Ci troviamo a buttare giù queste righe all’indomani di una prestazione da 3 punti in 14 minuti di Matteo Picarelli. E sapete qual è la cosa buffa? È che con lui ormai è proprio questo tipo di boxscore a “fare notizia”, visto che i numeri messi insieme fin qui sono stati tutto fuorché anonimi. Diciamo pure eccellenti: 13.0 punti in 23.4 minuti dopo 8 partite, 50% tondo tondo da tre punti su ben 6.5 tentativi di media. Una efficienza realizzativa di altissimo livello che lo pone saldamente in Top 20 nell’intera Division I in altre tre voci statistiche: Offensive Rating (18°), Effective Field Goal (13°) e True Shooting (15°). Lui lassù insieme a pochi altri, in un universo sportivo popolato da oltre 4500 studenti-atleti. Mica male.
Nelle quattro uscite precedenti a quella citata, il numero 34 di UMBC aveva segnato 5 triple in ogni partita, né una di più né una di meno. Canestri pesanti per vincere contro Lafayette e Central Connecticut, o fiammate nel finale per riaccendere speranze di rimonta (poi non concretizzatesi) nelle trasferte contro UNC Greensboro e Georgetown. L’azzurro più caldo del momento è lui, nettamente. E per i Retrievers può essere il sesto uomo di lusso che cambia i destini di una stagione.
Spazi conquistati con le unghie e con i denti
Che il tiro fosse il pezzo forte della casa, noi in Italia lo sapevamo da prima che Picarelli andasse oltreoceano. Dimostrarlo di là però è un’altra storia. Il suo primo anno di college, fra pandemia e infortuni, è da segnare con l’asterisco: 9 gare, 6.3 minuti di media e 2/13 in totale dalla distanza. Un campione statistico troppo ridotto per essere affidabile nel descrivere il giocatore.
Al più classico dei reset totali che ogni europeo deve affrontare da matricola, si è poi aggiunto il cambio di panchina, con Ryan Odom diretto a Utah State. “Lo staff [di Odom] sapeva che giocatore fossi, avendomi reclutato. Invece il nuovo allenatore non ne aveva idea”, racconta Picarelli. “Nei primi colloqui mi aveva chiesto cosa fossi capace di fare: quando rispondevo ‘tiro’, lui faceva notare le percentuali del primo anno. Non è colpa sua: vivono nel loro mondo, pochi allenatori guardano al di fuori degli Stati Uniti. Quindi ho dovuto ricominciare da zero”.
Qualche segnale di utilizzo in crescita s’era visto l’anno scorso, ma è in questo che è arrivata la svolta vera. Una svolta che nessuno gli ha regalato, perché UMBC abbonda di guardie nel roster e, fino alla prima palla a due della stagione, non era chiaro quale sarebbe stato l’impiego di Picarelli. Lui però si è fatto trovare strapronto nella trasferta a Tulane, convincendo il coach a lasciarlo in campo per 24 minuti.
Sono passate oltre tre settimane e Jim Ferry non è tornato sui propri passi. L’estrema pulizia tecnica e la rapidità che Picarelli mostra in uscita e il grilletto facile da piazzato si stanno rivelando armi toste da arginare per gli avversari, anche se ormai lo conoscono e azzardano qualche contromisura. Con Georgetown, per esempio, a marcarlo c’era Akok Akok, mobile 2.08 con un wingspan di circa 223 cm. Non è servito a infastidirlo, perché l’azzurro alla fine riusciva comunque a segnargli in faccia.
🇮🇹 Matteo Picarelli is an exceptional shooter off the catch and has been absolutely on fire from beyond the arc lately
5-9 vs Lafayette
5-8 vs CCSU
5-9 @ UNCG
5-10 @ GTownThe @UMBC_MBB junior is shooting 54.3% on 6.6 3PA after 7 games, ranking 4th across D1 players avg 5+ 3PA pic.twitter.com/Qkv0BAu4Rx
— CBB Europe (@CBB_Europe) November 28, 2022
Non solo tiro da fuori
Bisogna sottolineare che il tabellino magro con Coppin State citato all’inizio è stato senza conseguenze: UMBC ha dominato in maniera imbarazzante (+55 a metà ripresa, 109-82 alla fine) e quindi Ferry ha chiamato poco in causa il nostro, dando parecchi minuti al fondo della panchina, walk-on compresi.
