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I dolori di crescita della giovane St. John’s

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 17 Dic, 2016

«If you’re looking for panic, you’re looking in the wrong place. I’ve got total confidence we’ll turn it around»: queste le parole riferite da Chris Mullin a Zach Braziller del New York Post lo scorso 1° dicembre, poco prima di imbarcarsi per New Orleans in vista del match con Tulane. L’ex stella dei Warriors è sempre apparsa impermeabile alle critiche, anche molto aspre, piovutegli addosso sin da quando si è seduto sulla panchina della sua amata St. John’s. Le perplessità sulla sua gestione non erano mancate nei giorni che avevano preceduto quella trasferta. La squadra, infatti, aveva appena inanellato un poco invidiabile filotto di cinque sconfitte: fuori casa con Minnesota (comprensibile), poi al Battle 4 Atlantis con Michigan State (preventivabile), VCU (accettabile), Old Dominion (evitabile) e infine in casa con Delaware State (deprecabile).

In un’immaginaria galleria di partite da dimenticare dei Johnnies targati Mullin, quella con gli Hornets occupa uno dei posti più importanti: un 79-72 subito fra i poco frequentati spalti della Carnesecca Arena da una squadra in quel momento indicata da Ken Pomeroy come una delle peggiori della nazione (#341 del ranking in questione). Una vera e propria disfatta che sarebbe superfluo raccontare attraverso le cifre, bastano e avanzano le parole riferite da Federico Mussini al termine di quel match: «Quando giochiamo contro grosse squadre, siamo carichi e pronti sin dall’inizio. Dobbiamo rispettare tutti.» Cali mentali naturali per uno dei roster più giovani dell’intera Division I, ma pur sempre difetti che – se diventano tare – possono rendere una stagione lunghissima e mettere zucchero nel motore del tanto invocato “process“. St. John’s ha già vissuto una stagione del genere e non può assolutamente permettersi di replicare lo spettacolo.

Il concetto, nelle tre partite successive, sembrava essere passato: i newyorchesi, infatti, avevano infilato tre vittore consecutive: Tulane (95-75), Cal State Northridge (76-70) e Fordham (90-62) mostrando, soprattutto nella prima, buone spaziature e un ball movement premiato da eccellenti performance nel tiro da tre (16/25 con Tulane, 15/31 con Fordham). In assenza di Marcus LoVett – infortunatosi alla caviglia e ora prossimo al recupero definitivo – l’altro freshman Shamorie Ponds ha fatto un passo avanti brillando per il suo notevole talento offensivo: 25 punti messi a segno contro i Matadors, 26 (con 9 assist) contro i Rams.

E poi? E poi un nuovo scivolone. Incassata la richiesta di transfer del big man Yankuba Sima (di cui vi abbiamo parlato nei giorni scorsi), St. John’s è tornata sul parquet – priva anche di Amar Alibegovic – e ha subito un’altra sconfitta evitabile: 74-73 contro LIU Brooklyn. Dal punto di vista dell’approccio mentale, il copione è stato molto simile a quello visto con Delaware State: «Non abbiamo replicato l’energia delle ultime partite. Siamo scesi in campo troppo incuranti e molli» ha detto Ponds al termine dell’incontro.

Mullin avrà probabilmente sorriso di soddisfazione nel vedere un Darien Williams – senior quasi mai utilizzato e continuamente tormentato da infortuni – da 15 punti e 7 rimbalzi in appena 20 minuti, ma le buone notizie in casa Red Storm sembrano, ancora una volta, troppo poche in confronto alle cattive. L’attacco ha mostrato di disporre di grande talento nel gioco perimetrale ma manca di continuità e, soprattutto, risulta molto poco incisivo sotto canestro dato che i lunghi Kassoum Yakwe e Tariq Owens possono costruire ben poco da sé e, al contempo, sono stati innescati troppo raramente da risultare un fattore (97 punti totali sugli 855 fin qui segnati dai newyorchesi).

I problemi non mancano nell’altra metà campo. Le difese a zona (poco usate) hanno dato qualche frutto ma quando St. John’s è schierata a uomo ha sofferto molto sugli esterni: LIU ne ha abusato tirando con un bel 6/12 dalla linea dei tre punti ma soprattutto andando dentro con una certa facilità. La coppia Yakwe-Owens comincia a essere rinomata per la gran quantità di stoppate rifilate in ogni partita, ma queste da sole non bastano a proteggere un pitturato che continua a essere decisamente vulnerabile.

