La prima nottata di Sweet 16 nella March Madness 2025 non ha risparmiato spettacolo fra il duello Cooper Flagg-Caleb Love e la rimonta di Texas Tech.
Che spettacolo Texas Tech – La partita (finora) più bella del Torneo l’hanno regalata Texas Tech e Arkansas. 36 minuti di controllo da parte della truppa di coach Calipari e poi 4 minuti di lucida follia dei Red Raiders che hanno ribaltato tutto e portato la gara ai supplementari. La palma del migliore se la aggiudica senza troppi dubbi il mezzo lungo Darrion Williams, impreciso per gran parte della gara ma che ha segnato la tripla del pareggio e poi di potenza il canestro della vittoria finale per 85-83.
Fondamentale accanto a lui l’apporto di JT Toppin e con 40 punti divisi equamente in due, la coppia di lunghi di Texas Tech si conferma l’arma da disinnescare se si vuole avere gioco facile contro i Red Raiders. Altro tassello fondamentale per il recupero di 13 punti in 4 minuti è stata la prestazione balistica di Christian Anderson: 3/4 dall’arco e soprattutto due triple nel finale dal peso specifico pazzesco. Arkansas rimpiangerà a lungo il non aver gestito con lucidità il finale. Karter Knox e Trevon Brazile hanno disputato una signora gara ma ancora una volta la regia di DJ Wagner ha lasciato a desiderare (ultimo possesso criminale), mentre la stellina Boogie Fland, reduce da un infortunio, è riuscita a stare in campo solo 9 minuti senza lasciare il segno.
Florida avanza con decisione – Il merito di Maryland è quello di aver resistito per almeno un tempo. Quello di Florida di non aver mai tolto il piede dall’acceleratore finendo per staccare i Terrapins e chiudere con un eloquente 87-71. Come tre delle prime quattro partite di Sweet 16 il match vero è durato 20 minuti. Maryland ha iniziato dando palla a Julian Reese che ha fatto male sotto canestro (12 punti con 5/9 dal campo) ma con l’andare della gara i compagni si sono scordati di servirlo. Hanno invece puntato su Derik Queen, che ci ha messo un po’ a carburare ma alla fine è stato quello più costante nel dare fastidio a Florida (27 punti con 10/10 ai liberi e 1/4 da tre).
A Florida non sono servite giocate sopra le righe delle stellina Walter Clayton ma è bastato imporre la forza del collettivo e l’equilibrio tra gioco sotto, buoni tagli e tiro da tre (40% di squadra) con 6 giocatori in doppia cifra e il lungo Alex Condon costretto a soli 6 punti per una scavigliata che l’ha tolto dal campo per buona parte della gara. Il tallone d’Achille dei Gators sono le distrazioni e non ne hanno concesse a Maryland. Che (beffa) potrebbe persino veder partire coach Willard.
Troppo Cooper Flagg ma anche tanto Caleb Love – Una partita così un gruppo di freshman di discreto talento l’avrebbe persa. Invece Duke non solo ha un gruppo di freshman di grande talento, ma ne ha anche uno come Cooper Flagg in grado di fare qualsiasi cosa: 30 punti, 6 rimbalzi, 7 assist e 3 stoppate per una gara che non si può definire perfetta solo per qualche errore nel finale. Ma la sua presenza in campo cambia le partite e ormai il dibattito è chiuso: è lui senza alcun dubbio il miglior giocatore della stagione e la chiamata numero 1 al prossimo draft non potrà che essere sua. Attorno a lui, c’è un gruppo dotato di centimetri, chili e mano calde e, se Tyrese Proctor non ha confermato la precisione delle prime due partite, ci hanno pensato Kon Knueppel e Sion James a produrre punti, per un ottimo 11/19 da tre finale.
Arizona però non si è arresa fino alla fine grazie a uno di quei momenti di onnipotenza assoluta che Caleb Love ha talvolta avuto nella sua altalenante carriera, chiusa comunque con una grande prestazione da 35 punti. Dal -19 la squadra di Tommy Lloyd è arrivata fino al -5 a due minuti dalla fine grazie a 15 punti consecutivi di Love ed è lì che si è vista la forza di Duke che non si è fatta prendere dal panico e non si è persa di fronte alla rimonta di una squadra ben più esperta. I Blue Devils hanno tenuto i nervi saldi per chiudere 100-93 e confermarsi la squadra da battere nel Torneo.
Il canestro come un oceano – “I felt like the basket was as big as an ocean”: la frase del Torneo la pronuncia Mark Sears dopo aver segnato dieci triple e aver contribuito in maniera determinante a battere il record di triple segnate in una partita della March Madness: Alabama chiude con 25, superando le 21 realizzate da Loyola Marymount contro Michigan nel 1990, e torna a mettere il suo nome nel lotto delle favorite per la vittoria, dopo aver distrutto BYU per 113-88. Già, si vedono anche punteggi di questo tipo nel college basket del 2025 e si vedono partite che con lo stile classico del college basket hanno poco a che vedere. E d’altronde Nate Oats e Kevin Young sono tra i coach più nba oriented dell’Ncaa e la loro Sweet16 non poteva che essere un’esibizione di puro run and gun: Alabama ha tirato 51 volte da tre e 15 da due e non serve altro per chiarire come hanno giocato.
E ha funzionato, perché Mark Sears dopo l’1/9 nei primi due turni ha ritrovato la mira e ha chiuso con 10/16 (sempre da tre, ma non serve specificarlo) per 34 punti e 8 assist e, dopo aver retto nel primo tempo, BYU ha preso 62 punti nella ripresa e addio sogni di upset. Solo 6/30 (sempre da tre, ovviamente) per i Cougars, troppo poco per star dietro a una macchina da punti come Alabama dotata di molti più centimetri e anche di giocatori. Qualche bella giocata di Egor Demin (15+7 per il russo), i soliti 25 punti di Richie Saunders ma poco altro per coach Kevin Young che comunque al suo primo anno ha fatto un gran lavoro portando BYU al secondo weekend e perdendo solo contro una squadra che ha tirato con il 49%. Certo, da tre.