marcatura a uomo, ma non c’è stato niente da fare.

Record aggiornati

Monk ha in ordine aggiornato i seguenti record: punti segnati da un freshman nel primo tempo sotto la gestione Calipari, punti segnati da un freshman in tutta la partita della storia di Kentucky e punti segnati da qualsiasi giocatore sotto la gestione Calipari. In più, abbiamo scoperto che ha superato il provino per diventare controfigura di un drago di Game of Thrones e che il gene del clutch scorre nelle sue vene. O, come Nick Young preferisce dire, “Ice in my veins”.

Il losing effort di Justin Jackson

E’ stata una partita che poteva anche finire in modo diverso. La prova di Monk è stata clamorosa, ma quella di Justin Jackson è stata ugualmente pazzesca, dato che l’ala dei Tar Heels ha risposto colpo su colpo alle sfuriate dei Wildcats. Nel primo tempo ha sostanzialmente tenuto in piedi i suoi, con ripetuti viaggi in lunetta che gli hanno permesso di mettere dieci punti dal nulla. Dopo che North Carolina con due triple di Maye aveva rimesso in carreggiata la partita, Jackson aveva anche deciso di vincerla, piazzando una tripla e un layup con pochissimo equilibrio nell’ultimo minuto e mezzo, mettendo davanti i suoi. Ma non aveva fatto i conti con Monk.
Resta la prestazione, 34 punti con 10/17 dal campo, 4/7 da tre e 10/15 dai liberi.

A.A.A cercasi difese

La polizia di Las Vegas ha diramato un mandato di ricerche per il grande assente della partita: la difesa. Le indagini sono ancora in corso, ma per il momento l’unica pista che i detective hanno trovato è quella che le difese non siano mai salite a bordo degli aerei. Preoccupatissimi i due coach, Roy Williams e John Calipari, i quali nelle loro interviste post-partita hanno esplicitamente detto alle loro difese di palesarsi e consegnarsi alle autorità, dato che tutti sono preoccupati di questa clamorosa e misteriosa assenza. Subito su internet sono rimbalzate voci che le due difese siano intrappolate in una sorta di Upside-Down stile Stranger Things o che fossero catturati nel Caccia Selvaggia dai Cavalieri Fantasma. Solo una sparizione di questa portata può giustificare un risultato finale così largo.

The Others

Il palcoscenico è stato preso di forza dai due androidi stile Westworld di cui sopra, ma Joel Berry e De’Aaron Fox li hanno degnamente accompagnati e scortati nella commedia greca di questa notte. Berry tornava dall’infortunio alla caviglia e nei primi minuti si vedeva che la ruggine andava ancora tolta. Come normale, con l’andare del tempo e con la posta in palio sempre più alta, è salito di colpi, mettendo triple e spezzando la difesa di Kentucky con penetrazioni. Soltanto che in difesa ha patito il fatto di dover marcare Fox e Monk e, infatti, ha chiuso la partita con cinque falli.

Invece cresce la convinzione che Calipari abbia rubato un piano segreto della NASA e lo ha tramutato in De’Aaron Fox. L’elevazione dell’esterno dei Wildcats è allucinante, si sfiora il livello Zach Lavine. Il bello è che sa usare il suo atletismo anche in difesa per stoppare l’avversario, solo che stanotte ha dimenticato di farlo come tutti. Nei pochissimi momenti che Monk ha deciso di non colpire ci hanno pensato lui ed Adebayo a sostenere l’attacco di Kentucky.

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