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Toronto Raptors: 5 mosse per rimanere nell’elitè

Autore: Andrea Brambilla
Data: 15 Set, 2020

I Toronto Raptors hanno fatto ciò che potevano. Non si ripeteranno, ma sono usciti di scena dopo il primo sweep della loro storia e giocando, contro i giovani Celtics, DA campioni NBA in carica. Dopo avere perso le prime due partite della serie, hanno vinto in extremis Gara 3, alla grande Gara 4 e dopo due supplementari Gara 6, mostrando carattere e coraggio. Hanno ceduto alla fine solo perché Fred Van Fleet ha sbagliato la tripla del pareggio in Gara 7.

Un team ostico e di carattere come questo non si vedeva in NBA, forse, dai tempi dei Detroit Pistons campioni nel 2004. Ma, al contrario di quei Pistons (ospiti fissi delle Finali di Conference fino al 2008), per i Raptors il corso vincente potrebbe essere finito qui. Ecco, quindi, 5 punti sui quali Toronto dovrà riflettere in vista del futuro.

RIPARTIRE DALLA CULTURA

Se Toronto è arrivata fino a questo punto è grazie a Nick Nurse. Il Coach of the Year 2020 è stato un leader emotivo molto carismatico (secondo Jayson Tatum anche troppo, in Gara 6). Incoraggiato da Masai Ujiri, ha dato a questi Toronto Raptors una cultura di squadra. Una squadra canadese che si pone in ottica internazionale, con tre quinti del quintetto di origini extra – statunitensi e diversi giocatori non originari degli Stati Uniti. Si riparte da questi giocatori, capitanati dal coach che ha portato la squadra al titolo.

 

IL PASSAGGIO DEL TESTIMONE

Ma si riparte, soprattutto, da Pascal Siakam. Anche se nella serie contro Boston è stato limitato, il camerunense ha mostrato di voler indossare degnamente la fascia di giocatore di punta. Intelligente, emotivo e talentuoso, Spicey – P è stato schietto sull’eliminazione per mano dei Celtics, addossandosi ogni responsabilità sull’accaduto. E si pone, quindi, come futuro portabandiera per Toronto e per la sua cultura. Questo può voler dire una sola cosa: lasciare andare Kyle Lowry. All’ottava stagione in Canada, Lowry è stato il cuore emotivo dei canadesi e la loro ancora nei momenti difficili (come in Gara 6). Ma il suo contratto reclama 30.5 milioni di dollari per il 2020 – 2021, con il rischio che a fine stagione diventi free agent e Toronto resti con un pugno di mosche in mano. Philadelphia, sua città natale e team a caccia di un play, potrebbe essere interessata.

 

PAGELLA DEL 2019 /2020

I Raptors meritano un voto distinto. Nonostante l’obiettivo dichiarato di provare ancora a vincere, era effettivamente difficile ripetere la magica cavalcata del 2019. Però, c’è da dire che sono arrivati a una tripla dalle Finali di Conference perdendo gratuitamente Kawhi Leonard e Danny Green. Investendo sulla cultura di squadra, Toronto ha fatto molto più di quanto fosse possibile. Coach Nurse ha schierato un Anunoby in crescita e un Fred Van Fleet pronto a cose importanti. Soprattutto il nigeriano si è mostrato come pilastro dei prossimi Toronto Raptors, con la sua presenza in attacco e la mano sempre più morbida (Gara 3 contro Boston insegna). Per Van Fleet, le porte del quintetto si sono aperte, e le conseguenze si sono viste. La sua presenza in campo è stata eccezionale in regular season e durante i playoff, migliorando ogni voce statistica che lo riguardava (dai minuti, ai tiri tentati fino alle percentuali).

Il tiro vincente di Anunoby in Gara 3.

Affascinante il giovane Chris Boucher: cresciuto nella G – League, il canadese di origine caraibica quest’anno a Toronto si è fatto vedere durante l’infortunio di Gasol, con buon impatto sul campo e difesa accanita.

I 25 punti di Boucher all’inizio della ripresa, contro i Bucks

Infine, ottimo anche Norman Powell: stando ai suoi compagni, ha salvato la stagione di Toronto in Gara 6 segnando nel secondo tempo supplementare e stoppando Theis sulla giocata decisiva. Ironia della sorte, è stato proprio lui a subire la stoppata decisiva da parte di Marcus Smart in Gara 7. Ma questo non macchia una stagione praticamente perfetta.

