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Virginia numero 1, Big East padrona

Tyler Davis (Texas A&M)
Autore: Redazione BasketballNcaa
Data: 13 Feb, 2018

E’ già stato sperimentato l’anno scorso e anche in questa stagione ci porterà dritto alla March Madness: per tutto il mese di febbraio ogni domenica il Selection Committee dell’Ncaa rivelerà un early bracket con i provvisori 16 top seeds del tabellone. Villanova, Xavier, Virginia e Purdue sono le prime 4 numero 1 e, Wildcats a parte, alzi la mano chi avrebbe mai inserito all’inizio della stagione le altre tre squadre non solo ai vertici delle classifiche nazionali, ma anche in quelle delle loro conference. Per non parlare della presenza di due college della Big East, mentre Big12, Sec e Pac12 compaiono solo nei seed successivi. La vita è comunque tutt’altro che facile anche per loro: Villanova, Virginia e Purdue (due volte) hanno tutte perso in settimana e Xavier si è salvata per un soffio. Vediamo tutto quello che è successo.

La caduta di Virginia

Virginia diventa la #1 della nazione dopo 36 anni (qualcuno si ricorda di Ralph Sampson?) proprio al termine della settimana in cui ha perso dopo 15 match l’imbattibilità nell’ACC. I Cavaliers sono caduti in casa nel derby contro Virginia Tech, nonostante abbiano avuto l’ultimo tiro sia dei tempi regolamentari che dell’overtime. Il canestro decisivo per gli Hokies lo ha realizzato a 5″ dalla fine Kenny Blackshear ed è così arrivata la classica vittoria in trasferta che vale trequarti di bid per il torneo.

Blackshear a terra dopo il canestro decisivo

Anche perchè la squadra di coach Buzz Williams ha centrato 5 W nelle ultime 6 gare disputate, battendo oltre a Virginia, altre avversarie come UNC ed NC State. Contro quest’ultima Justin Robinson ha ritoccato il career-high (32 punti) che solo alcune settimane fa aveva stabilito. Il Torneo Ncaa si avvicina.

Settimana da incorniciare per North Carolina che ha vinto sia il derby con Duke sia quello in trasferta contro NC State, per concludere poi la striscia contro Notre Dame. Contro i Wolfpack il grande trascinatore è stato Luke Maye, che ha realizzato una doppia-doppia da 33 punti (nuovo career-high) e 17 rimbalzi.

 

Ok la schiacciata mozzafiato vs UNC, ma 7 punti, 4 assist ed il 34% dal campo nelle ultime 6 partite sono medie deludenti per Trevon Duval che sta facendo storcere il naso agli addetti ai lavori. Coach Mike Krzyzewski spesso preferisce dare a Grayson Allen la responsabilità del playmaking, di certo non un buon segnale.

 

Dopo 7 L consecutive Notre Dame ha infilato 2 vittorie contro Boston College e Florida State. Tanto è dipeso dal rientro di Matt Farrell, che ha anche stabilito il suo nuovo career-high in punti (28). La March Madness non è ancora del tutto compromessa, ma serve una bella rincorsa agli Irish, non certo compromessa dalla sconfitta contro North Carolina.

Anche Boston College ha ancora qualche minima speranza di andare al gran ballo, e tutto dipende da Jerome Robinson. Week perfetta la sua, che ha iniziato con il career-high da 44 punti contro Notre Dame – che non è servito a vincere – ed ha concluso con i 29 segnati nella vittoria su Miami.

 

Xavier e Ponds re della Big East

La squadra della settimana nella Big East è quella ultima in classifica. Sì, avete capito bene: St. John’s, è stata capace di dar seguito all’exploit con Duke battendo prima Villanova (79-75) e poi Marquette (86-78).

I Johnnies hanno finalmente ritrovato il sorriso dopo settimane tribolatissime e i meriti principali vanno a Shamorie Ponds. Il ragazzo di Brooklyn è stato nominato Player of the Week nella conference per la seconda volta consecutiva, avendo rifilato 26 punti ai Wildcats e 44 ai Golden Eagles. Uno scorer nato, letale quando punta il canestro e, adesso che ha ritrovato il tiro da tre, completamente inarrestabile.