Prima di calarsi nella difficile Big East, St. John’s dovrà affrontare Penn State (domenica 18) e Syracuse (mercoledì 21): l’orizzonte immediatamente in vista non sembra proprio dei più confortanti.

E Mussini?

Dopo aver attraversato un periodo di magra piuttosto lungo (mai in doppia cifra dalla vittoria su Binghamton alla sconfitta con Old Dominion), Federico Mussini sta tornando a essere uno dei maggiori protagonisti di St. John’s nella metà campo offensiva.

Nelle ultime cinque partite, il reggiano ha tenuto medie più che discrete: 13.8 punti (48% dal campo con 10 tiri presi a partita) in 24.8 minuti d’utilizzo medio aggiungendo 2.4 rimbalzi e 1.4 assist, quasi sempre partendo dalla panchina.

Gli appassionati italiani che speravano di vedere in Mussini un’evoluzione cestistica da play ragionatore dovranno mettersi l’anima in pace. Federico non è, e probabilmente non sarà mai, un novello John Stockton. Che piaccia o meno, è una point guard moderna a tutti gli effetti e, come tale, l’accento del suo gioco offensivo è sempre molto spostato sulle sue abilità realizzative. Per fortuna il ruolo che sta assumendo quest’anno a St. John’s esalta queste qualità.

Nella metà campo d’attacco, agisce principalmente da ball handler secondario, spesso e volentieri facendo coppia con Ponds. Anche quando è marcato in maniera asfissiante, è infaticabile nel compiere movimenti lontano dal pallone: contro Northridge, ci sono voluti cinque minuti abbondanti prima che potesse prendere un tiro, ma di lì in poi ha sfruttato ogni millimetro concesso chiudendo il primo tempo con un 4/4 dall’arco, fra cui tre canestri infilati in meno d’un minuto.

Il tiro da tre continua a essere la sua arma principale e rappresentano, al momento, il 67.9% delle sue conclusioni dal campo. Al contempo, pur essendosi irrobustito notevolmente, sembra aver ritrovato l’agilità e la freschezza perdute nella difficile e faticosa seconda metà della scorsa stagione: attacca molto bene gli spazi in backdoor e il primo passo è più svelto, il che è certamente di buon auspicio per vedere migliorare la sua efficacia nell’uno-contro-uno.

Il Musso non è estraneo alle manchevolezze difensive di cui abbiamo parlato prima. La difesa non è il suo forte, lo sappiamo, e in uno-contro-uno continua a soffrire contro la maggior parte degli avversari che si trova davanti. Rispetto allo scorso anno, sembra esserci qualche miglioramento negli scivolamenti e nei passaggi sui blocchi ma non ancora da essere minimamente degni della sua parte migliore, quella offensiva. Sarebbe molto ingeneroso, però, fermarci qui e liquidare Mussini in maniera semplicistica come un “buco” difensivo o qualcosa del genere. Nella pur brutta sconfitta con Delaware State, l’ex giocatore di Reggio Emilia si è segnalato per essere stato il primo a intensificare gli sforzi difensivi nel momento di maggior crisi dell’incontro, alzando notevolmente la pressione sul portatore di palla e cercando costantemente di sporcare le linee di passaggio. La sua iniziativa non è valsa a completare la rimonta ma ha dato comunque il “la” allo sforzo difensivo che ha permesso ai Johnnies di riaprire la partita.

Le gerarchie della squadra vanno definendo il proprio vertice attorno al duo LoVett-Ponds ma continua a mancare un elemento completamente affidabile nei momenti caldi. Mussini, in questo senso, potrebbe finire per incarnare questa figura, essendo risultato un esempio per i suoi compagni sotto diversi punti di vista e apparendo, nel complesso, come uno degli elementi più solidi e maturi del roster. Un fattore di assoluta importanza per una squadra, appunto, giovanissima e con ancora tanta esperienza da acquisire.

Come abbiamo già detto, l’8-24 della passata stagione è un film che i fan di St. John’s e di Mussini non vogliono più rivedere. Per evitare tale pericolo, potrà forse aiutare un bel remake del bombardamento mussiniano sulle teste della banda Boeheim: appuntamento sui vostri schermi nella notte fra mercoledì 21 e giovedì 22.

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