Norman Powell in Gara 6

Se fosse per tutte queste cose, il voto sarebbe ottimo. Quello che abbassa la pagella dei Raptors sono stati il mercato estivo e le prestazioni di Marc Gasol. Partiamo dal primo: non bastano Rondae Hollis – Jefferson e Stanley Johnson a sopperire la partenza di due giocatori del calibro di Kawhi e Green. Inoltre, Toronto non ha avuto un play affidabile dalla panchina che potesse far fiatare Lowry e Van Fleet, dopo che con l’addio di Green il secondo è stato spostato in quintetto.

Sul catalano, invece, si deve affrontare un discorso diverso: le sue medie sono state peggiori di quelle dell’anno del titolo e questo a Toronto è pesato. Con 10 minuti di media in meno rispetto all’anno scorso, i punti sono passati da 9 a 6, l’efficienza dal 42 al 38% e i tiri tentati da 8 a 6. Soprattutto, il tiro da tre è passato dal 38 al 18% di efficienza: quel 20% in più l’anno scorso aveva messo in ginocchio Golden State. E contro Boston, il 35enne Gasol ha sofferto la fisicità e l’atletismo di un Daniel Theis più giovane di 7 anni.

 

CENTRI IN PARTENZA?

Non è difficile vedere Marc Gasol e Serge Ibaka lasciare Toronto. Se per il fratellino di Pau si è scritto prima, per Air Congo la faccenda è un’altra. A 30 anni può cercare l’ultimo contratto importante della sua carriera (Gallinari ne sa qualcosa) e, forte delle buone cifre maturate quest’anno e del tiro da tre migliorato (dal 23% con 1.6 tentativi del 2019 al 52% con 5 tentativi), potrebbe lasciare un Canada in aria di ricostruzione per andare in un team che lo paghi o che gli permetta di vincere. Con queste due partenze, per i Toronto Raptors si tratterebbe davvero di ricominciare.

 

COSA SERVE PER IL 2021?

Partiamo dall’inizio: Toronto non ha scelte per i prossimi Draft. Ci sono 85 milioni di dollari garantiti per il prossimo anno: di questi, ci sono i 29 del primo anno del rinnovo di Siakam. Altri 30.5 sono per l’ultimo anno di Lowry e quasi 11 per Norman Powell. Anunoby, Dewan Hernandez e Matt Thomas ne occupano circa 7. Stanley Johnson ha una player option da quasi 4 milioni che verosimilmente eserciterà. Se Powell sarà una garanzia in uscita dalla panchina, all’inizio della free agency questo sarà il quintetto di Toronto: / – Siakam – Anunoby – / – Lowry.

Toronto avrà come priorità riconfermare Van Fleet per renderlo il fulcro, assieme a Siakam, del nuovo ciclo vincente. Fatto questo, i Raptors dovranno coprire ogni altro ruolo rimasto scoperto durante l’estate. Affascinante l’idea di rinnovare Boucher, giocatore cresciuto nei Raptors 905 della G – League, facendolo crescere come cambio di Siakam.

Come scritto sopra, lo spostamento di Van Fleet in quintetto ha privato Toronto di un play affidabile dalla panchina. Potrebbe essere interessante muoversi per cercarne uno (magari Dennis Schroeder, in uscita dai Thunder), così come servirà muoversi per cercare una coppia di lunghi affidabili per sopperire gli eventuali addii di Gasol e Ibaka. Sempre in tema OKC, Steven Adams potrebbe essere un’idea. Così come Al Horford, che i Sixers potrebbero cedere.

In ogni caso, pare che l’addio di Lowry sia un’alternativa che rientrerebbe in ogni tentativo di cessione: Il capitano farebbe comodo per due ragioni: 30.5 milioni di dollari in scadenza e, soprattutto, approccio da leader per far vincere il titolo a una contender. Privarsi di una bandiera è sicuramente segnante per Toronto. Ma come la storia ci ha insegnato, Masai Ujiri non ha paura di fare il massimo per migliorare i Toronto Raptors.

Horford e Schroeder a Toronto? Ecco come …

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