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Dopo il big match tra Villanova e Notre Dame, una partita davvero bella che vi abbiamo raccontato qui, sono rimaste solo 8 le squadre imbattute in stagione. Oltre ai Wildcats sono ancora senza sconfitte UCLA, Baylor, Gonzaga, Creighton, South Carolina e USC. Poche le variazioni nel ranking, con le prime 11 posizioni immutate, scende di 8 posizioni solo St Mary’s che paga uno dei grandi upset della settimana con la sconfitta in casa contro Texas Arlington. Perde anche St. John’s che, alla prima uscita senza Yankuba Sima (leggi l’analisi su cosa cambia per i Red Storms senza il centro), si è fatta sorprendere da LIU Brooklyn, università dalle parti della 300/ma posizione nel ranking di Kenpom.
Ecco tutti i fatti principali della settimana.
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La vendetta di Williams-Goss
Dal 1910 Gonzaga e Washington si affrontano in quella che è ormai una delle rivalità più importanti del college basket. Ad aggiungere pepe alla sfida di quest’anno ci ha pensato Nigel Williams-Goss che, dopo due anni con gli Huskies, ha deciso di trasferirsi a Spokane, criticando apertamente il programma di coach Lorenzo Romar, reo di non aiutare i suoi giocatori nel loro sviluppo. A vedere l’esito della sfida (98-71 per i Bulldogs) sarebbe difficile dar torto a Nigel. Partita mai in discussione, esclusi i primi due minuti di gioco, con Gonzaga che ha demolito gli avversari come dimostra il parziale di 30-6 della prima frazione di gara. Coach Mark Few ha dato una lezione di basket a coach Romar con un manuale d’attacco che, basato sul principio della velocità di passaggio ed esecuzione, ha dato il via ad un festival di triple, backdoors, layups e gioco nel pitturato come attesta il 53.8% dal campo e l’8/16 da tre.
Inutile dire che l’Mvp della gara è stato proprio Williams-Goss che ha chiuso con 23+5+5. Il vero punto di forza di questi Zags è, però, la capacità di non dare punti di riferimento agli avversari, grazie a un roster completo e profondo in cui tutti hanno il loro copione da protagonista (6 giocatori tra i 9 e i 13 punti di media) da Mathews a Perkins, da Williams a Karnowski. E poi ci sono due attori non protagonisti di primo piano come Zach Collins e Killian Tillie, due freshmen che nei pochi minuti in campo (una quindicina di minuti di media per entrambi) riescono a portare energia, punti, rimbalzi ed intensità per i Bulldogs. Segnatevi i loro nomi perchè sono il futuro di Gonzaga.
Markelle&Lorenzo: bocciati!
Non fatevi ingannare dai 25 punti e 10 rimbalzi di Markelle Fultz, la maggior parte arrivati in pieno garbage time (praticamente tutto il secondo tempo). Il primo vero test per il principale candidato alla numero 1 del prossimo Draft è stato un incubo, come attesta il 10/26 dal campo, seppur condito da giocate da assoluto fuoriclasse. Coach Few ha preparato il suo gameplan appositamente per togliere ritmo alla stella degli Huskies. Ogni qual volta Fultz giocava il pick and roll si ritrovava raddoppiato da un lungo Bulldog, che preferiva staccarsi dal suo marcatore costringendo il freshman a scaricare la palla verso un compagno. Coach Romar non è stato capace di trovare una soluzione, con i suoi che hanno chiuso il primo tempo con lo 0 sia alla voce triple a referto che a quella degli assist. Il 30.4% dal campo finale per gli Huskies ha messo in mostra i limiti di Romar come allenatore, gran reclutatore certo (i vari Brandon Roy, Nate Robinson, Terrence Ross e Isaiah Thomas ne sono una prova), e il canto “Fire Romar” intonato dai tifosi Zags a fine partita, rischia di diventare qualcosa di concreto a fine stagione se non sarà in grado di portare un roster guidato da un talento come Fultz al gran ballo di Marzo (ultima presenza nel 2011).
