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Il trionfo di Bridges e la lezione di Gonzaga

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 11 Feb, 2018

I due incontri di cartello in programma sabato non hanno deluso le aspettative di spettacolo, pur in modi molto diversi: Michigan State ha superato Purdue per 68-65 in un match incerto fino all’ultimo; Gonzaga, invece, ha dato una vera lezione di basket a Saint Mary’s in una partita condotta magistralmente lungo tutti i quaranta minuti (78-65 il risultato finale).

Miles Bridges, in missione per conto di Izzo

Di solito, una squadra che perde solo tre palloni (il primo dopo ben trenta minuti di gioco) dovrebbe portare a casa la vittoria. Dovrebbe, appunto: non è stato questo il caso della sventurata Purdue, che a East Lansing è andata a rimediare la seconda sconfitta di fila dopo una striscia di 19 vittorie consecutive.

I Boilermakers hanno proprio fatto il pieno di dramma in settimana: con Ohio State, sono stati piegati dal tap-in di Keita Bates-Diop a 2.8 secondi dalla fine; con Michigan State, invece, il colpo del KO è arrivato con una tripla da campione di Miles Bridges a 2.6 secondi dal termine.

 

Tanto atteso quanto criticato quest’anno, stavolta Bridges non può che mettere d’accordo tutti sulla bontà della propria prestazione: 20 punti con 7/10 da due e 2/4 da tre, è andato al ferro molto meno spesso di quanto ci si aspetterebbe ma, in compenso, ha messo in piedi una sorta di sagra del long-two che, in sostanza, lo ha reso inarrestabile per la difesa di Purdue.

 

Il sophomore merita tanto credito per il modo in cui si è fatto avanti nel momento decisivo, la vittoria è però merito del collettivo. Coach Izzo ha dato fondo alla propria panchina, ruotando undici giocatori che, in una misura o nell’altra, han portato il proprio mattoncino.

Matt McQuaid (9 punti con 3/5 dall’arco) ha dato una mano con quel che sa fare meglio, ovvero infilando due triple che, a inizio ripresa, hanno dato entusiasmo e riavvicinato gli Spartans nel punteggio. Fra i tanti lunghi gettati nella mischia, Gavin Schilling è quello che ha contribuito di più nel tenere botta sotto i tabelloni (7 punti, 7 rimbalzi, 2 assist e 1 stoppata in 20′).

Ultimo, ma non meno importante, Cassius Winston: a parte un paio di perse sciocche a inizio partita, si è distinto per creatività ed efficacia nel condurre i pick and roll, risultando il motore principale d’un attacco capace di distribuire 21 assist su 29 canestri dal campo (molto meglio di Purdue, col suo 16-26). Per lui, a fine partita: 10 punti, 10 assist, 7 rimbalzi e 3 perse in 36 minuti.

 

Chiave tattica fondamentale di Izzo, è stata la scelta di costringere Purdue a giocare tanto sul proprio lungo Isaac Haas, mettendo un solo uomo in marcatura su di lui e sguinzagliando gli altri quattro alle calcagna dei vari tiratori da tre avversari. Scelta azzardata, che ha rischiato di non funzionare ma che, proprio alla fine, ha ripagato ampiamente.

I Boilermakers, che in stagione viaggiano col 42.4%, han tirato poco e male dall’arco (6/19), specie nella ripresa (0/5). Haas ha messo a segno 25 punti di cui 17 nel secondo tempo con un 12/22 da due. Ricevendo spesso lontano dal canestro, ha sfruttato al meglio delle proprie possibilità il suo mix di stazza, fondamentali e tocco morbido ma, con Michigan State attenta a non mandarlo in lunetta, lo sforzo è risultato vano: suoi i due canestri in rapida successione per il sorpasso a 1’02” dalla fine, ma suo anche l’errore che, 25″ dalla fine, ha permesso agli Spartans di giocare il possesso reso poi decisivo dalla tripla di Bridges.

 

La dolce vendetta di Gonzaga

Dopo la beffa di Spokane (vittoria in rimonta di Saint Mary’s per 74-71), era immaginabile che Gonzaga avesse qualche motivazione supplementare per volersi rifare sui rivali: la squadra di coach Few ci è riuscita, e pure con gli interessi. Gli Zags, infatti, hanno messo le mani sull’incontro sin dalla palla a due e, dopo appena sette minuti, erano già in vantaggio con uno schiacciante 22-5. Chiuso il primo tempo sul +12, il risultato finale non è mai stato in discussione.

Dominio totale e spietato, oltretutto in casa altrui: ma com’è stato possibile? Tutto è partito da una difesa che ha costretto mister doppia-doppia Jock Landale a essere il fantasma di se stesso – 10 rimbalzi, 4 assist e 4 stoppate, certo, ma anche la miseria di 4 punti segnati in 37 minuti (2/4 dal campo). Raddoppiare sul lungo australiano è cosa più facile a dirsi che a farsi, per via delle opzioni che ne scaturiscono quasi automaticamente in favore dei suoi compagni, eccellenti tiratori da tre. I lunghi di Gonzaga, però, sono riusciti nell’impresa di mettere Landale alle corde – quasi letteralmente – in maniera puntuale e impietosa, mentre le rotazioni difensive degli esterni negavano quasi sempre tiri facili agli altri Gaels (5/20 da tre per una formazione che in stagione tira col 41.4%).

 

Nella metà campo offensiva, quattro Zags hanno chiuso in doppia cifra – 17 punti di Zach Norvell, 13 di Josh Perkins e 12 di Johnathan Williams (con 11 rimbalzi) – e il giocatore che ha brillato più di tutti è stato Rui Hachimura coi suoi 21 punti (10/14 dal campo, 3/3 ai liberi) in 28 minuti entrando dalla panchina. La sua miscela di atletismo, agilità e velocità racchiusa in 2.05 metri d’altezza è risultata indigesta per gli uomini di coach Bennett, che non a caso lo avevano sofferto enormemente anche all’andata.

 

Saint Mary’s si riprenderà da questa batosta così come è sicuro che Gonzaga, al di là dei ricambi avvenuti quest’anno, non ha intenzione di fare un passo indietro rispetto ai grandi risultati ottenuti nella scorsa stagione come ha spiegato a BN proprio l’assistente allenatore Rick Fois: il duello per il titolo della West Coast è più che mai aperto.

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