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Nba preview – Rookie e Sophomore (Atlantic)

Celtics 2016 Draft Picks
Autore: Sergio Vivaldi
Data: 6 Ott, 2016

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Quest’anno, basketballncaa.com apre una finestra sulla Nba ma lo fa a modo suo. Non ci interessa sapere chi vincerà il titolo, né chi sarà l’Mvp. A noi interessa conoscere il destino dei giocatori che hanno appena fatto il salto tra i professionisti. Vogliamo sapere come inizieranno le loro carriere e in quali situazioni. Perché tante volte, la fortuna di un rookie dipende anche dal contesto di squadra in cui finisce.

Qualcuno nasce LeBron James e domina, ma il contorno povero di talento lo convince a cambiare squadra per vincere. Qualcuno nasce Evan Turner, e serve la creatività di un allenatore, una struttura solida e la squadra giusta per far vedere di cosa è capace; o magari ci sono i mezzi ma non la testa, come nel caso di Hassan Whiteside: in quel caso, meglio fare i vagabondi per qualche anno e crescere prima di tornare. Altri ancora non hanno la stessa fortuna.

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Jonny Flynn con la maglia dei Minnesota Timberwolves

Qualcuno ricorda il destino di Johnny Flynn? Due anni passati a mettere a ferro e fuoco la Big East con Syracuse, Big East Rookie of the Year, MVP del torneo della Big East, e un epico quarto di finale del torneo di conference contro Uconn vinto dopo sei supplementari. Convinse tutti di essere migliore di un ragazzino che giocava a Davidson, tale Stephen Curry. Fu la sesta scelta al draft per Minnesota, e in quegli anni i Twolves erano il simbolo della franchigia disfunzionale. Per esempio, alla numero cinque furono sempre loro a scegliere Ricky Rubio, due chiamate consecutive in lottery per due point-guard, con un allenatore (Kurt Rambis, ex assistente di Phil Jackson) a cui era stato chiesto di implementare la Triple Post Offense, o se preferite il Triangolo, un sistema di gioco in cui i playmaker sono di contorno.

Ecco, il contesto è tutto. Da qui la voglia di sapere dove finiranno questi ragazzi che abbiamo imparato a conoscere al college, per capire se sapranno affermarsi anche al piano di sopra. Oggi si parte con le squadre dell’Atlantic Division, nei prossimi giorni arriveranno le altre 25.

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Boston Celtics

Sophomore: RJ Hunter, Terry Rozier, Jordan Mickey
Rookie: Jaylen Brown, Guerschon Yabusele, Ante Zizc, Demetrius Jackson, Ben Bentil, Abdel Nader

I Celtics puntano almeno al secondo turno di playoff e i minuti a disposizione per giocatori ancora acerbi saranno pressoché nulli, problema non da poco per le nove scelte degli ultimi due draft. Tra coloro che sembrano sicuri di far parte della rotazione c’è Terry Rozier, che ha chiuso l’anno in crescendo, dimostrandosi utile almeno in fase difensiva durante i playoff.  Ha lavorato in estate e mostrato progressi in Summer League in particolare sul tiro e in fase di creazione e gestione di gioco per gli esterni, area in cui Boston è scoperta dopo la partenza di Turner.

Celtics 2016 Draft Picks

Da sinistra a destra: Jaylen Brown, Guerschon Yabusele, Ben Bentil, Ante Zizic e Abdel Nader.

Brown, terza scelta assoluta al draft, è nella posizione ideale per emergere. Era un giocatore offensivamente da costruire anche per la Ncaa, e la decisione di passare tra i professionisti ha fatto storcere il naso a molti, inclusi i suoi nuovi tifosi. In una squadra con buone opzioni offensive e con ambizioni di post-season, il minutaggio dipenderà soprattutto da quanto sarà rapido ad assimilare gli schemi difensivi di coach Stevens. Il suo atletismo lo renderà un fattore sulle linee di passaggio, fondamentale su cui i Celtics hanno costruito molto del loro gioco (anche offensivo) nella passata stagione. Se tutto procederà senza intoppi, sarà in rotazione da subito, eroe del Garden entro Natale e primo cambio di Crowder dopo l’All-Star Game.

Ante Zizic rimarrà almeno per un altro anno al KK Cibona Zagabria mentre Guerschon Yabusele, dopo le ottime prestazioni in Summer League, è stato parcheggiato in Cina agli Shangai Sharks. Abdel Nader, dopo qualche tira e molla, sarà stabilmente con i Red Claws in D-League. Demetrius Jackson ha firmato per 5.5 milioni in 4 anni, sulla stessa linea dei 5 milioni in 4 anni dati a Mickey l’anno scorso. Sono cifre record per giocatori scelti al secondo giro, indizi tangibili di fiducia nei loro mezzi e garanzia di far parte di un roster che deve essere ridotto a 15 contratti a fine training camp, a fronte dei 16 attuali. A essere tagliato sarà quindi uno tra Hunter, che ha deluso anche quando le aspettative sono state abbassate, Young, al suo terzo anno e lontano dall’essere un giocatore da rotazione ma comunque il più giovane dopo Brown, e Bentil, il cui contratto è parzialmente garantito.