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Primo tempo “for the ages”
I primi 20 minuti di gioco tra UCLA e Michigan (102-84) sono stati totalmente surreali con le due squadre che hanno combinato per 22/40 da tre. I primi 18 punti dei Wolverines sono stati tutti frutto di triple e all’intervallo le squadre sono andate negli spogliatoi sul 50-50 con questa tripla irreale, alla StephCurry, di Lonzo Ball.
Il tabellino finale recita alla voce triple 14/26 (53.8%) Michigan e 15/24 (62.5%) UCLA. Peccato che nel secondo tempo i ragazzi di coach John Beilein non siano stati in grado di trovare più la via del canestro, segnando soltanto tre canestri negli ultimi 7 minuti. I Bruins hanno preso il largo grazie al loro stile di gioco “run and shoot” spinti anche da un Pavilion ritornato a infuocarsi e che ha fatto registrare il tutto-esaurito, qualcosa che non accadeva da quattro anni. Segnaliamo tre dati che vi faranno capire l’unicità di questo match:
- Michigan ha segnato 1.31 punti per possesso e ha comunque perso con un -18.
- Coach Beilein prima della partita aveva un record di 51-1 quando i suoi segnavano almeno 80 punti, ora siamo a 51-2.
- La difesa dei Wolverines concedeva prima della palla a due 58.2 punti di media agli avversari.
Working Class Hero
UCLA ha dominato una partita surreale tirando con il 67.2% dal campo, il 62.5% da 3 e mettendo a referto 23 assist con i soliti Lonzo Ball (19+7+4) e T.J. Leaf (21+8). Il grande inizio di stagione dei Bruins, però, non è soltanto frutto delle prestazioni del miglior duo di freshmen della nazione ma anche del grande supporting cast che coach Steve Alford ha saputo costruire intorno ai due giovani. A partire proprio dal figlio Bryce, che lo si offende quasi a chiamarlo comprimario, e che libero da agire da pura shooting guard ne ha messi 18 con triple che hanno spezzato il ritmo della gara. Il compagno di reparto Isaac Hamilton è invece un cecchino capace di trasformare in canestro per se (14 punti) o per i compagni (7 assist) ogni pallone che tocca. Aggiungeteci poi dalla panchina Aaron Holiday che ha chiuso con 5/5 da oltre l’arco e la difesa e le stoppate dell’impronunciabile freshman Ike Anigbogu (4 blocks per lui) e avrete una visione totale del successo di UCLA.
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In onore di Larry
Non tutti conosceranno Bill Hodges, ma è suo il merito di aver portato a Terre Haute, Indiana, sede di Indiana State University, uno dei migliori giocatori che il basket abbia mai visto, Larry “The Legend” Bird. Nel giorno del sessantesimo compleanno della leggenda dei Celtics, la sua università ha deciso di regalargli uno splendido regalo: il successo contro Butler, scesa questa settimana dalla 16 alla 18 del ranking. L’inizio di stagione dei Sycamores è stato pieno zeppo di partite al cardiopalma, con cinque partite su otto disputate finite con scarto inferiore o pari ad un possesso e due overtime giocati. Anche questa partita non si è staccata da questo filo che ha contraddistinto questo inizio di stagione, decisivo è stato il libero di Brenton Scott, autentico mattatore della partita finita con 25 punti e nove rimbalzi, a 1.5 dalla fine della partita.
Partita dominata dalle difese a dispetto del punteggio finale, 72-71 in favore di Indiana State, con gli attacchi forzati spesso a tiri dal mid-range o triple ignorantissime, puntualmente messe dalla coppia Scott-Van Scyoc. Butler è parsa parecchio fuori fase, in entrambi i lati del campo. Ha iniziato la partita con una difesa priva di aiuti e praterie per arrivare a canestro, salvo poi salire di livello durante la partita. In attacco, invece, non è mai riuscita a creare un vantaggio da sfruttare. Tyler Lewis, il play della squadra, è riuscito a tamponare i momenti di stallo offensivo con alcuni canestri e mettendo in ritmo i tiratori, mentre Kelan Martin non è riuscito ad incidere nella partita, sbattendo spesso contro la frontline avversaria. Devastante la coppia Scott-Van Scyoc, autrice di 48 dei 72 punti messi a segno dai ragazzi di coach Greg Lansing. Precisissimi dalla linea dei tre punti, 9/12 in due, sono stati essenzialmente dominanti negli ultimi cinque minuti, gli ultimi sedici punti portano la loro firma. I Sycamores erano dieci anni che non battevano una squadra del ranking, sempre Butler, e hanno scelto il compleanno della loro leggenda per ripetersi.
