Dal lungo potente di Ole Miss alla margherita da sfogliare fra gli esterni di Houston: ecco gli X Factor della seconda settimana di March Madness.
South Region
Ole Miss – Malik Dia
Pesa almeno 5, ma forse anche 10 kg in più rispetto allo scorso anno quando giocava a Belmont, ma questo non ha creato problemi al lungo Malik Dia, che anzi ha sfruttato la sua mole diventando ancora più una spina nel fianco per gli avversari. Contro Iowa State ha segnato un paio di canestri di pura potenza fisica. Attenzione che quando è in giornata segna anche da tre (35% in stagione). E in quei casi Mississippi diventa ingestibile.
Michigan State – Tre Holloman
Tipico giocatore di quelli cresciuti alla scuola di coach Izzo. Al primo anno, pochi minuti in campo e semi anonimato, nel secondo anno più spazio e infine un ruolo determinante nella terza stagione, quella che sta disputando. Ruolo determinante ossia? Il tuttofare che toglie le castagne dal fuoco. Abbiamo ancora negli occhi la tripla pazzesca con cui un mese fa ha regalato il titolo di conference a Michigan State. Contro New Mexico al Torneo Holloman si è ripetuto con una tripla fondamentale nel finale. Se gira lui, gli Spartans han fatto metà del lavoro.
Michigan – Tre Donaldson
Da un Tre all’altro. E in questo caso ancora più clutch. Le due vittorie dei Wolverines al Torneo portano entrambe la firma del play che viene da Auburn. Non è un realizzatore (11.5 punti di media, 10 al Torneo) e non è un tiratore micidiale (37% in stagione, 30% al Torneo), ma quando la palla scotta e i giochi sono rotti non ha problemi a inventare qualcosa e cavare le castagne dal fuoco ai compagni. Adesso si prepara alla sfida con la sua ex squadra, una storia nella storia.
Auburn – Tahaad Pettiford
Quando l’X factor della tua squadra è un freshman o hai problemi nel roster, o il tuo freshman ha qualcosa di speciale. E nel caso di Auburn, è buona la seconda ipotesi. I 5 giocatori che precedono Tahaad Pettiford come minuti giocati sono tutti senior, ma spessissimo il vero senior sembra lui. Diabolico nello sfruttare il pick and roll e nel selezionare penetrazioni, jumper dalla media o passaggi. In coppia con Johni Broome fanno un duo indigesto per qualsiasi squadra.
West Region
Maryland – Selton Miguel
Un piatto tipico del Maryland è la crab cake (un tortino di granchio) e i tifosi dei Terrapins, visto il rendimento del proprio quintetto, ha fatto una spettacolare crasi con i Fab Five della Michigan Anni ’90: il risultato, oltre alla Sweet 16, è che Selton Miguel è uno dei membri dei Crab Five: la guardia angolana ha portato tutto il grit & grind imparato e le percentuali da tre migliorate lo scorso dal compianto Amir Abdul Rahim a South Florida. Il risultato è un glue guy al quinto anno fatto e finito che accompagna le gesta dei più talentuosi Queen e Gillespie.
Florida – Alijah Martin
Non ci saranno le Cenerentole, ma c’è ancora tanta di quella Florida Atlantic 2023 in giro per il torneo. L’inizio di Martin contro UConn è stata una dichiarazione di intenti: aggressivo, fisico, atletico per arrivare al ferro. Walter Clayton è quello che chiude le partite, Will Richard ha compiti più difensivi, ma è Martin quello che lega il gioco e che ha fatto fare un salto di qualità a Florida in questo 2025. Tanto da giocarsi il titolo.
Texas Tech – Elijah Hawkins
Tra tiratori da innescare e lunghi da rifornire, Texas Tech ha bisogno di un floor generale in grado di dare il pallone a tutti. Nel sistema offensivo di coach Grant McCasland, Hawkins è stato in grado di mettere a segno il record di assist in una stagione di Texas Tech (al momento siamo a 214). È piccolino, UNC Wilmington ha mostrato le sue lacune a livello realizzativo (3/12 da tre è una buona base su cui partire per Arkansas), ma la sua verve creativa non la spegni in alcun modo. È il cervello dei Red Raiders.
