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Phila: i problemi sono ancora molti

Autore: Sergio Vivaldi
Data: 20 Ott, 2018

Nessuno sa veramente cosa aspettarsi dai Philadelphia 76ers in questa stagione, forse neanche coach Brett Brown. Si immaginava l’arrivo di una star in estate, ma i tifosi si sono dovuti accontentare di Mike Muscala e Wilson Chandler. Di conseguenza, i rifettori si accenderanno ancora di più sulla coppia Ben SimmonsJoel Embiid, già etichettati come superstar da chiunque ma con ancora tanti punti interrogativi a cui rispondere.

A loro si aggiunge l’incognita Markelle Fultz, di fatto al suo primo anno di Nba e con il rischio di essere il vero ago della bilancia del presente e futuro di Philadelphia. Nessuno sa cosa gli sia veramente successo, ma la trasformazione è evidente in questa clip. I primi sono due tiri presi da Fultz nella gara di apertura contro Boston pochi giorni fa, i secondi due sono presi dalla Summer League 2017.

 

Non c’è solo la forma del tiro, è anche la ricerca dello spazio, l’insicurezza che nei primi due esempi lo spinge a rifiutare due triple aperte. Tiri che prendeva con regolarità a Washington. Come è possibile un cambiamento del genere? È un problema fisico o mentale? Fultz è stanco della domanda. Un infortunio alla spalla lo ha fermato a inizio stagione, e da lì sono nati i problemi. “Poniamo che sia una rottura del crociato, o del tendine d’Achille. Appena inizi la riablitazione, appena abbandoni lo stivale ortopedico, penserai a quel piede… non lo senti come prima, ma cos’è? Se ti succede qualcosa, inizi a pensarci. Perché sei una persona normale”, spiega Fultz.

Secondo Drew Hanlen, personal trainer di vari giocatori e uno dei migliori shooting coach in circolazione, il ragazzo ha scordato quanto immagazzinato nella memoria muscolare, sostituendo a un gesto diventato autormatico una serie di esitazioni e movimenti sbagliati che lo hanno reso inefficace. E il tiro, riguardando i primi due tentativi in quella clip, è migliorato rispetto ai primi tempi dopo l’infortunio. Fultz non sembra più un lanciatore di pesi con l’attrezzo sbagliato tra le mani.

 

Ma siamo ancora lontani dai livelli post-draft della scorsa estate. Le buone intenzioni dei tifosi, l’incoraggiamento costante rivolto al ragazzo, ha reso la situazione ancora più grottesca. Nella gara contro i Chicago Bulls di giovedì notte la reazione a una tripla realizzata dalla guardia era paragonabile a quella dei tifosi di Miami dopo il tiro di Ray Allen in gara 6 delle Finals 2013.

 

Definirla esagerata è poco. Vero anche che se Fultz rimarrà questo per tutta la stagione, i 76ers sono nei guai. La capacità di creare dal palleggio e di essere una minaccia al tiro – pur con tutti i miglioramenti che era chiamato a fare – sono fondamentali per una squadra con seri problemi da oltre l’arco. Non si tratta solo di Ben Simmons (di più su di lui a breve), ma dell’intero roster. Joel Embiid si è fermato al 31% la scorsa stagione, e comunque sarebbe uno spreco delle sue capacità fisiche. Robert Covington è un tiratore seriale, e quando non è in serata gli avversari gli lasciano spazio. Dario Saric (39%) e JJ Redick (42%) sono gli unici affidabili, ma siamo intorno agli 11 tentativi a gara in due la scorsa stagione. Troppo poco. Dalla panchina non c’è molto a cui attingere. D’altra parte, la risposta per una squadra che punta in alto non poteva essere Marco Belinelli e Ersan Ilyasova.

Serve più equilibrio nelle critiche a Simmons: deve sicuramente lavorare sul tiro ed è inaccettabile che rifiuti di prendere un jumper dal gomito. Deve migliorare in quel fondamentale, perché la strada per la gloria presente e futura passa per Boston. I Celtics lo hanno difeso in modo magistrale lo scorso maggio e non hanno cambiato di una virgola l’approccio nell’esordio stagionale, ottenendo lo stesso risultato. Ma è anche midiciale in contropiede e vive di un atletismo e una visione di gioco da fantascienza. Circondarlo di minacce da oltre l’arco è il modo più semplice per sbloccare le sue immense capacità. La colpa, grave, è il 56% dalla lunetta. Impossibile capire se ha lavorato su quello in estate, ma il 5 su 11 dell’esordio non è incoraggiante. Non è un caso che il momento migliore della scorsa stagione sia arrivato con Embiid fuori e con l’inserimento di Belinelli e Ilyasova (e da un calendario molto favorevole).

Joel Embiid non troverà ogni volta la sua nemesi (Aron Baynes) a sbarrargli la strada, ma tende comunque a perdere troppi palloni. Parte di questo problema è conseguenza dello schema offensivo adottato da coach Brown – zero pick&roll e tanta circolazione di palla – ma ci sono anche momenti di disattenzione. Questo è successo nel suppementare di gara 3 agli scorsi playoff, a pochi secondi dalla fine e con Boston sul +1.

 

Questo invece pochi giorni fa, nella gara di apertura della stagione.

 

In entrambi i casi, una disattenzione di Embiid (e Simmons in contumacia) è costata cara a Philadelphia. I 76ers sono una squadra giovane e con tanto lavoro da fare per realizzare le loro ambizioni, e senza una terza stella da affiancare al camerunense e all’australiano forse non ci riusciranno mai. Può Fultz essere il terzo moschettiere? La scelta di schierarlo in quintetto e dargli fiducia è fatta in ottica futura e costerà qualche sconfitta di troppo, almeno per questa stagione.

Meglio anche diffidare delle previsioni più ottimistiche per questa stagione, che in qualche caso vedono Philly raggiungere le Finals. Secondo uno studio di Action Network, 8 delle 11 squadre che hanno affrontato la tournée cinese in preseason hanno vinto meno gare di quanto avevano previsto i bookmaker, un over/under che per i 76ers era di 54 vittorie. Non si intende, qui, che Philadelphia sarà un fallimento. Ma la preseason in Cina potrebbe essere la differenza fra 55 e 51 vittorie stagionali, e magari quella tra un terzo e un quinto posto in griglia playoff. Giocatori e allenatori dei Golden State Warriors , nessuno escluso, lamentavano le conseguenze della tournée a playoff inoltrati. Ovviamente il talento a disposizione degli Warriors è immenso, e non è bastato a fermare la loro corsa al titolo. Ma non si può dire la stessa cosa dei 76ers.

Ci sono troppe situazioni ancora in via di definizione in questa squadra, e la preseason non è stata di aiuto. Meglio calmare gli entusiasmi sulle reali possibilità stagionali. Questo roster non è ancora pronto per arrivare in cima alla Nba, Warriors o meno. Manca ancora un’ultima pedina, e la crescita di chi è già presente. Saranno competitivi, ma non ci sarebbe da stupirsi se si fermassero ancora una volta al secondo round.

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