Una Kentucky capace di prendere fuoco in un amen, una Duke mai completamente sbocciata, una Marquette dal cuore enorme ma un po’ acciaccata e una ritrovata Wisconsin: queste sono le principali avversarie nel South Region di una Houston che dovrà riprendersi in fretta dallo schiaffone preso in finale di Big 12. C’è una potenziale Cinderella in James Madison e tante squadre di Power 6 (Florida, Nebraska, Texas A&M) che potrebbero rendere insidioso il cammino delle big.
#1 Houston
Secondo anno di fila con la #1 ma questa volta vale di più perché arrivata al termine di un percorso splendido da esordiente in Big12 con 3 sole sconfitte. Gli infortuni hanno ridotto le rotazioni ma non scalfito l’impianto di coach Kelvin Sampson: grande difesa, o meglio, la miglior difesa della nazione, ferocia a rimbalzo dei lunghi e guardie che producono punti. Che sono poi Jamal Shead e LJ Cryer, cioè il backcourt più affidabile della nazione con Emanuel Sharp: pochi centimetri ma solidità a pacchi, con l’obiettivo di tornare alle Final Four anche dopo aver perso tanti giocatori. Ma Shead sta giocando per tre, con ferocia e super clutchness, anche se la brutta sconfitta nella finale del torneo di conference contro Iowa State ha (forse) incrinato qualche certezza dei Cougars.
#2 Marquette
Shaka Smart ha sempre basato il suo successo sulla difesa, ma quest’anno è differente. Badate bene, la difesa resta uno degli aspetti migliori – la ventesima per Kenpom -, ma stavolta anche l’attacco delle Golden Eagles è uno dei migliori della nazione e si basa soprattutto su Oso Ighodaro che ne è il centro gravitazionale attorno a cui i tiratori si muovono. Tra loro spiccano, ovviamente, gli altri due top player della squadra: Kam Jones e Tyler Kolek, ovvero colui che ha le chiavi del gioco di Marquette con il pick-and-roll come scelta primaria d’attacco.
#3 Kentucky
Erano anni che il circo di John Calipari non era così divertente, grazie a uno strepitoso gruppo di freshman in cui c’è un po’ di tutto. Il meglio in realtà esce dalla panchina con Reed Sheppard e Rob Dillingham, due giocatori in grado di cambiare le partite grazie ai punti che generano. Sulla difesa meglio lasciar perdere, non è certo la qualità migliore di tutti i Wildcats, ma quando hai il secondo attacco della nazione spesso basta quello per vincere, soprattutto se tiri da 3 come nessun altro con oltre il 41%. Sono 3 i giocatori sopra i 7 piedi e quindi non sono certo i centimetri che mancano, e Antonio Reeves è il senior in missione da 20 punti a partita a cui dare la palla quando scotta. Con una rotazione a 10 giocatori 10, Calipari ha davvero tante armi per arrivare fino in fondo, ma attenzione perché di certezze con Kentucky non ce ne sono mai abbastanza.
#4 Duke
Più dubbi che certezze per i Blue Devils, che arrivano al Torneo con la doppia delusione della sconfitta in casa contro North Carolina e dell’eliminazione al primo turno nel torneo di conferenze. Kyle Filipovski è il punto fermo ma attorno a lui non è che ci siano giocatori che stanno facendo faville: tra i freshman, Jared McCain è senz’altro il migliore e il suo 40% da 3 resta una delle armi migliori dell’attacco di Jon Scheyer che invece sta avendo troppo poco dai due sophomore Mark Mitchell e Tyrese Proctor. L’impianto con 3 guardie piccole in quintetto soffre a volte la fisicità degli avversari e dalla panchina non esce nessuno in grado di cambiare le partite. Risultato: più sconfitte del previsto e un approccio troppo morbido che potrebbe costare molto caro.