Una vittoria che sicuramente rappresenta una buona iniezione di fiducia, visto che l’avversaria non era una squadra materasso come negli anni passati e viste le due sconfitte dalle quali proveniva la formazione di Baltimora: “Di sicuro non siamo contenti”, ci aveva detto Picarelli qualche giorno fa, “ma siamo anche consapevoli che stiamo migliorando di squadra. Nonostante abbiam preso parziali importanti nelle due gare, siamo riusciti a rimanere compatti e in partita”.
In questo momento la squadra (che ha record 4-4 affrontando un calendario al contempo fattibile e probante) brilla in attacco e dà dei bei mal di pancia agli avversari con la sua precisione dalla distanza, ma è anche parecchio indietro difensivamente (#336 in D1 per Adj. Defense), un tallone d’Achille che si porta dalla stagione scorsa. A onor del vero, Picarelli non sfigura individualmente da questo punto di vista, mostrando voglia di sacrificarsi nei mismatch e reattività lontano dal pallone. Cosa quest’ultima che ha avuto un certo peso nella vittoria su Lafayette, rimediando un sfondamento clutch nel finale punto a punto.
🇮🇹 Matteo Picarelli led @UMBC_MBB to a 71-63 win over Lafayette with a career-high 19 PTS (6-10 FG, 2-5 FT)
Excellent shooting display and clutch plays on both ends for the former Aquila Trento guard. He's earning substantial PT this year and is 10-for-19 from 3P after 4 games. pic.twitter.com/ozf0w6mxj0
— CBB Europe (@CBB_Europe) November 18, 2022
“È un aspetto sul quale ho sempre saputo di dover lavorare, già da quando avevo 16-17 anni”, dice Picarelli. “Anche quand’ero in Svizzera in mezzo ai senior notavo che facevo fatica. Poi a Trento mi ha aiutato tantissimo allenarmi con la Serie A, ho proprio fatto un salto in quei 4-5 mesi prima del Covid”. L’approdo nel mondo NCAA, poi, ha in un certo senso rinfocolato questa voglia di migliorare, in una maniera diversa che in passato: “Sembra brutto a dirsi, ma quando uno va a giocare con gli americani e ti vedono che sei un europeo bianco sotto l’1.90 si dicono ‘attacchiamolo’. Quindi per forza ho dovuto lavorarci [sulla difesa], proprio per rimanere in campo”.
È lui l’arma in più
Continuare a lavorare individualmente e di squadra in difesa, segnare come sa fare dalla distanza e magari approfittare più frequentemente delle attenzioni che attira sull’arco per battere l’uomo e concludere in floater (arma, quest’ultima, già intravista e che Picarelli garantisce di aver affinato). Portare tutte queste cose dalla panchina può essere quel qualcosa in più che fa fare il salto di qualità a UMBC, squadra che fin qui si è comportata bene nel nuovo corso Ferry – l’anno scorso è arrivata in finale di conference da darkhorse – ma che non gode dei favori dei pronostici nell’America East.
Si parla tanto di Vermont, andata al Torneo NCAA tre volte in cinque stagioni, e della rampante Bryant che di recente ha fatto lo scalpo a Syracuse. “L’America East sarà una conference molto impegnativa e più competitiva dell’anno scorso”, dice Picarelli. “Ci sono squadre molto insidiose: Bryant, chiaramente, la stessa Vermont che ha avuto un inizio non facile ma sta giocando contro squadre di alto livello. Maine e New Hampshire sembrano venire un po’ dal nulla e quando cambi allenatore e giocatori non sai mai cosa aspettarti. UMass Lowell invece ha riportato tanti returners ed è una squadra pericolosa”.
UMBC è un po’ lì nel mezzo, più verso la parte alta che bassa, e può ambire a diventare la terza forza. O quantomeno una mina vagante che provoca qualche dispiacere a marzo. Di certo però l’Am. East sarà capace di offrire sfide intriganti già prima che si arrivi al mese fatidico della stagione, come spiega lo stesso Picarelli: “Vermont è il campo più difficile che abbia mai affrontato. Non solo per l’atmosfera, perché è sempre pieno, ma anche perché è una palestrina piccolina in cui loro non sbagliano mai. Vincere lì è davvero un’impresa e infatti l’anno scorso sono rimasti imbattuti in casa”. Oltretutto arrivarci è difficile e anche se arrivi non sai quando te ne puoi andare a casa: “L’anno scorso dopo la finale di conference siamo rimasti bloccati per via della neve. Avevamo giocato di sabato a mezzogiorno e siamo potuti ripartire solo la domenica sera”.
Niente viaggi extralusso e facilities da nababbi: anche questo è fascino mid-major. E contiamo sul fatto che Picarelli ne aggiunga un pizzico di suo quest’anno in campo, fra una bomba e l’altra, da regalare a noi appassionati italiani.