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Brooklyn Nets

Sophomore: Rondae Hollis-Jefferson, Chris McCullough,
Rookie: Caris LeVert, Yogi Ferrell, Isaiah Whitehead

Il ritorno di Hollis-Jefferson dall’infortunio sarà manna dal cielo per i Nets: pur in sole 29 gare e in 21 minuti a partita, l’ala ex Arizona ha registrato 9.8 punti, 9 rimbalzi, 2.5 assist, 2.3 rubate e 0.9 stoppate (per-36 min) a fronte di 1.5 perse. Sono numeri da titolare, ruolo che già ricopriva al momento dell’infortunio. Non sono sufficienti a renderlo il volto della franchigia, ma è sicuramente il tipo di giocatore che si vuole affiancare alla propria stella. Peraltro, i Nets non hanno grandi speranze di acquisire un giocatore di quel tipo nel futuro prossimo, quindi saranno costretti a puntare forte su RHJ, nella speranza che sviluppi un gioco offensivo rispettabile.

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Rondae Hollis-Jefferson

La domanda che si sono posti molti gm al momento del draft è se LeVert riuscirà a rimanere integro. Il chirurgo che lo ha operato al piede l’ultima volta è stipendiato dai Nets, e nessuno può saperlo meglio di lui. Se dovesse avere ragione, LeVert è subito candidato a steal, perché il talento non si discute e in un draft come quello del 2016 sarebbe stato materiale da lottery.

Whitehead ha firmato un contratto da 4.6 milioni in 4 anni, ai quali si aggiungono i 3 milioni spediti agli Utah Jazz la notte del draft per completare lo scambio tra la scelta #46 e la #55. L’investimento dimostra che i Nets puntano su di lui, ma gli sarà difficile trovare minuti con continuità in questa stagione. La concorrenza è forte per i due ruoli in guardia, anche se nessuno sembra offrire garanzie, neanche i due titolari.

Yogi Ferrell ha firmato come undrafted e, visto il suo ruolo, vale lo stesso discorso fatto per Whitehead con l’aggravante di avere un contratto di un anno parzialmente garantito. Lo si vedrà più spesso in D-League che in Nba, ma se saprà guadagnarsi la fiducia dell’allenatore, l’anno prossimo sarà di aiuto.

Yogi Ferrell con la maglia dei Brooklyn Nets

Yogi Ferrell con la maglia dei Brooklyn Nets

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New York Knicks

Sophomore: Kristaps Porzingis
Rookies: Mindaugas Kuzminskas, Marshall Plumlee

Che Kristaps Porzingis non fosse timido si era capito da quella serie infinita di schiacciate direttamente da rimbalzo d’attacco. Poi Durant lo ha definito un unicorno e Nowitzki ha detto che non sarà una meteora. E quest’anno i Knicks dovrebbero avere un allenatore che intende farlo giocare nel suo ruolo, cioè come ala forte con spezzoni da centro. Le statistiche potrebbero peggiorare, sia perché il rinnovato roster dei Knicks gli toglierà molti palloni a disposizione sia perché ormai gli avversari hanno imparato a conoscerlo e saranno molto più cauti nell’affrontarlo. La crescita dovrà essere sul piano tattico, e KP non è tipo da tirarsi indietro. Ogni statistica, di base o avanzata, lo proietta al ruolo di superstar della lega e al momento lui è uno dei candidati a ridefinire il ruolo di centro nel futuro prossimo, che si spinge sempre più verso il cosiddetto playmaking-center. Sarà interessante capire quante responsabilità oserà dargli coach Jeff Hornacek, e a chi le toglierà.

Mindaugas Kuzminskas e Marshall Plumlee troveranno sicuramente poco spazio. La tenuta fisica di Noah e di Melo non è quella dei tempi d’oro ma, a meno di sorprese o infortuni, faranno collezione di DNP.

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Philadelphia 76ers

Sophomore: Jahlil Okafor, Richaun Holmes, T.J. McConnell
Rookie: Ben Simmons, Timothe Luwawu, Joel Embiid, Dario Saric

Sembra strano vedere così tanto talento a roster per una squadra che ha fatto del tanking un’arte. L’ex gm Sam Hinkie e il suo Trust the Process hanno consegnato ai 76ers una prima scelta, Ben Simmons, esattamente il tipo di giocatore di cui Philly aveva bisogno nel ruolo in cui aveva meno bisogno. Le aspettative erano alte, si parlava di affidargli le chiavi della squadra, di un sovraffollamento nel reparto lunghi da risolvere, ma l’infortunio di pochi giorni fa lo obbligherà a un lungo stop e forse a saltare tutta la stagione. Una frattura al V metatarso del piede è molto pericolosa ma pare che non sia una frattura da stress, dovuta al super lavoro estivo.