#5 Wisconsin
Una stagione piena di alti e bassi, con l’acuto nel momento più importante dell’anno, a ridosso della March Madness, con la vittoria in OT contro una corazzata come Purdue. Se volete segnarvi un nome segnatevi quello del sophomore AJ Storr, 2 metri di mobilità, che sembra la versione potenziata di quello che anni fa era Johnny Davis. Insieme a lui c’è la guardia Chucky Hepburn, eroe della gara contro i Boilermakers, e le certezze di Tyler Wahl e Steven Crowl sotto canestro. Un mix di qualità che ha finito per portare al Torneo una Wisconsin inedita rispetto alla tradizione, più efficace in attacco che non in difesa.
#6 Texas Tech
Altro giro, altra rivoluzione a Lubbock ma finora le cose sono andate meglio del previsto con un insperato terzo posto nella Big12. Coach Grant McCasland ha dato al sophomore Pops Isaacs le chiavi di una squadra poverissima di centimetri ma con grande carattere: il miglior rimbalzista è Darrion Williams, sophomore transfer da Nevada che non raggiunge i due metri manco per sbaglio, ma è uno dei leader di una squadra tignosa che, al netto di poche imbarcate, di solito vende carissima la pelle.
#7 Florida
Non è andata per niente male la pesca nel transfer portal per Todd Golden che, nel suo secondo anno con i Gators, ha totalmente rivoluzionato il roster trovando risposte migliori rispetto alla sua prima stagione e arrivando fino alla finale del torneo della Sec. Da Iona è arrivato Walter Clayton jr e da Uc Riverside Zyon Pullin, due guardie in grado di segnare e non solo, che hanno migliorato la vita di Golden. Ha funzionato tutto l’attacco (10/o della nazione con 85 punti a partita) per una squadra che va molto bene a rimbalzo anche grazie all’australiano Alex Condon, uno dei freshman più interessanti dell’anno. Ecco, la difesa non è decisamente il punto forte dei Gators, così come la continuità per cui ogni turno superato sarà un successo.
#8 Nebraska
Ci ha messo qualche anno ma alla fine Fred Hoiberg ce l’ha fatta e ha portato finalmente Nebraska nella parte alta della Big Ten (terzo posto finale) e permettendo ai Cornhuskers di tornare alla March Madness dopo 10 anni. La squadra è molto divertente da veder giocare, molto ben bilanciata in attacco e in difesa. Il giocatore “culto” è Keisei Tominaga, soprannominato il Curry giapponese, fromboliere che gioca chiaramente divertendosi un sacco. Il resto del quintetto è quasi tutto sopra i due metri, con le ali guardie Juwan Gary e Brice Williams ha gestire la maggior parte dei possessi e il lungo olandese Rienk Mast a colpire anche dall’arco.
#9 Texas A&M
Wade Taylor è l’anima degli Aggies, Tyrece Radford il suo ottimo compagno di reparto ma ecco, trovarne un altro che faccia canestro nel roster di Buzz Williams non è facilissimo, anche se nel torneo di conference hanno ritrovato smalto anche in attacco, dopo aver tirato male per lunghi tratti di stagione. Squadra fisica anche se non particolarmente dotata di centimetri, ma vanno bene a rimbalzo e sono comunque fastidiosi in partita secca. La continuità nella stagione è stato infatti il loro principale problema, con una strscia di 5 sconfitte a febbraio che ha messo a rischio la loro partecipazione alla March Madness. E invece eccoli alla March Madness pronti a fare qualche scalpo importante, come successo con Kentucky nei quarti di finale della Sec.
#10 Colorado
Per la prima volta da anni nel roster dei Buffaloes ci sono almeno due giocatori che potrebbero finire in NBA. Cody Williams, la superstar annunciata, non ha tradito le attese nonostante l’infortunio al polso l’abbia tenuto fuori in queste ultime settimane e Tristan da Silva ha sorpreso tutti prendendosi la scena come una delle migliori ali del panorama NCAA. A loro si aggiunge un teorico terzo violino, ma primo per rendimento in campo: KJ Simpson, guarda eclettica che si fa guidare dai suoi istinti offensivi e difensivi. In aggiunta a completare il quadro un perfetto glue-guy come J’Vonne Hadley.
