Chi ha giocato di più è sceso in campo per 5 partite, troppo poco per trarre giudizi definitivi. Eppure per molti dei rookie della stagione 2018-2019 è già possibile fare qualche valutazione.
Le prime 5 chiamate
Deandre Ayton: i numeri (16,3 punti e 10,8 rimbalzi a partita) sono buoni, ma celano qualche ombra. Sicuramente il centro dei Suns ha confermato di avere un fisico da Nba. Le cifre però sono in parte frutto del grande utilizzo (oltre 30 minuti a partita) e in parte bugiarde. I limiti difensivi di Ayton sono infatti risultati fin troppo evidenti. L’apice sono stati i primi 8 minuti della gara contro Golden State (certo, il peggior avversario possibile), ovvero un campionario di posizioni sbagliate ed errori difensivi. La stagione gli regalerà buone statistiche e a Phoenix tanti minuti, ma c’è molto da lavorare.
Marvin Bagley: la vittoria contro Memphis è stata la sua migliore gara. Pur partendo dalla panchina, finora ha avuto tanti minuti e buone cifre e anche lui ha mostrato limiti in difesa, ma meno evidenti di quelli di Ayton. Conferma di essere un pericolo quando riesce a prendere velocità, sia in campo aperto sia a metà campo. Nel finale della gara di Memphis, un suo assist in contropiede (una rarità, la passa poco e male) ha garantito una tripla decisiva per la vittoria finale. In crescita.
Luka Doncic: dopo Trae Young, è il giocatore più utilizzato (25,5% usg rate). Per lui vale un discorso opposto a quello fatto per Ayton e Bagley, Le statistiche non sono dalla parte dello sloveno, che non ha tirato bene (29% da 3pt nelle prime 4 gare, 4 su 6 nella notte contro i Toronto Raptors) e ha anche perso qualche pallone di troppo (4 per gara). L’ex Real Madrid, però, ha mostrato grande sicurezza in campo e un buon inserimento nei meccanismi di Dallas e nell’intesa con Dennis Smith. Anche lui non è stato sempre impeccabile in difesa, ma appena il tiro entrerà, partira la sua corsa per il Roy.
Jaren Jackson. Nella sfida (persa) contro Sacramento, il lungo di Memphis è spesso stato in campo marcando Bagley, usato come cambio di Marc Gasol e poi come suo sostituto nel finale quando lo spagnolo è uscito per un infortunio. Coach Bickerstaff gli sta dando minuti (27,8 di media) e fiducia. Lui sta ripagando con buona intensità, ma al momento è mancata l’arma tattica che aveva mostrato in SL e precampionato, cioè il tiro da 3 (2/12).
Trae Young. Per ora è 1-0 di Young contro i suoi detrattori. Lo hanno accostato a Steph Curry e tutti si sono infuriati, ma al momento è in effetti il giocatore che (soprattutto se visto in prospettiva) più gli si avvicina. Atlanta, d’altronde, ha deciso di fare degli Hawks il suo parco giochi personale, non mostrando brecce nella fiducia anche a fronte di qualche airball. Il risultato è il 38,7% da 3 punti, al 78° percentile per triple non-dall’angolo. Ma soprattutto un Ast% al 33%, comparabile a quello dei grandi della Nba, 17esimo insieme a Mike Conley (gli altri rookie non li vede nemmeno). In forte ascesa.
Gli altri, i promossi
Mikal Bridges. Ha giocato solo 3 partite ma difensivamente con lui in campo la squadra cambia. E se mette le triple come contro Denver è un bel vedere.
Omari Spellman. Uno degli eroi della vittoria contro Cleveland. Bisogna vedere se è stato un fuoco di paglia o se confermerà la buone prestazioni.
Allonzo Trier. New York è un altro cantiere in cui è facile trovare spazio, ma nessuno si aspettava un impatto così concreto e con così tanta fiducia da parte della guardia.
Gli altri, i bocciati
Harry Giles. Poco produttivo in attacco, sbadato in difesa. L’unico conforto è che ormai sembra stabilmente in salute. Ora bisogna lavorare sulle prestazioni.
Mo Bamba. Molto lontano dall’essere incisivo. La Nba gli sta mostrando che l’altezza senza i chili non è sufficiente. Unico aspetto positivo: ha confermato di avere il tiro da 3.