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Reclutare LaMelo Ball? Anche no, grazie

Autore: Raffaele Fante
Data: 28 Ago, 2017

Si chiama ‘Candid coaches’ ed è un gran lavoro. Lo fanno ogni estate tre giornalisti della Cbs che girano gli Stati Uniti intervistando allenatori di ogni livello della Division I che, in cambio dell’anonimato, dicono la loro con pochi peli sulla lingua su tutti i temi più importanti del college basketball. Più di 100 coach hanno risposto alle loro domande che qui vi riassumiamo, a partire dal quesito più curioso ma non troppo.

Se prendi LaMelo, prendi anche LaVar

“You couldn’t pay me enough money to deal with that”.

Come sappiamo, la questione al momento non si pone dato che il più giovane dei fratelli Ball farà esattamente quello che hanno fatto Lonzo e LiAngelo, e cioè vestirà la maglia di UCLA, dopo aver frequentato la Chino Hills High School. La Cbs ha però chiesto ai coach se la presenza di LaVar Ball li scoraggerebbe dal reclutarlo, nel caso LaMelo decidesse di cambiare college. Ben il 48.1% dei coach ha risposto di sì (e il 47% ha consigliato ad Adidas di interrompere ogni rapporto con lui) con motivazioni che danno l’idea di quanto l’uragano LaVar sia considerato lontano dal mondo del college basketball.

“Unless it’s Magic Johnson or Larry Bird coming to play for me, I don’t know I’d want to deal day to day with that circus he brings with him”.

“He is college basketball’s version of Donald Trump”.

“Anything regarding LaVar Ball moving forward is going to be an absolute disaster”.

“He is [a mix of] Dennis Rodman, Pablo Escobar and the Kardashians. I guess it’s human nature to read about people that are idiots”.

“I like TEAM players and TEAM parents. This family is 0-2 in this area”.

“He’s an embarrassment to basketball. He makes it about him, and it ain’t about him”.

La questione per qualcuno è molto semplice: Lonzo era un talento chiaro, una star che stava in campo per oltre 35 minuti di media, e LaVar è stato comunque un martello pneumatico per tutta la stagione. Cosa potrebbe accadere con LaMelo nel caso non fosse forte come il fratello? Perché, è bene ricordare, il Ball minore ha appena compiuto 16 anni e, nonostante le performance da 92 punti in una partita e i canestri da metà campo, di cose da dimostrare ne ha ancora parecchie, come è normale che sia alla sua età.

LaVar e LaMelo Ball

LaVar e LaMelo Ball

Il 51.9% degli intervistati ha comunque detto che ne vale la pena. E che in fondo hanno visto anche di peggio tra i genitori dei loro giocatori, solo non avevano tutta l’esposizione mediatica di LaVar.

“We get dads a lot worse than LaVar. They just don’t get the air time”.

“Did Steve Alford have any problems with the dad last season? I don’t think so. So it really wouldn’t concern me at all.”

“No doubt it’ll be a circus, but there will be more eyes on your program, and they say any publicity is good publicity”.

“Even though I don’t agree with his antics, he’s done an unbelievable job”.

Quindi LaVar Ball è sì un ‘loudmouth’, uno che parla tanto e spesso a sproposito, e si porta dietro un ‘circus’, ma sarebbe assurdo che soprattutto i college californiani si facessero sfuggire un ragazzo con il suo potenziale. Anche se minima, la maggioranza pensa quindi che il talento vinca sulle potenziali distrazioni. E c’è anche chi la fa ancora più facile: “Not at all [would LaVar prevent the recruitment] – especially if I could get some of those Big Baller shoes”.