 

Volete battere Xavier? Assicuratevi di chiudere i giochi in anticipo, altrimenti non c’è scampo. I Musketeers sono primi nella Big East con una striscia aperta di 8 vittorie consecutive: dopo Georgetown, in settimana è arrivato l’OT vincente sul campo di Butler (98-93) e un successo in volata con Creighton (72-71), anche se su quest’ultimo resta l’ombra d’un fischio arbitrale assai dubbio, quello che ha spedito Quentin Goodin in lunetta con 0.3 secondi sul cronometro. Episodi a parte, restano i meriti d’una squadra capace di trovare protagonisti diversi in ogni partita, anche quando il leader Trevon Bluiett fa cilecca (6 punti contro i Bluejays, prima partita dell’anno sotto la doppia cifra).

 

Villanova ha perso sia il primato nella conference che quello nella AP Poll, ma almeno è riuscita a battere la bestia nera Butler per 86-75. I ragazzi di Jay Wright hanno faticato nel far circolare il pallone (solo 10 assist su 30 canestri dal campo), con un Mikal Bridges quasi sempre fuori dai giochi. Oltre un Jalen Brunson al quale aggrapparsi (27 punti), a togliere le castagne dal fuoco ci han pensato l’energia portata nella ripresa da Omari Spellman (10 punti, 11 rimbalzi e 2 stoppate) e, soprattutto, Donte DiVincenzo, top scorer con 30 punti (career-high) di cui 20 nel secondo tempo. I Wildcats sono lontani dalla propria versione migliore, ma hanno mezzi più  che sufficienti per non naufragare.

 

Un ritorno, forse due

Due le notizie della settimana nella SEC: Michael Porter potrebbe tornare in campo, Texas A&M è già tornata.

“C’è una buona possibilità che io torni a giocare quest’anno”: le parole pronunciate da Michael Porter Jr in una conferenza stampa hanno stupito un po’ tutti, visto che era dato per scontato che l’infortunio alla schiena lo avrebbe tenuto lontano dal campo per tutta la sua prima e unica stagione universitaria. E invece Missouri, che se la sta comunque cavando bene con 4 vittorie di fila, potrebbe diventare la vera mina vagante del tabellone. Sempre che il suo freshman abbia davvero intenzione di rimettere la maglia dei Tigers e non sia solo una mossa mediatica per tranquillizzare gli scout Nba.

Entra nel ranking alla #21 dopo 4 vittorie di fila Texas A&M che è andata a vincere a casa di Auburn, sempre capolista della SEC, al termine di un minuto finale eterno con 3 official review fino a quando Duane Wilson ha segnato i liberi della vittoria. Con un ottimo secondo tempo, i ragazzi di Billy Kennedy hanno poi spazzato via Kentucky, il che di questi tempi non è proprio un’impresa ma ha comunque certificato l’uscita degli Aggies dalla mediocrità della prima parte della stagione.

Robert Williams sta giocando sempre meglio e Texas A&M è la quarta squadra a rimbalzo della nazione. Ma un po’ a sorpresa, un po’ all’improvviso, Kennedy si è trovato con un freshman come TJ Starks in continua crescita che gli sta risolvendo i problemi di un backcourt che di problemi ne ha sempre tanti, ultimo in ordine di tempo l’espulsione di JJ Caldwell e Jay Jay Chandler per possesso di marijuana. Nelle ultime due vittorie, 40 i punti complessivi di Starks con tanta, tanta sicurezza nei suoi mezzi.

 

Esce di nuovo dal ranking dopo tre sconfitte in fila Kentucky, cosa mai successa a John Calipari da quando è arrivato a Lexington. Quella in casa contro Tennessee è stata imbarazzante per la qualità della pallacanestro prodotta da entrambe le squadre e il migliore finora, cioè Shai Gilgeous Alexander, ha anche perso le due palle finali che hanno condannato i Wildcats. L’ultima, appunto contro Texas A&M, è arrivata nel giorno del 59/o compleanno di Calipari, che si è pure beccato un ‘Happy Birthday’ di scherno a 40 secondi dalla fine dalla student section della Reed Arena.

Il record di Cincinnati

Alla fine, nonostante non ci siano vere novità (a parte il fatto che continua a vincere) Cincinnati riesce comunque a far parlare di sé. Le ultime due gare dicono +37 (UCF tenuta a 40 punti e soli 13 canestri dal campo) e +25 contro SMU, che dovrebbe essere una delle forze della American Athletic. Un record, visto che i Bearcats non erano mai partiti così bene, e un dominio imbarazzante, senza prestazioni da all-star ma frutto del collettivo. Ormai alla squadra di Mick Cronin mancano solo i risultati quando le partite contano (vero tallone d’Achille degli anni passati) per la consacrazione definitiva.

