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Martina Fantini: “Ad Arizona State per espandere il mio gioco”

Martina Fantini
Autore: Paolo Mutarelli
Data: 16 Ago, 2025

L’esordio all’Europeo Under 20 finito qualche giorno fa a Matosinhos ci ha mostrato tutto il talento di cui Martina Fantini dispone. Classe 2005, toscana di nascita, nel giro del professionismo da almeno tre anni tra A2 e A1 tra Roma e Faenza, Fantini volerà tra qualche giorno a Tempe, Arizona, per la sua prima stagione in NCAA in Big 12, sponda Arizona State.

Una chiacchierata in cui ci racconta il suo percorso e la sua iniziale decisione di rimanere in Italia, prima che l’America la convincesse a modificare la sua decisione. L’abbiamo chiamata prima della partenza per il Portogallo della nazionale italiana ma ovviamente l’abbiamo risentita dopo lo splendido bronzo vinto con la maglia azzurra.

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Nata in Toscana, trasferita a Roma prima e a Faenza poi, dove hai giocato l’ultima stagione. Qual è stato fino a questo momento il tuo rapporto con il basket, prima della partenza in America? 

A oggi il basket mi ha fatto vivere tantissime esperienze e tantissime emozioni. Mi ha fatto andare via al primo anno di liceo. Ho fatto prima un anno a Ragusa, interrotto a causa Covid. Poi è arrivato il Basket Roma, dove ho fatto quattro anni bellissimi e adesso l’ultimo anno l’ho fatto a Faenza. Dovevo ancora compiere 14 anni quando sono andata via e quindi diciamo che tutta la mia adolescenza è stata incentrata sulla pallacanestro. É un qualcosa che sento profondamente dentro di me, a cui io sono particolarmente legata. Non immagino la mia vita e anche i prossimi anni senza il basket. Ed è anche uno dei motivi per cui ho deciso di andare in America, una decisione che mi ha fatto sentire molto più felice perché là tutto gira intorno a quello: gli orari delle classi vengono decisi in base agli allenamenti, tante persone ti vengono a vedere, ci sono tanti coach che ti seguono. Quindi vivendo di basket da tanti anni era un’esperienza che volevo provare.

Fai parte di una generazione di ragazze e di ragazzi che vedono l’America come un’opportunità e un approdo: è una cosa di cui parlate, di cui avete parlato con le compagne di squadra? Può addirittura diventare una scelta da fare insieme, in comune? 

Credo di no. Ne parlo con alcune amiche che sono già là e mi raccontano l’esperienza, però la decisione di andare è ovviamente personalissima e ognuno ha le sue motivazioni. Tutti noi abbiamo motivazioni diverse. Poi ci rendiamo conto che effettivamente siamo tante ad andare e siamo contenti di questo, perché magari siamo meno sole e abbiamo qualcuno con cui condividere l’esperienza ma credo che, se ci fossero le condizioni, saremmo tutte ben felici di rimanere in Italia. Al momento stiamo condividendo il problema di avere il visto: ci sentiamo per capire chi ha preso l’appuntamento, le tempistiche. Una volta che ce l’hai, va tutto bene. Immagino che commenteremo anche l’impatto lì, i primi mesi saranno tosti.

Hai contattato qualcuno che è già in America per capire come si trova? 

Allora si, ho parlato con Nicole Benini, mia compagna al Basket Roma. Quest’anno qualche volta la sentivo, sì. Poi sono entrata in contatto con alcune ragazze italiane che non giocano a basket, ma fanno altri sport ad Arizona State, e mi hanno raccontato un po’ come si sono trovate loro da italiane all’interno del campus. Poi nell’attuale under 20 c’è Piatti che va a Florida, Zuccon va in America, Ceppellotti ha già fatto un anno, Candy (Edokpaigbe ndr.) anche.

Arriviamo a come nasce l’idea di andare negli Stati Uniti e di giocare in NCAA.