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Ben Simmons

Il giocatore da cui dipenderà buona parte del futuro di Philadelphia è Joel Embiid, finalmente arruolabile, ma col contagocce: la società ha già annunciato che avrà una restrizione sui minuti e non giocherà la seconda partita dei back-to-back. Al college era stato paragonato a Olajuwon, e per una volta un paragone del genere non sembrava una forzatura. Poi gli infortuni, che lo hanno costretto a due anni di inattività. Atteso tanto a lungo da far scendere buona parte dell’hype che lo circondava, arriva in Nba un giocatore che potrebbe essere fenomenale, ma di cui nessuno può prevedere le condizioni fisiche, anche in ottica futura, dopo due anni lontano dalle competizioni e soprattutto quanti minuti rimarrà sul parquet. Se dovesse rispettare anche solo il 70% delle attese, Philadelphia avrà il suo talento generazionale, e gli allenamenti fanno ben sperare.

C’è molto ottimismo sul futuro di Dario Saric, e il talento è fuori discussione, ma resta da capire come si adatterà alla Nba. Ha ottima visione di gioco e buona capacità di attaccare in palleggio, il tiro è migliorato in stagione ma non è ancora affidabile e sembra troppo leggero per giocare in post. Simmons aveva la precedenza nelle gerarchie di squadra, e lui ne sembra la copia meno talentuosa, ma dopo l’infortunio dell’ex LSU, Saric troverà spazio e occasioni.

Timothe Luwawu sembrava dovesse rimanere parcheggiato al Mega Leks un altro anno, e invece andrà a Philadelphia e farà parte della squadra, anche se sembra improbabile vederlo in campo, più facile che si trovi ad accumulare minuti in D-League in attesa di costruirsi un tiro affidabile.

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Jahlil Okafor

Giudicare Jahlil Okafor dopo un solo anno in una squadra così povera di talento sarebbe prematuro. Resta un talento smisurato in un’epoca in cui la Nba si sta allontanando dalla sua specialità, il gioco in post, ma un rookie da 17.5 punti e 7 rimbalzi a partita non può essere considerato un bidone, non a queste condizioni. Per fare un paragone, DeMarcus Cousins chiuse il suo primo anno con una media di 14 punti e 8.6 rimbalzi a partita con un roster imbarazzante di contorno.

Il futuro dei lunghi di Philadelphia dipenderà molto dalla salute di Embiid, ma ormai, qualsiasi decisione sembra rinviata all’estate.

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Toronto Raptors

Sophomore: Norman Powell, Delon Wright
Rookie: Jakob Poeltl, Pascal Siakam, Jarrod Uthoff, Fred VanVleet

Norman Powell ha sorpreso durante i playoff, e ora è chiamato a confermare il potenziale espresso. Ha il fisico e le braccia per essere un fattore in difesa, e se riuscisse a confermare o migliorare il 40% da dietro l’arco, allora i Raptors avrebbero un giocatore in grado di aprire il campo per DeRozan e di garantire a coach Casey una certa flessibilità nella scelta dei cinque da mandare in campo. Delon Wright, invece, ha passato la stagione tra prima squadra e D-League, e in Summer League si è slogato una spalla, infortunio che lo costringerà a rimanere fermo per tutto il 2016.

Jakob Poeltl, a sinistra, e Pascal Siakam, a destra.

Jakob Poeltl, a sinistra, e Pascal Siakam, a destra.

Jacob Poeltl sembrava una scelta necessaria, vista l’inevitabile partenza di Biyombo. Servirà pazienza, come con tutti i giovani nel suo ruolo, ma ha dimostrato al college di saper migliorare in fretta  e le sue capacità di vedere linee di passaggio dal post – fronte e spalle a canestro – lo aiuteranno a inserirsi. Per essere davvero efficace, dovrà lavorare sul tiro e trovare buone percentuali dal gomito.

La scelta di Pascal Siakam al primo giro a fatto storcere il naso a molti, ma è una scommessa sul potenziale del giocatore e su quello che ha fatto vedere a New Mexico State. I minuti saranno pochi e la concorrenza tanta, così come per il pari ruolo Jarrod Uthoff, il cui contratto è parzialmente garantito. Non è da escludere che Uthoff venga tagliato per poi firmare con i Raptors 905, la squadra affiliata ai Raptors in D-League. Più facile che a roster rimanga Fred VanVleet, ma anche in quel caso sarà assegnato in D-League per la maggior parte del tempo, visto che il backcourt dello scorso anno è rimasto invariato.

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