Arizona e Porter n.1 con un ma

Passiamo ai grandi classici, cioè alle due domande abituali del sondaggione della Cbs: quale sarà la miglior squadra dell’anno e chi il giocatore migliore. La decisione di Marvin Bagley di giocare subito per Duke è arrivata però solo a metà agosto, quando buona parte delle interviste erano già state fatte e quindi la posizione numero 1 occupata da Michael Porter e, soprattutto, da Arizona vale fino a un certo punto. Anche se l’Ncaa non ha ancora chiarito se e quando Bagley potrà giocare, molti media specializzati hanno cambiato il loro ranking ed è più che probabile che Duke non sarebbe finita al terzo posto, a pari merito con Kansas e dietro anche a Michigan State, se tutti i coach fossero stati intervistati dopo la scelta del talento di Phoenix.

1. Arizona 40%
2. Michigan State 28%
3. Duke 9%
3. Kansas 9%
5. Louisville 6%

Se Arizona ha avuto una discreta maggioranza dei voti con il 40%, decisamente più controversa la classifica per il miglior giocatore, nella quale Bagley è comunque entrato all’ottavo posto con il 3.8%. Le prime cinque posizioni sono occupate da giocatori di tutte le età e il talento arrivato quest’anno a Missouri l’ha spuntata di poco sul sophomore degli Spartans Miles Bridges, uno dei ritorni più importanti – e meno attesi – del college basketball.

1. Michael Porter Jr. Missouri 20%
2. Miles Bridges Michigan State 19%
3. Jalen Brunson Villanova 13.3%
4. Joel Berry North Carolina 7.6%
5. DeAndre Ayton Arizona 5.7%
5. Bonzie Colson Notre Dame 5.7%

Non c’è comunque un candidato unico e nessuno può escludere che finisca come l’anno scorso, quando Frank Mason venne ignorato dai coach per poi diventare il miglior giocatore del 2016/17 e nessun voto prese anche il suo rivale più importante nella corsa al POY, cioè Caleb Swanigan. Per la cronaca, i coach indicarono Grayson Allen che quest’anno è sceso al settimo posto. Ma vuoi vedere che…

Chi rispetta le regole e chi no

Se il ciclismo si porta sempre dietro sospetti sul doping, il reclutamento dei college è un altro di quei mondi dove il rispetto delle regole viene considerato merce rarissima. Senza fare troppo gli ingenui, è pacifico che la caccia ai migliori prospetti della nazione avvenga anche con promesse di vario tipo, dagli aiuti economici alle spintarelle accademiche, vietate dall’Ncaa. Ci sono alcuni coach sulla cui onestà però non ci sono dubbi e John Beilein è senz’altro uno di questi.

1. John Beilein Michigan 26.6%
2. Mike Brey Notre Dame 10.5%
3. Tony Bennett Virginia 7.6%
3. Greg Gard Wisconsin 7.6%
5.Mark Few Gonzaga 5.7%

‘Quale high major coach ritenete abbia sempre operato seguendo le regole Ncaa?’ era la domanda e su quello di Michigan nessuno ha detto una parola. E sì che la garanzia di anonimato rende di solito tutti più loquaci e sinceri. Il suo “very old-school approach” è considerato inattaccabile, così come quello di Mike Brey, coach di Notre Dame.

Lo stesso non si può dire di Roy Williams e Rick Pitino, con Louisville e North Carolina sotto inchiesta per due scandali diversi (sessuale Louisville, accademico North Carolina) e in attesa di sapere se manterranno la bacheca intatta: le previsioni dei coach intervistati sono opposte, perché se per ben il 58% l’Ncaa toglierà ai Cardinals il titolo del 2013, solo il 21% pensa che i Tar Heels perderanno uno dei titoli vinti nel 2005 e nel 2009. Perché? “If they’re going to vacate anyone’s title they’ll do Louisville as opposed to North Carolina. It’s like the black hat. Between Rick Pitino and Roy Williams, Pitino is the guy who’d operate in the gray. He’s the bad guy. And Williams is the good ol’ boy”. Ma c’è chi pensa che non succederà nulla per entrambi “because the NCAA is not tough enough to do that”. La sostanza è che l’inchiesta su North Carolina va avanti da quasi 10 anni, ovviamente troppi: qualsiasi cosa decida, l’Ncaa ha comunque già perso.

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