Il nome più importante della NCAA East Coast Selection arrivata per affrontare la Nazionale Sperimentale Italiana, a Vicenza nel corso del College Basketball Tour, è senza dubbio quello di Charlie Moore. La guardia da Chicago è stato Mr. Basketball dell’Illinois e, dopo una stagione in panchina successiva al transfer da California, nella prossima stagione prenderà in mano la regia dei Kansas Jayhawks per ricondurla alle Final Four. BasketballNcaa lo ha intervistato.
Sei già al secondo anno consecutivo in Italia, queste esperienze funzionano?
Sì, per me è molto utile. L’anno scorso ho giocato in Italia con Kansas e mi ha aiutato a entrare nei ritmi di squadra e spogliatoio. Quest’anno invece mi sta servendo per tenermi in forma e riprendere il ritmo partita dopo essere stato fermo un anno.
In carriera non eri mai stato fermo così tanto. Come l’hai gestita?
Coach Self, i compagni di squadra e tutto lo staff mi hanno aiutato a stare concentrato. Sono pronto alla prossima stagione e voglio aiutare la squadra a vincere. Non si è mai preparati a stare fermi così tanto quindi non vedo l’ora di giocare.
La scorsa stagione è stata ottima per Kansas, con l’arrivo alle Final Four. Come sarà la prossima?
La squadra dell’anno prossimo è molto forte, talentuosa e guidata da giocatori esperti. Dobbiamo entrare subito nei meccanismi offensivi ed eseguire i piani del coach. Ci stiamo preparando molto dal punto di vista difensivo. Se troviamo la giusta intesa, non abbiamo limiti.
Dovresti essere la point guard titolare nonostante i più talentuosi freshmen di Kansas siano proprio due guardie, Quentin Grimes e Devon Dotson. Senti la competizione o sei fiducioso del tuo ruolo in squadra?
Sono pronto a qualsiasi ruolo aiuti la squadra a vincere. Non sto pensando più di tanto al fatto di essere o meno in quintetto, mi concentro solo sulla preparazione e sul dare il 110% ogni volta che tocco il campo. L’importante è vincere: fino a che si vince, va tutto bene.
Parliamo di te. Al liceo hai vinto il premio di Mr. Basketball dell’Illinois. Ci sono stati in cui vincere quel premio è particolarmente importante, e l’Illinois è uno di questi. Ti è cambiata la vita dopo il premio?
Sì, vincerlo in Illinois è più speciale che altrove. Un onore e un’emozione indescrivibile per cui tuttora ringrazio i miei compagni e i miei allenatori del liceo. Devo fare in modo che sia un punto di partenza per fare del mio meglio per la città di Chicago, dove sono nato e cresciuto, e tutto lo stato dell’Illinois, dove tornerò certamente spesso in futuro. Voglio lasciare un segno importante.
Come hai detto, vieni da Chicago e chi ti segue sui social media sa che sei molto legato alla tua città di origine pur vivendo altrove da più di due anni. Parliamo quindi di una cosa in comune tra la cultura italiana e quella di Chicago: la pizza. Deep dish o thin crust?
Ultimamente sono più un tipo da thin crust, anche se è una preferenza temporanea. Ora però sono a dieta. O meglio, torno a essere a dieta una volta negli Stati Uniti perché il cibo qui è fantastico.
E la pizza migliore di Chicago dove si mangia?
Difficile da dire. Per me è Giordano’s. Se mai dovessi andare a Chicago, passa a provarla.