Xavier si perde in trasferta
Dopo la sconfitta in trasferta piuttosto pesante inflitta da Baylor, i Musketeers perdono in volata a casa di Colorado. Si potrebbe usare la solita scusa usata da chi esce con le ossa rotte dopo le trasferte in Colorado “Si gioca a un miglio sopra il mare, non siamo abituati” ma Xavier ha giocato una buonissima partita fintanto che la lampadina è rimasta accesa; poi il buio totale.
Il buio è iniziato a metà del secondo tempo, con i ragazzi di coach Chris Mack che conducevano il punteggio di un paio di possessi e sembravano pronti per azzannare la partita. Invece, l’attacco di Xavier si è inceppato con alcune scelte poco sagge mentre i Buffaloes hanno iniziato a punire la difesa piazzando un parziale di 15-0 rivelatosi poi incolmabile.
Xavier, tolto quei maledetti sette minuti, è parsa la solita squadra con una difesa rognosa e molto aggressiva e in attacco legato stavolta ad un assolo jazzistico di Trevon Bluiett, autore del suo massimo in carriera, 27 punti, aiutato fedelmente da Rashid Gaston che ha lottato su tutti i rimbalzi. Mentre Sumner non è riuscito a ripetere la buonissima prova di pochi giorni prima contro i Bears, sembrando un po’ opaco. Due brutte prestazioni potrebbero sembrare prove circostanziali e non di certo una certezza, ma J.P Macura, l’X factor della squadra, ha steccato questa settimana in entrambe le sconfitte, tirando 1 su 11 da tre e in totale 2 su 25 dal campo.
Colorado, invece, ha ritrovato quest’anno la vittoria contro le squadre della top 25 prima contro Texas e ora contro Xavier. Se lo scorso anno spesso i ragazzi di coach Ted Boyle perdevano le partite tirate, quest’anno la rotta sembra essersi invertita. Derrick White, il floor general della squadra, ha spiegato nel post partita il peso di questa vittoria dicendo che erano concentrati nel concludere questa striscia di sconfitte nelle partite tirate. I Musketeers sono scesi di 4 posizioni nel ranking in virtù di sconfitte in back-to-back e ora sono alla 17, ma le basi di questa stagione sembrano essere solide anche se dovranno a stare attenti ad una Creighton sempre più performante e pericolosa.
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Hawkeye State
La quarta squadra per esperienza contro la 340/a, il 38/o attacco con più di 82 punti di media realizzati contro la 331/a difesa con oltre 83 punti incassati. Numeri che vengono cancellati quando c’è di mezzo la parola rivalry e tra Iowa e Iowa State la rivalità nasce nel football addirittura alla fine dell’800, e ovviamente riguarda anche il basket. E’ quindi un upset che i Cyclones si sarebbero volentieri risparmiato ma che in realtà han fatto ben poco per evitare, rivitalizzando una squadra che aveva vinto una sola delle ultime 5 partite, alla evidente ricerca di una identità. D’altronde gli Hawkeyes partono con tre freshman in quintetto contro i 5 senior 5 di Iowa State, una delle 4 squadre della nazione con lo starting five tutto all’ultimo anno, ma i giovani ragazzi di coach Fran McCaffery hanno compreso da subito il concetto di rivalry e messo in campo qualcosa che i Cyclones hanno lasciato negli spogliatoi.
