Se i tuoi genitori sono due ex giocatori di basket, è praticamente certo che giocherai anche tu a basket. Se i tuoi genitori sono due ex stelle di Kentucky, è molto probabile che giocherai anche tu a Kentucky. E se i tuoi genitori si chiamano Jeff Sheppard e Stacey Reed, nella bizzarra America può finire che ti chiamerai Reed Sheppard. Da “figlio di” a prossima prima scelta Nba, è durata un anno l’ascesa di un giocatore arrivato a Lexington senza che nessuno si aspettasse granché e diventato una delle sorprese migliori dell’ultima stagione di college basket.
Il bravo ragazzo dall’Eastern Kentucky
Jeff Sheppard sì, se lo ricordano in tanti al campus di UK. E d’altronde tre finali in tre anni dal 1996 al 1998 si sono viste una volta sola nella storia dell’ateneo e le due giocate e vinte da Sheppard – con un titolo di Mvp – lo hanno portato diretto nel cuore della Big Blue Nation. Guardia tiratrice di 1.90. quando suo figlio è sceso in campo alla Rupp Arena con il suo numero 15 sulle spalle in molti hanno pensato fosse una sua copia. Sbagliato, o meglio, non del tutto corretto. La verità è che il gioco di Reed Sheppard ricorda decisamente quello di sua madre Stacey, che con le Wildcats non ha vinto niente ma è entrata nel libro dei record di UK guarda caso nelle voci statistiche in cui eccelle suo figlio: prima di tutti i tempi nelle recuperate per partita, quarta negli assist e settima nel tiro da tre punti. “In campo era una Reed Sheppard di 1.70”, ricorda Jeff. “Non scherzo quando dico che assomiglia a Stacey. Jeff non giocava così, Stacey sì”, conferma coach Calipari.
E Stacey è stata per tutta la stagione una presenza alla Rupp Arena. Sempre assieme a suo marito, ma lei si è fatta notare giusto un pelo di più.
Mani, letture, competitività, capacità di migliorarsi e basso profilo: sono queste le caratteristiche di Stacey Reed finite tutte dentro al figlio, che fuori dal campo è un classico ragazzo di campagna dell’Eastern Kentucky a cui piace andare a pesca, con il taglio a scodella fuori dal tempo e nessuna pretesa di look alla moda. In campo è altrettanto essenziale: meccanica di tiro perfetta, tempi giusti nel passaggio e nell’intercetto sulle linee di passaggio degli avversari, sempre in controllo nelle scelte e nella gestione del ritmo della partita.
Point guard o shooting guard?
Al metro e novanta di papà Jeff arriva a fatica, ma l’elevazione non gli manca e quella proviene senz’altro dal padre. “White man can jump”, hanno scoperto un po’ a sorpresa tutti alla Nba Combine di Chicago: Reed Sheppard ha infatti chiuso con 42 pollici, quindi oltre un metro, la prova di vertical leap e cioè il salto con la rincorsa, facendo segnare la miglior altezza in assoluto a pari merito con altri tre giocatori. E d’altronde i suoi primi due punti con la maglia di Kentucky erano arrivati con una schiacciata, per la gioia della Rupp Arena. Ma non è certo l’esplosività la sua dote migliore e il rischio che vada sotto fisicamente con la maggior parte delle guardie Nba è concreto.
Ecco quindi il dubbio principale che lo accompagna al piano di sopra, e cioè come e dove impiegarlo. Può essere un’ottima PG, per le doti sopra elencate di lettura della partita, ma è chiaro che come creatore di gioco sfrutta meno quello che resta il suo marchio di fabbrica: se chiudi la stagione con il 52.1% da tre con oltre 4 tentativi a partita, sei evidentemente un tiratore eccezionale. Nello specifico, Reed Sheppard è il miglior tiratore presente nel prossimo Draft.
E quindi il suo ruolo naturale sarebbe quello di shooting guard, possibilmente in un backcourt con altri giocatori dotati di fisico e centimetri. È pacifico, però, che dovrà aumentare – e variare – i suoi movimenti in attacco, che al momento non sono proprio infiniti. Il mid range è terra semisconosciuta, i liberi guadagnati andando al ferro sono pochissimi e la creatività con la palla in mano è modesta. La scarsa esplosività combinata con la sua poca fisicità può essere un problema anche in difesa, perché se è vero che è un buon difensore sul portatore di palla altrui ed è bravissimo a recuperare palloni, in uno contro uno ha poche chance contro guardie stazzate che puntano al ferro.
Non sono dubbi e perplessità nuovi per lui, anche quando è arrivato a Kentucky ne ha sentiti di simili. Poi ha preso la palla in mano e ha alzato la sua asticella, arrivando dove nessuno pensava potesse arrivare nel giro di un anno. E ora non è più il figlio di Jeff e Stacey, ma solo Reed Sheppard.