Uno dei motivi per cui qualcuno ha nominato Juwan Howard coach of the year è il lavoro che ha fatto con la sua Michigan. Chi aveva pronosticato che i Wolverines sarebbero arrivati primi alla fine della stagione regolare della Big Ten? Nessuno, ma proprio nessuno. Blue Ribbon in novembre li vedeva al nono posto (su 14). Invece alla fine hanno perso solo 3 partite, due delle quali nel finale di stagione.
Nel caso di Michigan ci sono un freshman e un transfer dal quale è dipeso tutto questo, ossia il centro Hunter Dickinson e il play Mike Smith (che viene da Columbia), che si sono inseriti nei meccanismi della squadra in maniera incredibile. Oddio, a inizio anno Howard aveva speso ottime parole su Dickinson spiegando quanto potesse essere fondamentale anche in fase di creazione di gioco, ma quale coach non lo fa con i suoi giocatori?
Riassumiamo, i Wolverines eseguono quasi a memoria e sono difficilissimi da battere. Il punto di forza è una difesa a tratti invalicabile, la migliore della Big Ten e la quarta della nazione per KenPom. Smith, insieme a Eli Brooks porta grande pressione sui piccoli avversari. Dickinson è ostico da superare sotto canestro e Isaiah Livers (2 metri) e Franz Wagner (2,06) forniscono versatilità ossia mobilità laterale ma anche rimbalzi e protezione del ferro. Il guaio è che Livers si è rotto un piede nel momento più importante della stagione e la sua assenza si farà sentire. “Non voglio escludere di riuscire a tornare in tempo, ma al momento se accadesse si tratterebbe quasi di un miracolo“, ha spiegato di recente il giocatore.
Michigan però è una delle tre squadre (insieme a Gonzaga e Illinois) a essere nella top ten per efficienza anche in attacco. Un attacco che ha dato continuità a quello creato dallo storico allenatore John Beilein, fatto di fluidità, letture e tagli senza palla. La differenza? La quantità di palloni gestiti in post basso da Dickinson, che spesso si trasforma nel play aggiunto della squadra. Il seed alto assegnato dal committee la rende una perfetta squadra da Final Four. Nel caso sarebbe la terza volta negli ultimi 8 anni, visto che i Wolverines hanno perso la finale del 2013 e quella del 2018. I tifosi sperano questa sia la volta buona, e sognano il ritorno di Livers per la Final Four.
Quintetto
G – Mike Smith
8.7 PTS, 5.0 AST, 0.4 STL
G – Eli Brooks
8.7 PTS, 2.9 AST, 1.1 STL
F – Isaiah Livers
13.7 PTS, 6.1 REB, 2.0 AST
F – Franz Wagner
12.9 PTS, 6.3 REB, 2.9 AST
C – Hunter Dickinson
14.3 PTS, 7.7 REB, 1.4 BLK
Giocatori chiave
Una delle più grandi sorprese della stagione: prima ha stupito per alcune prestazioni, poi per la costanza con cui ha garantito il suo apporto in campo. Nel ranking del “Kenpom player of the year” è sesto e precede lunghi ben più quotati a inizio stagione come Trevion Williams, Kofi Cockburn (l’unico col quale ha davvero sofferto) e Trayce Jackson-Davis. Il grande difetto è che è troppo dipendente dalla mano sinistra. Non tira mai da tre, ma sotto canestro non fa prigionieri.
Il tedesco è senza dubbio il miglior giocatore europeo della Ncaa, quindi doppiamente interessante per le squadre del Vecchio Continente. Il problema è che un passaggio nella Nba lo farà quasi sicuramente. Suo fratello Moritz ha fatto lo stesso percorso, prima a Michigan e ora in Nba (Washington Wizards). Per Franz la parola d’ordine è versatilità perché abbina una presenza offensiva costante (40% da 3) a istinti difensivi pazzeschi. E’ lui l’arma segreta dei Wolverines.
- ISAIAH LIVERS – Sr. – PF/C – 201 cm, 104 kg
Il più esperto, il più creativo, il più forte offensivamente. Se stecca lui, Michigan fa molta più fatica e non a caso la sua assenza peserà molto sulle geometrie dell’attacco. Per Shot Quality è il secondo miglior attaccante dopo Dickinson, ma lui spesso si ritrova la palla in mano a giochi rotti, costretto a inventare. Troppo veloce per i lunghi, troppo alto per i piccoli, è anche il migliore tiratore da 3 della squadra (44.6%).