Pessima la serata al tiro di tutti i migliori giocatori di Steve Prohm, da Monte Morris (4/15) a Deonte Burton (5/13) a Matt Thomas (6/14) in una partita decisa di fatto nel primo tempo, con i Cyclones mai sotto gli 8 punti di svantaggio nella ripresa. Peter Jok viaggia stabile a oltre 23 punti a partita (quinto marcatore della nazione), ma per una volta non è stato solo: Nicholas Baer è il classico mezzo lungo bianco sgraziato che fa cose utilissime anche se in modo orrendo, mentre tra i freshman ottima la prova di Isaiah Moss che ha chiuso così la partita:
Dwayne Bacon is my man
Un secondo tempo offensivamente spaventoso di Dwayne Bacon regala a Florida State la vittoria sui rivali Gators in un caldissimo derby della Florida e l’ingresso nel ranking alla 23. La stella dei Seminoles segna 24 punti nella sua partita, con ben 16 punti in una seconda frazione in cui mette in mostra tutta la sua potenza nell’attaccare il ferro ma anche un paio di canestri ad alto coefficiente di difficoltà, tirando dopo la virata. E dire che il suo primo tempo inizia sottotono, prima di scaldarsi nel parziale di 7 a 0 che portava avanti i suoi negli ultimi due minuti, un primo tempo in cui la nave è tenuta a galla da Terance Mann, autore di una doppia doppia da 16 punti e ben 10 rimbalzi. Abbastanza impalpabile la prova del prospetto NBA Jonathan Isaac, nonostante i 9 punti e i 6 rimbalzi messi a referto: un approccio troppo morbido alla gara e molta confusione nelle sue scelte offensive che portano coach Leonard Hamilton a tenerlo in campo solo 19 minuti.
Sconfitti ma tosti
I Florida Gators escono sconfitti dal match contro Florida State e dal ranking, ma la squadra di coach Mike White non molla mai, nonostante un parziale di 15 a 4 che faceva scivolare i suoi a ben 13 punti di distanza a inizio secondo tempo. Una squadra quadrata e tosta, senza grossi giocatori di riferimento, che trova la sua forza in un sistema difensivo basato su una match up molto veloce e su una gestione offensiva che regala pochi palloni agli avversari. Il punto debole? Decisamente il tiro: i Gators sono 221° per percentuale dal campo e ben 245° per percentuale al tiro dalla lunga. Aspetti del gioco che danno ulteriore valore a un’efficienza difensiva che permette a Florida di giocarsela fino alla fine con tutti. Se solo ci fosse un Dwayne Bacon…
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Arrestato e contento
Le accuse di violenza domestica negli Stati Uniti vengono prese molto sul serio e ne sa qualcosa Carlton Bragg, il sophomore di Kansas finito in carcere anche se per poche ore dopo che la sua fidanzata alle 6 del mattino ha chiamato il 911. Al termine di una lite, Bragg l’avrebbe spinta giù dalle scale e immediato è scattato l’arresto anche se nel pomeriggio è stato rilasciato dopo il pagamento di 500 dollari di cauzione. L’accusa iniziale di ‘domestic battery’ è stata poi cambiata in semplice aggressione, perchè la fidanzata non può essere considerata parte della famiglia di Bragg che quindi rischia una pena meno severa quando a fine dicembre dovrà comparire di fronte a un giudice. Per ora Bill Self lo ha sospeso e continuerà a tenerlo fuori squadra in attesa che la vicenda si chiarisca, certo la foto segnaletica non depone molto a favore dell’intelligenza del ragazzo:
Se UK tira bene…
… non ce n’è per nessuno. Il risultato del match contro Valparaiso è stato abbastanza chiaro. La partita è durata 5 minuti, il tempo che Kentucky abbinasse alle sue consuete qualità, ovvero muscoli, centimetri e velocità, anche un tiro da fuori affidabile. Dopo 10′ il punteggio era 23-4 che equivale all’hashtag #ciaone. Quando gira così, gli avversari fanno prima a lasciar perdere. Avversari che peraltro schieravano un solo vero campione designato, cioè Alec Peters, Il problema è che lo sapevano anche i Wildcats che hanno difeso alla morte sul lungo di Valparaiso. Il quale, a testimonianza che è un vero leader, pur sporcando e sue percentuali abituali, ha comunque chiuso con 23 punti e 8 rimbalzi.
