Home 9 NBA 9 Fox e Collins super, Fultz ancora rimandato

Fox e Collins super, Fultz ancora rimandato

Autore: Manuel Follis
Data: 10 Nov, 2018

Giocatori al secondo anno in Nba, chi sale e chi scende? Prima di addentrarci nel borsino delle prestazioni dei sophomore il consueto disclaimer sul fatto che una decina di partite sono un campione statistico molto povero per trarre conclusioni. Quelle che seguono sono quindi le suggestioni, ovviamente valide ma provvisorie, sull’inizio di stagione dei giocatori al secondo anno.

Quotazioni in crescita

De’Aaron Fox. Un recente Tweet di John Schuhmann riportava i più alti “free throw rates” (ossia tiri liberi tentati sui tiri tentati totali) della Nba, classifica nella quale Fox sta al 5° posto con 0.489, il doppio rispetto al suo anno da rookie (0.245). È solo un dato, ma emblematico dell’aggressività e della leadership che sta mostrando Fox. Ah, prima tripla doppia in carriera. Certo, contro Atlanta, ma restano 31 punti, 10 rimbalzi, 15 assist e vittoria.

 

Zach Collins. Pochi giorni fa Damian Lillard ha detto “ha tutto per poter essere il defensive player of the year”. Non intendeva tra i sophomore, parlava di tutta la Nba. Indubbio che dietro la buona partenza di Portland ci siano anche le prestazioni dell’ex Gonzaga. Ci sono molti numeri e/o statistiche considerabili, ma in tutte Collins è stabilmente tra i primi 5/6 difensori della Lega. Con lui in campo la percentuale degli avversari al ferro si abbassa dell’8,8%. Uno degli impatti più alti della Lega.

 

Monte Morris. La guardia di Denver sta in campo “solo” 21 minuti a partita, ma è ormai un solido elemento proveniente dalla panchina e grazie al suo 37% da 3 si sta mettendo in luce con un buon 3&D player. Senza strafare, sa armare il tiro dei compagni selezionando bene quali tiri prendere. Uno degli ingranaggi silenziosi nell’ottima partenza di Denver.

Menzione d’onore

Bam Adebayo: ormai rotazione stabile per i Miami Heat e ottima presenza a rimbalzo.
Alfonzo McKinnie: chi? Capiamo lo stupore, ma inizio di stagione super (quasi 50% da 3 punti). Vediamo se continua.
Ryan Arcidiacono: nell’assurdità di Chicago quando entra ci mette sempre la testa. E spesso si vede.

Quotazioni in calo

Josh Jackson. La logica dice che il minutaggio, per un sophomore del suo calibro, sarebbe dovuto salire, mentre è passato da 25.4 a 18 minuti. In points-per-shot-attempt resta uno dei peggiori della Nba. Avrebbe potuto recuperare credito segnalandosi come specialista difensivo, fondamentale dove invece continua a faticare. Il contesto di Phoenix non aiuta, ma la sensazione è che il freshman Mikal Bridges lo abbia già superato nelle rotazioni.

 

Jordan Bell. L’arrivo e le prestazioni di Damian Jones, che ha solo un anno più di Bell, hanno spostato l’ex Oregon ai margini delle rotazioni. Oggi i Warriors partono con Jones in quintetto e fanno alzare Kevon Looney come primo cambio dalla panchina. La coppia Jones-Looney sta fornendo grande aggressività mostrando soluzioni offensive più varie e lui ha perso minuti in campo.

OG Anunoby. Per Toronto la partenza slow di Anunoby non è un problema. C’è tanto di quel materiale e al momento sono talmente tante le cose che funzionano in Canada che non ci si accorge di problemi. Di sicuro le prime 9 partite dell’anno hanno mostrato le difficoltà dell’ala da Indiana nell’adattarsi ai nuovi equilibri con Kawhi Leonard. Anunoby gioca un po’ di più, tira un po’ di più, ma segna con meno efficienza e non è il mastino difensivo dell’anno scorso (pur rimanendo decente). Probabile che in stagione si riprenda.

Menzioni di dis-onore

Frank Ntilikina: poco in sintonia con il caos di New York quest’anno. Da rivedere.
Markelle Fultz: sta avendo minuti ma siamo lontani da una prima scelta assoluta. Speriamo il tempo sia buon medico.
Tyler Dorsey: Trae Young, DeAndre Bembry e Kevin Huerter davanti a lui. Probabile stagione in panchina

Quotazioni stabili

Lonzo Ball. Gioca meglio dell’anno scorso? Per molti aspetti sì. Gioca peggio? In alcuni casi sembra proprio così. In una squadra, cioè i Lakers, terremotata dall’arrivo di Lebron James il succo è che a Los Angeles i giocatori scendono in campo cercando di convincere James a tenerli con lui per il futuro. E probabilmente su Ball anche The King non sa bene cosa fare.

Dennis Smith. Le statistiche sono leggermente in calo (senza sbalzi preoccupanti), ma l’intesa con Luka Doncic sembra esserci ed è molto intrigante in ottica futura. L’impressione è che la guardia di Dallas stia solo cercando i giusti equilibri (anche nelle scelte di tiro), ma che il potenziale sia rimasto intatto.

 

La situazione dei big 3

Ci sono 3 giocatori che l’anno scorso fino all’ultimo si sono giocati il titolo di rookie of the year

Ben Simmons. Un rookie per finta. Chiaramente tra i big della Lega, però adesso bisogna capire in cosa farlo evolvere, perché le difese ormai lo conoscono e senza lui in campo Philadelphia è più efficace in attacco.

 

Donovan Mitchell. È peggiorato sostanzialmente in tutte le voci statistiche e questo però in parte perché ormai è considerato, dai suoi compagni e dagli avversari, un vero player Nba. Ha responsabilità e gestisce palloni importanti. Non sempre lucido nelle scelte.

Jayson Tatum. Anche lui trattato quasi da “veterano” pur avendo ancora 20 anni. Sta evolvendo in un giocatore totale (7.2 rimbalzi a gara) ma ovviamente balza agli occhi la differenza fra il 43.4% da 3 della scorsa stagione (stellare) e il normale 34.1% di quella attuale.

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