North Carolina è stata l’ultima #1 scelta dal Selection Committee ed è indubbiamente la più a rischio visto che è finita in un Region pieno di insidie e di squadre che possono legittimamente puntare alle Final Four. Arizona, Baylor e Alabama non hanno impressionato nel loro finale di stagione, tornei di conference compresi, ma sono big temibili a cui vanno aggiunte mine vaganti come Saint Mary’s e ovviamente Michigan State, una blue blood che dà sempre il meglio a marzo. Attenzione anche a Dayton e a Mississippi State per un region che potrebbe avere parecchie sorprese.
#1 North Carolina
Coach Hubert Davis ha saputo risollevarsi dopo la grande delusione dell’anno scorso e ha trovato gli equilibri giusti che hanno riportato in alto i Tar Heels. Squadra esperta con due chiari leader in Armando Bacot e RJ Davis, senz’altro uno dei migliori attaccanti della Division I, ha trovato un nuovo quintetto con due innesti come Harrison Ingram e Cameron Ryan dal portal e un freshman come Elliot Cadeau che ha il compito di innescare i compagni più che di produrre punti. Ottimo l’attacco da oltre 80 punti a partita e si sente il peso di Bacot a rimbalzo, mentre non arriva granchè dalla panchina e quindi Davis deve sempre sperare che soprattutto i suoi lunghi non abbiano problemi di falli. La sconfitta nella finale di conference contro NC State è stata inaspettata ma c’è senz’altro tanta fame per riprendersi un posto nell’elite del college basket arrivando il più lontano possibile
#2 Arizona
Quale versione di Arizona vedremo alla March Madness? Quella dominante e convincente che abbiamo visto in non-conference o quella forte ma incapace di dominare e vincere il torneo in una Pac 12 alquanto scarsa? Le armi per fare una grande corsa ci sono: è una delle tre squadre con attacco e difesa in Top 15 per KenPom, Caleb Love ha il gene clutch, Oumar Ballo è una forza della natura sotto canestro, Pelle Larsson riempie tutti i buchi e coach Tommy Lloyd in questi anni si è imposto tra i migliori coach della Division I. Molto passerà da Kylan Boswell: quando lui gioca male, i Wildcats spesso perdono. C’è da cancellare, quantomeno, l’upset dello scorso anno.
#3 Baylor
Non ha funzionato tutto benissimo in una squadra da cui ci si aspettava qualcosa di più, pur restando una delle big del college basket. Le note positive sono un attacco efficiente che sfiora il 40% da 3 (quinto della nazione) con sei giocatori in doppia cifra e due freshman stabili in quintetto, con Ja’Kobe Walter che ogni tanto sparacchia ma è il miglior realizzatore della squadra, oltre che uno dei giocatori più eleganti da vedere. Male invece a rimbalzo e troppe le palle perse per una squadra che ogni tanto ha dei passaggi a vuoto rischiosissimi in un torneo come la March Madness.
#4 Alabama
Non ha perso solo cinque tra i suoi primi sei top scorer, ma anche tre assistenti: Nate Oats ha dovuto ricostruire proprio tutto quest’estate e ancora una volta ha trovato gli uomini giusti per restare in alto. Mark Sears è il leader del miglior attacco della nazione visto che Alabama è l’unica squadra a superare i 90 punti a partita, ma dal portal sono arrivati altri giocatori esperti che sanno fare canestro, a partire da Aaron Estrada passando per Latrell Wrightsell fino a Grant Nelson, lungo da North Dakota State dal quale ci si aspettava anche di più. Ma al di là dei nomi, è coach Oats a fare la differenza e questo potrebbe essere un altro torneo pieno di soddisfazioni.