Se UNC tira male…
…rischia di perdere anche contro Tennessee, discreta squadra ma certo non al livello dei Tar Heels. Che però hanno messo insieme un pessimo 2/17 da 3 (11.8%) per un complessivo 39% dal campo. Pesa l’assenza di Joel Berry, fermo per un problema a una caviglia, ma alla fine i ragazzi di Roy Williams sono risorti dal 15-30 in cui erano sprofondati nel primo tempo e hanno vinto grazie a questa stoppata di Tony Bradley (10+10 per lui) su Lamonte Turner:
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Wichita State e Oklahoma sono all’anno 0 dopo VanVleet&Baker e Buddy Hield. Anno di transizione in attesa dell’arrivo dei degni eredi? Per nulla affatto, Shockers e Sooners sono due squadre solide e con giocatori interessanti, candidate a un ruolo da protagonista al gran ballo di Marzo. I due atenei si sono incontrati sabato in un match che coach Lon Kruger ha definito “a tought ball-game” finito 76-73 a favore di Wichita, una vera e propria battaglia fisica che ben rispecchia l’anima e la grinta di queste due squadre.
Qui Wichita State
Gli Shockers hanno vinto grazie a un gioco corale di squadra, ben orchestrato da uno dei migliori coach della nazione: Gregg Marshall. Il vero punto di forza è proprio il collettivo con un attacco bilanciato in cui 5 giocatori hanno segnato 7 o più punti e nessuno ha preso più di 10 tiri dal campo. Lo stile di gioco di Wichita State è altruista con dieci uomini in rotazione fissa (primi della nazione per % di minuti della panchina) che segnano tra i 5 e i 10 punti di media. Tutti toccano la palla e ogni sera si presenta un giocatore diverso a decidere la partita. Sabato è stao il turno di Daishon Smith che, dopo non aver visto il canestro per tutto il primo tempo, ha realizzato 13 punti con questa Westbrook-dunk a 8 minuti dalla fine che ha dato il via al parziale di 10-0 con cui gli Shockers hanno chiuso la partita.
Altro giocatore decisivo per Wichita è stato Shaquille Morris, PF con un corpo degno del nome che porta, ottima mano dalla media ma soprattutto grandi doti da rim protector come dimostrano le 5 stoppate rifilate ai Sooners. Aggiungeteci poi la solidità di Darral Willis sotto canestro, la versatilità di Markis McDuffie, i punti in uscita dalla panchina di Zach Brown e le triple di Conner Frankamp. Ah e se volete sapere chi sarà il prossimo Baker segnatevi questo nome: Austin Reaves, freshman che sta dimostrando un ottimo potenziale.
Qui Oklahoma
La squadra di Lon Kruger ha un gioco, decisamente meno corale dei suoi avversari, che si affida alla leadership e al talento di Jordan Woodard. Ogni pallone giocato passa attraverso le sue mani con il rischio di sparicchiare troppo qualche volta, come dimostrato dal career high di 28 punti di sabato con 7/17 al tiro però. Ad accompagnare Woodard nel backcourt ci sono due guardie sophomores atletiche come Chriustian James e Rashard Odomes (15 e 10 punti rispettivamente) che hanno ancora tanto margine di crescita nonostante una facile inclinazione a turnovers, vista anche la poca esperienza. La chiave della stagione di Oklahoma è, però, la frontline con la coppia di bigs, Khadeem Lattin e Kristian Doolittle, capaci di chiudere l’area agli avversari come dimostra la posizione dei Sooners nella top30 della nazione sia per percentuale di stoppate che di canestri da due punti concessi agli avversari. Difesa che ha funzionato anche sabato contro Wichita State tenuta al 39.7% dal campo, peccato che dall’altra parte Oklahoma abbia tirato con il 30.8%… ci vorrebbe proprio un Buddy Hield.
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