Confesso che inizialmente non ero molto orientata, volevo fare giurisprudenza in Italia. Non avevo preso in considerazione l’NCAA perché ero molto decisa e lo sono ancora oggi. Quando tornerò dagli USA, vorrò fare quello e intraprendere quegli studi. Ma il mio procuratore mi ha consigliato di sondare il terreno e vedere se ci fossero squadre interessanti. Io non mi precludo niente, sono una persona aperta a cogliere tutto quello che arriva e mi sono iscritta al portale. Avrei preso la decisione se fossero arrivate richieste, potevano anche non arrivare. Non mi ero mai informata e non avevo mai pensato di trasferirmi in America poi, parlando con le università che si sono interessate, ho capito.

Prenderò un percorso scolastico che mi aiuterà una volta tornata in Italia – Business Law -, mi aiuterà con giurisprudenza. Poi l’allenatrice mi è sembrata una persona empatica che ha costruito una squadra ambiziosa. Il campus è bello, è enorme, ha 70 mila studenti. Non volevo andare in un posto sperduto, invece è vicino Phoenix. Ci sono tante cose da fare, mi sono convinta di fare un’esperienza di vita che secondo me va provata. Poi la student section di Arizona State sarà molto divertente, ho visto che durante le partite c’è Shaquille O’Neal che fa il DJ.

Martina Fantini

Nella capitale, Fantini ha giocato per Basket Roma, una società che tra 2022-24 ha allestito un roster pieno di ragazze giovane per giocare la B e l’A2

Hai detto che ti sei iscritta a un portale quando hai deciso di andare in America. Di che si tratta?

Mi sono registrata all’NCAA Eligibility Center in cui ci sono tutta una serie di informazioni che tu devi caricare per verificare di avere tutti i requisiti per essere effettivamente eleggibile. Non credo che sia un vero e proprio portal.

Che squadre ti hanno contattato oltre Arizona State e come sono andati i contatti con le Sun Devils?

Allora mi hanno contattato Wake Forest, Virginia Tech, Idaho, però Arizona State mi è sembrata l’opportunità migliore, ma anche la città migliore. La cosa che mi è piaciuta di più di loro è che già dalla prima chiamata c’erano tutti. Le altre volte nella prima chiamata con altre università c’era l’assistente che si presentava, mentre ad Arizona State già dalla prima chiamata c’erano tutti e sono stati molto carini. Mi hanno appunto spiegato che l’allenatrice è arrivata quest’anno, lo scorso anno ha vinto come migliore allenatrice in un’altra conference (Molly Miller, dal 2020 al 2025 a Grand Canyon, 32-3 e un viaggio al torneo nel 24-25 ndr). É una ragazza giovane, ha due figli, e tutto lo staff mi è sembrato subito molto carino ed empatico. Per me questa è una cosa molto importante perché, nel momento in cui vai oltreoceano, è importante avere delle figure all’interno del campus che siano comunque umane, sennò secondo me è molto difficile fare bene. Mi hanno spiegato il loro progetto: la squadra è quasi tutta nuova, hanno parlato di come mi vedevano all’interno del team, avevano una visione molto simile alla mia. Io voglio continuare a lavorare sul ruolo di 4, allargare il campo ed essere una giocatrice dinamica. A loro è piaciuta proprio questa mia caratteristica e mi vedono in questa prospettiva.

Il tuo committ è arrivato tardi, non hai ancora visitato il campus giusto? 

Ho deciso a fine aprile, inizio maggio e ovviamente non c’erano i tempi per organizzare la visita, quindi ad agosto partirò per la prima volta per l’Arizona. Però mi hanno fatto vedere il campus, ho iniziato già a sentire le mie compagne che si stanno già allenando da giugno. La coach, col fatto che la squadra era nuova, ha voluto costruire subito delle fondamenta. Mi mandano dei video in cui mi salutano, sono molto carine. Lo staff mi ha provato a spiegare la vita nel campus, ma finché non sei lì tante cose non le capisci. Ad esempio, a me ha aiutato Antonia Peresson (ex guardia di Georgia Tech, ora play a Villafranca ndr) che mi ha detto che una volta lì avrei capito tutto. Mi hanno fatto fare un orientamento online con altri ragazzi con dei power point per spiegarmi un po’ come è vivere in America. Ma lo capirò una volta arrivata.