#5 Saint Mary’s
E dire che a dicembre eravamo tutti pronti al funerale per i Gaels. Stagione iniziata 3-5 e tanti cari saluti alle ambizioni di inizio stagione. Niente di più vero perché Saint Mary’s tra dicembre e marzo ha inanellato 20 venti vittorie in 22 partite, tornando a vincere la WCC da sola dopo 12 anni grazie ad una difesa impenetrabile (5° per 2FG% concessi in stagione) e un attacco democratico, senza un vero leader ma con un regista come Augustas Marciulonis in grado di armare i vari Mahaney, Saxen, Ducas e Jefferson. Ostici come al solito, da capire se possono fare qualche scherzetto.
#6 Clemson
Stagione strana quella dei Tigers, che si ritrovano al Torneo più per quanto fatto a inizio stagione che per come è finita. Tra novembre e dicembre la squadra allenata da Brad Brownell ha messo a segno vittorie importanti contro Alabama, South Carolina e TCU. Record 9-0 e inserimento nel ranking. In ACC poi le cose sono peggiorate e sono arrivate sconfitte evitabili (Georgia Tech e Notre Dame) e un torneo di conference con eliminazione al primo turno. Che Clemson arriverà alla March Madness? Domanda lecita. PJ Hall è un’ala grande con un solido gioco in post, Joe Girard il tiratore designato, ma molto ruota intorno alle prestazioni della guardia Chase Hunter. Che però alterna prestazioni ottime ad altre orribili.
#7 Dayton
Quando sembrava tutto perduto, ecco che il comitato infila nel tabellone Dayton con un seed anche piuttosto alto. I Flyers hanno vinto tanto, ma anche deluso molto: un’Atlantic 10 che sembrava terreno di facile conquista è stata prima lasciata a Richmond e Loyola-Chicago in RS e poi a Duquesne al torneo. Sicuramente meritano di esser visti per via di Da’Ron Holmes, centrone mobile che ha mille modi per segnare. Intorno a lui coach Anthony Grant ha costruito una squadra piena di tiratori (3° in D-I per percentuale) con un secondo lungo, molto bravo ad aprire il campo, come Nate Santos.
#8 Mississippi State
Tra i freshman ‘nascosti’ segnatevi il nome di Josh Hubbard perchè se i Bulldogs sono al torneo, lo devono soprattutto alla splendida stagione di questa PG che non raggiunge il metro e ottanta di altezza ma che può essere inarrestabile. Partita senza nessuna aspettativa, la squadra di Chris Jens arriva invece al torneo dopo aver battuto, tra le altre, per due volte Tennessee con la classica ferocia delle piccole del college basket e nessuna voglia di mollare. Tolu Smith è il leader di una squadra comunque esperta che ha in Cameron Matthews un altro senior molto utile alla causa e che venderà cara la pelle con tutti.
# 9 Michigan State
Squadra che per qualche motivo non riesce a esprimere il suo potenziale e, dopo esser stata inserita tra le prime 5 in tutti i preseason poll, è finita in fretta fuori dal ranking dopo l’ennesima stagione piena di alti e bassi. Eppure la squadra di Tom Izzo ha tutto per essere una big, dal talento offensivo all’esperienza alla profondità della panchina, peccato non l’abbia praticamente mai fatto vedere. Tyson Walker, DJ Hoggard e Malik Hal sono i tre punti fermi degli Spartans che quest’anno corrono di più ma faticano spesso a segnare. Però per il 26/o anno consecutivo sono alla Big Dance e coach Izzo sa bene come si fa a fare strada nel torneo.
#10 Nevada
Coach Steve Alford si è rilanciato proprio bene dopo gli anni in chiaroscuro a UCLA e ha portato la sua Nevada alla seconda partecipazione di fila al Torneo. Questa è la sua miglior creatura in 5 anni a Reno: poche sbavature in attacco e parecchie opzioni, anche se la parte del leone spetta alla coppia di guardie Kenan Blackshear-Jarod Lucas (quasi 33 punti di media in due). Il frontcourt deficita di centimetri e chili, parte della ragione per cui le seconde opportunità latitano, ma sono solidi abbastanza da potersela giocare un po’ con chiunque.