#10 Boise State
Terza March Madness consecutiva e, nonostante la sfilza di quality wins, è una delle vittime principali del Comitato che ha riservato solo seed bassi alla MWC (deve partire dalle First Four). Ritmi controllati in attacco mentre in difesa concede poco dal perimetro e fa ottima guardia dei tabelloni. Quattro segnano in doppia cifra e a guidarli è Tyson Degenhart, ala grande che è la meno celebrata delle stelle della conference ma il cui impatto è enorme sin da quand’era un freshman.
#11 North Carolina State
Un centro da 130 chili con la faccia paffutella, una guardia con i razzi nelle gambe, un super difensore al quinto anno, uno spazzolatore di tabelloni. C’è un po’ di tutto in questa NC State che dopo una stagione con poche luci ha stupito tutti conquistando il torneo della ACC battendo una dopo l’altra Duke, Virginia e North Carolina. E così, per il secondo anno Kevin Keatts porta i Wolfpack al Torneo. La squadra è esperta, regala poco agli avversari e ha una bidimensionalità dentro-fuori garantita da DJ Burns, lungo di peso che ama fare a sportellate sotto canestro e a DJ Horne, transfer da Arizona State che quando si accende non smette più di segnare.
#12 James Madison
14-0 per iniziare la stagione con tanto di ciliegina fatta a forma di vittoria A Michigan State e 13 vittorie nelle ultime tredici partite per entrare al torneo. Farlo con già trenta vittorie è un affare per pochi intimi. C’è un pizzico di fortuna in tutto questo: sono 3° per 3FG% concesse (bravi okay, ma anche fortunati) e al torneo della Sun Belt non hanno incontro l’Appalachian State che gli ha regalato due delle tre sconfitte in stagione. TJ Bickerstaff e Terrence Edwards sono un froncourt temibilissimo, ben assortito e capace di spostare.
#13 Vermont
L’America East ormai è una faccenda loro. Settimo torneo vinto, terzo consecutivo e un attacco che, mai come stavolta, coinvolge tutti ed è privo di stelle. Ritmo lento, un quintetto interscambiabile e privo di lunghi ma che non soffre a rimbalzo. Nel 2024 hanno perso una sola partita dominando grazie ad buonissima difesa (25° per eFg% concessa in D-I). TJ Long sembra essere il più indiziato ad essere il go-to-guy, ma le armi di Vermont sono molteplici. Dei Catamounts diversi, ma sempre efficaci.
#14 Oakland
Una delle poche mid-major che hanno tenuto fede al proprio status di favorita durante la Champ Week. Doppio titolo nella Horizon e quarto viaggio al Torneo per il leggendario Greg Kampe, coach che siede su quella panchina da 40 anni. Tempo più che sufficiente per ritrovarsi in squadra Trey Townsend, ago della bilancia nel frontcourt e autore di 38 punti nella finale di conference, dopo aver allenato il padre negli anni ’80, quando i Grizzlies erano ancora in Division II.
#15 Western Kentucky
Accidenti che sorpresa: bastava cacciare Rick Stansbury per vincere. Beh, quasi: serviva anche ingaggiare un allenatore fenomenale come Steve Lutz. Tre anni in totale da head coach e tre viaggi alla March Madness (gli altri due con Texas A&M-CC). Squadra frenetica in attacco, con un bel tocco di esperienza high-major nel backcourt (Brandon Newman e Khristian Lander) da affiancare al talento di Don McHenry, ex stella dei junior college che guida WKU con 15.2 punti di media.
#16 Longwood
Sembrava dover passare un’annata mediocre, di transizione: invece a marzo si è svegliata di colpo e ha vinto il torneo della Big South battendo le due favorite. Capite dunque che in questo caso le statistiche stagionali vanno prese e accartocciate: i Lancers hanno impressionato difensivamente e chissà che non possano costringere una big a una battaglia di trincea. Occhio a Walyn Napper: non un grande scorer, ma sa attaccare il ferro, impostare l’attacco e fare la differenza in difesa.