Passiamo al campo. Abbiamo detto squadra nuova, in ricostruzione, coach al primo anno, secondo anno di Big 12. Le Sun Devils sono un po’ di anni che non arrivano al torneo, ma l’università è ambiziosa. Che idea ti sei fatta su squadra e ambizioni per l’anno prossimo? Sei l’unica europea nel roster, vero?

Si, sono l’unica europea ed è una cosa che un pochettino mi spaventa. Mi ero messa come requisito il fatto di non essere l’unica, ma la perfezione non si può raggiungere. Sono tutte ragazze americane, a parte una brasiliana, però parlando con gli allenatori mi hanno detto che il loro obiettivo nei prossimi anni è di reclutare altre ragazze europee perché gli piace molto il modo in cui giocano. Noi europei abbiamo già avuto esperienze in squadre senior, quindi abbiamo magari più visione, abbiamo un basket diverso. Non ne hanno prese tante al momento perché si sono concentrati sul portal, molte ragazze si sono trasferite quest’anno.

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Sulle procedure per il visto e sul NIL come stanno andando le cose? 

La situazione per il visto al momento è complicata, la procedura è molto lunga. Loro devono essere sicuri di diecimila cose diverse. Io sono riuscita a prendere un appuntamento e sono in attesa di farlo. Sul NIL non so ancora molto.

Sei una giocatrice che spazia tra il ruolo di 4 e il ruolo di 5. Quali sono gli obiettivi in questo primo anno dal punto di vista del gioco, cosa pensi di dover migliorare e su cosa devi lavorare?

Il mio obiettivo principale per il primo anno è migliorare dal punto di vista fisico. Lì l’impatto fisico, atletico, di ritmo è altissimo e già riuscire a pareggiare quel livello sarebbe un buon obiettivo per il primo anno. Credo che ci vorrà del tempo ma è importante perché secondo me è la base del gioco. Un po’ per tutte il primo anno lo scoglio da superare è quello dell’aggressività e la fisicità. Ci vorrà tanto lavoro in sala pesi ma, secondo me, anche tanto lavoro mentale, su come approcciare il gioco in quella maniera. La mia volontà di giocare da 4 nasce principalmente per le mie caratteristiche fisiche: sono una molto dinamica, non avendo un corpo pesante e quindi mi piacerebbe giocare da 4. Ovviamente mi vedo anche come una giocatrice che può giocare anche da 5, è quello con cui io sono nata. Poi mi piace molto il fatto che, essendo molto dinamico, leggono poco il gioco e quindi posso sperimentare anche senza palla, giocare di tagli e in post alto, che magari mi possano aiutare nel costruire questo gioco.

Sai già quale sarà il tuo posto in rotazione, ti sei fatta un’idea?

Allora, non essendo ancora stata lì, non ho ancora idea di che squadra mi trovo davanti, ma la cosa che mi fa ben sperare è che, essendo una squadra nuova, non ci sono gerarchie ben definite. Sarei più preoccupata se ci fosse una giocatrice presente a roster da tempo, di cui la coach si fida, invece è tutto aperto e sarà anche una sfida, mi piace questa cosa.

Martina Fantini

Il basket femminile in America sta esplodendo, le tue partite verranno trasmesse su Espn perchè in America è straseguito, come ti fa sentire?

É molto bello. In America, lo sport femminile è visto in maniera diversa. C’è un seguito diverso, le persone si affezionano, è molto più vissuto. In Italia è difficile che una squadra sia seguita, che i palazzi siano pieni, quindi secondo me sarà molto emozionante.