#11 New Mexico
Il Comitato non l’avrebbe invitata: quindi ha pensato bene di rimediare vincendo il torneo della MWC. Coach Pitino il Giovane guida una macchina da corsa (#8 per Adj. Tempo) e le chiavi se le dividono le funamboliche guardie Jaelen House (leading scorer in stato di grazia ultimamente) e Donovan Dent. Quintetto ben assortito con un frontcourt tosto più un sesto uomo come Mustapha Amzil che smuove le acque in attacco se stagnano. Può avere passaggi a vuoto tremendi, ma anche battere chiunque.
#12 Grand Canyon
Gigante che non dorme più da quando c’è Bryce Drew in panchina: tre March Madness in quattro anni e questa è la miglior squadra assemblata fin qui, capace di fare doppietta nella WAC e dominare svariati metric (miglior attacco e miglior difesa nella conference). Tyon Grant-Foster è la stella: fermo quasi un anno e mezzo dopo due operazioni al cuore, è tornato con l’effetto di un tornado sulla conference grazie al suo mix di esplosività e buoni ferri del mestiere nel ruolo di ala piccola.
#13 Charleston
Passata in sordina dopo le fanfare dell’anno scorso, complice un inizio molto stentato, eppure ha fatto doppietta in conference e arriva al Torneo con record 27-7. Offensivamente brilla come e anche più dell’anno scorso, tenendo il piede a tavoletta e trovando protagonisti di giornata un po’ ovunque di gara in gara. Facile però che la palma di migliore spetti a Reyne Smith, guardia che quasi non fa altro che tirare da tre, ma che lo fa da dio: 39.5% in stagione su ben 8.1 tentativi.
#14 Colgate
La morte, le tasse e Colgate al Torneo. Per molti addetti ai lavori era il posto peggiore in cui allenare nella Patriot League, eppure coach Matt Langel sta qui a contare la quinta partecipazione alla March Madness in sei anni. Nella PL ancora non vengono trovate risposte al dominio dei Raiders (record 72-6 in conference nelle ultime 4 stagioni): rotazioni profonde e tante soluzioni, il loro attacco funziona sempre come un orologio svizzero e quest’anno hanno anche metric più che convincenti nella metà campo difensiva. Non resta loro che sfatare il tabù del primo turno dopo aver impensierito Tennessee nel 2019 e Wisconsin nel 2022.
#15 Long Beach State
Dan Monson allena lì da 17 anni ma il nuovo AD non gli ha riservato molte cortesie, annunciando prima del torneo di conference che questa sarà la sua ultima stagione da head coach. E lui che fa? Vince la Big West (da underdog) per la prima volta in 12 anni. Ha le ore contate, ma lui dice che vuole godersele tutte, con l’anima in pace. E chissà, tra l’estro di Marcus Tsohonis nel backcourt e l’impatto unico del tuttofare Aboubacar Traoré, le ore che gli restano potrebbero pure non essere così poche.
#16 Howard
Seconda March Madness consecutiva per la squadra della MEAC. Stavolta a sorpresa perché i Bison partivano sicuramente dietro Norfolk State, sconfitta grazie una grande serata del tiratore Bryce Harris. Ma la storia di questa Howard è sicuramente Seth Towns, all’8° anno di Division I, al terzo college, messosi al servizio dei compagni, giocando da 5 tutto l’anno. Coach Kenny Blakeney al quinto anno ha svoltato questo programma ma è ancora presto per diventare la storia di marzo.
#16 Wagner
Se guardate la loro pagina di KenPom è una pioggia di statistiche rosse. Attacco terrificante (tra gli ultimi cinquanta per AdjOff, percentuale da 2, da 3), ritmo lentissimo (361° in D-I) e record negativo a fine regular season. Va detto che sono arrivati a marzo con solo sette giocatori disponibili su tredici, ma i Seahawks sono già una Cinderella: sconfitte al torneo #1, #2 e #3 della Northeast. La guardia Melvin Council l’unico grande motivo per vederli.