Arkansas – Billy Richmond III
Zitto zitto aveva già messo un’impronta sulla presenza al torneo di Arkansas a inizio anno con una stoppata decisiva nel finale della vittoria di un punto contro Mississippi State. Contro St. John’s ha abbracciato l’anima guerrigliera chiesta nello spogliatoio da John Calipari, sfoderando la migliore prestazione dell’anno, soprattutto in difesa e a rimbalzo offensivo (5 su 9 finali). Una presenza del genere è quella classica che fa la differenza.
East Region
Arizona – Anthony Dell’Orso
Da star di una mid-major come Campbell ad arma tattica nel quintetto di Arizona con pochi palloni a disposizione. Che quando vengono convertiti in punti danno tutta un’altra dimensione all’attacco dei Wildcats perché, con il 41% da tre, l’australiano è il miglior tiratore a disposizione di Tommy Lloyd. Se diventa pericoloso anche lui, le difese avversarie hanno molto più campo da coprire. Chiedere a Oregon per conferma.
Duke – Patrick Ngongba
Maliq Brown è infortunato? Non c’è problema, il centro di riserva lo fa lui, quinto freshman della rotazione di Jon Scheyer usato per manciate di minuti in stagione e ora chiamato a un impiego ben maggiore. E per ora il 2.10 della Virginia ha confermato di essere un gran bel prospetto con mani educate e non ha fatto rimpiangere il ben più esperto Brown.
BYU – Egor Demin
Il gioco di Byu passa dalle sue mani e se i Cougars hanno perso una sola partita (con Houston) nelle ultime 12, va dato merito a questo ragazzo russo di aver saputo mantenere tutte le (alte) aspettative che c’erano su di lui. Sono 5.4 gli assist a partita per innescare i tiratori di coach Kevin Young che si augura che il suo freshman continui a dimostrarsi ben più maturo dei suoi 19 anni.
Alabama – Mouhamed Dioubate
In due partite bruttine di Alabama, l’unico motivo per sorridere per Nate Oats è questo sophomore tuttofare di due metri scarsi che è passato dal 9% al 48% da tre in due stagioni. Nelle due partite del torneo per ora siamo a 4/4 dall’arco (per 28 punti e 15 rimbalzi totali) con un impatto dalla panchina tutto sommato imprevisto che si è rivelato fondamentale vista la scarsa vena dei titolari.
Midwest Region
Kentucky – Otega Oweh
Non sarà l’alfa e omega della squadra (in sei viaggiano in doppia cifra realizzativa) ma non è poi troppo lontano da quello status. Sì, i compagni l’hanno gestita bene con Illinois nonostante i suoi problemi di falli nel primo tempo, ma le ultime tre L in stagione di Kentucky hanno sempre coinciso con una sua partita storta. È davvero importante che l’ala mostri armi offensive affilate coi Vols.
Tennessee – Chaz Lanier
Ecco qui invece non c’è dubbio su chi sia l’Atlante della situazione. Le sue qualità di cecchino d’élite hanno spaccato la gara di secondo turno con UCLA e Lanier sarà chiamato a fare altrettanto con un avversario che però in stagione gli ha fatto vedere i sorci verdi: solo 3/17 dall’arco in totale nelle due sconfitte rimediate con UK. Allarme-vendetta attivato.
Purdue – Braden Smith
Trey Kaufman-Rey sarà chiamato a scalare una montagna contro i lunghi di Houston, quindi a maggior ragione è vitale che il metronomo dei Boilermakers risponda presente in modo assoluto: come floor general, come tiratore piazzato e anche come creatore per sé stesso, se necessario. Sono pochissimi quelli a cui tutte e tre le cose riescono bene allo stesso tempo anche nelle giornate migliori ma, volente o nolente, Smith potrebbe dover fare gli straordinari.
Houston – Milos Uzan
Facile dare per scontato che i Cougars facciano sempre quel che ci si aspetta da loro in difesa, ma in attacco chi è l’esterno che può sparigliare le carte? Cryer viene facilmente in mente dopo il salvifico trentello tirato fuori con Gonzaga, ma numeri alla mano è Uzan quello che ha maggiori probabilità di tirare fuori il coniglio dal cilindro in situazioni d’isolamento. Saperla mettere a giochi rotti può fare davvero tutta la differenza del mondo quando sei messo alle strette.