Pensi già di fare tutti e quattro gli anni in America?

Io mi faccio questo primo anno, poi vediamo quello che accade man mano. Ovviamente la borsa di studio è di 4 anni quindi io spero di riuscire a stare bene e rimanere. La mia idea è di finire il percorso accademico.

É stata l’estate del bronzo europeo della Nazionale Maggiore: come hai vissuto da spettatrice questa cavalcata? 

Allora eravamo tutte insieme in raduno perché abbiamo fatto la prima parte in quel periodo e la sera vedevamo insieme tutte le partite. É stato molto bello perché comunque avere una nazionale senior che è riuscita a trasmetterci tante emozioni e a vincere anche una medaglia importantissima ti dà un’emozione molto forte. Sai che dietro si sta muovendo qualcosa, ora anche l’Under 20 maschile ha vinto un oro penso storico. Si vede che si sta riaccendendo qualcosa ed è bello, si sente che il movimento ha un traino forte, dalla testa fino alle giovanili.

Martina Fantini

Facciamo che agosto 2026, tra un anno esatto, ci risentiamo sempre per un’intervista. Saresti contenta se fosse successo cosa?

Il mio obiettivo è quello di trovare il mio spazio all’interno della squadra. Mi auguro di poter giocare perché non è scontato che chi va in America, giochi i primi anni. A livello personale spero di essere migliorata molto fisicamente e anche tecnicamente in quello di cui abbiamo parlato prima. E poi di squadra penso che siamo una squadra forte, molto ambiziosa sentendo parlare l’allenatrice quindi ovviamente fare la migliore stagione possibile. Poi non essendo ancora arrivata non so bene quali siano gli obiettivi.

 

 

Dopo l’incredibile bronzo conquistato all’europeo Under 20 dalle ragazze di coach Alessandro Piazza, abbiamo richiamato Martina qualche giorno prima che partisse per gli USA,

Raccontaci un po’ com’è andato questo torneo: anche qui in molti dopo il girone non si aspettavano una medaglia e invece… 

Venivamo da un mese di preparazione quasi impeccabile, abbiamo lavorato molto e abbiamo vinto tutte e sei le amichevoli disputate, l’impatto e anche l’emozione di un campionato europeo sono però diverse, per alcune di noi era la prima esperienza e credo che il girone ci sia servito per rompere il ghiaccio. Capire cosa avevamo sbagliato ci ha permesso di ritrovare la nostra dimensione e identità. Gli ottavi sono sempre la partita più importante e abbiamo reagito in modo incredibile, superando la Lettonia con una netta vittoria, questo ci ha dato fiducia per le fasi successive. Come gruppo squadra eravamo consapevoli dei nostri punti di forza e il girone ci è servito per capire come sfruttarli al meglio per raggiungere un risultato secondo me più che meritato.

Tanti minuti da 4 in uscita dalla panchina, alcuni anche da 5, una grande finalina a marcare Tygger: che torneo è stato per te?

Personalmente sono molto orgogliosa del mio torneo, l’anno scorso non avevo avuto la possibilità di partecipare a causa di un infortunio e l’anno prima lo avevo vissuto con una consapevolezza diversa. Quest’anno mi sentivo più pronta e avevo tanta voglia di aiutare la squadra, sono molto contenta di aver concretizzato il lavoro fatto quest’anno a Faenza con una bella medaglia.

Sui social il coaching staff di Arizona State si è fatto sentire molto. Come sono stati i contatti con loro durante queste settimane?

Durante queste settimane lo staff di Arizona mi ha dato molto supporto, mi ha fatto molto piacere vedere come già tenessero a me come giocatrice e come persona e non vedo l’ora di iniziare questo nuovo percorso. È un università molto grande e prestigiosa e mi ha fatto enormemente piacere l’attenzione sui social che mi hanno dedicato, credo che dimostri molto attaccamento alla squadra.

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