La vendetta di Miles Bridges

La settimana di Miles Bridges si è chiusa con l’ala che trollava Dan Dakich (commentatore Espn ed ex coach, suo detrattore da sempre) dopo la vittoria degli Spartans su Purdue. Piccole soddisfazioni per uno che l’anno scorso era accusato di non avere tiro e quest’anno invece di tirare troppo. Le sue schiacciate son di quelle che lasciano a bocca aperta (e molte le abbiamo anche pubblicate), ma nella striscia di 8 vittorie consecutive di Michigan State, a parte i 20 e passa di media, Bridges ha tirato 19/41 da 3 punti, ovvero il 46%. Ecco, se il tiro è questo, scansatevi un po’ tutti. Al Torneo e al draft.

Il caos della Big 12

Prosegue la stagione trionfale di Texas Tech grazie alle vittorie contro due mine vaganti come Iowa State (che ha battuto l’altalenante Oklahoma) e Kansas State. Davide Moretti sta perdendo spazio (7 minuti complessivi nelle ultime due) ma la rotazione rimane lunga e trova protagonisti inaspettati ogni settimana come Toddy Hamilton, uscito dal nulla con 14 punti contro Kansas State. Insomma, i Red Raiders sono la squadra da battere in Big 12 e possono contare sul solito Keenan Evans, sempre molto in controllo.

Kansas invece continua ad essere legata a doppio filo al tiro da tre. Se entrano le triple, l’attacco è atomico e inarrestabile. Ma se incontra una difesa rognosa come quella di Baylor deve trovare, per forza di cose, altre fonti di gioco, cosa che i Jayhawks non sono riusciti a fare. Risultato, 6/31 da tre di cui 2/16 dell’accoppiata Mykhailiuk-Newman e gara persa. La squadra di Scott Drew data per morta da tutti invece sta tornando in corsa, dopo aver infilato 4 vittorie di fila. L’ultima dopo due OT sul campo di Texas.

Continua ad avere alti e bassi West Virginia che ha perso la sesta partita contro Oklahoma State sciogliendosi nel finale. E i Cowboys ne hanno approfittato come contro Kansas piazzando un parziale di 16-7 con annessa tripla della vittoria a 18 secondi dalla fine. Inutili i 33 punti dell’onnipresente Carter.

 

Il Wild West della Pac 12

Se fino a 15 giorni fa Arizona sembrava sicura di vincere la regular season della Pac 12, una nuova settimana rocambolesca nel wild west ha definitivamente cancellato ogni certezza a 5 gare dalla fine. I Wildcats hanno mostrato ancora una volta quanto siano talentuosi in attacco ma fragili quando si tratta di difendere e, non a caso, sono per efficienza offensiva ma 106° per quella difensiva in tutta l’Ncaa.

In settimana hanno prima concesso di tutto e di più a UCLA che con un ottimo gioco di squadra (tutto lo starting 5 in doppia cifra), una grande prova balistica (11/24 da tre), il career high di Gyorgy Goloman (16 punti) e la solita leadership di Aaron Holiday (17+8assist) si è assicurata vittoria, un probabile posto al Torneo Ncaa e anche la chance di vincere la Pac12 (Bruins a 2 gare di distanza da ‘Zona).

Ah per capire l’importanza della vittoria di UCLA basti pensare che nelle ultime 83 partite al McKale Center i Wildcats avevano un record di 81-2. Doppia soddisfazione per coach Steve Alford vista la sua rivalità con coach Sean Miller.

 

Il problema è che quando i Wildcats si mettono a giocare onorando il loro talento diventano un “Nba franchise level team” come ricorda spesso in telecronaca Bill Walton. A farne le spese USC, vittima sacrificale post debacle vs Bruins. Guidata da una delle migliori versioni stagionali di Rawle Alkins (20punti), la solidità di Dusan Ristic (16+11) e il solito inarrestabile DeAndre Ayton Arizona ha mantenuto il primo posto infliggendo ai Trojans la terza sconfitta consecutiva.

 

Una delle 3L è arrivata contro una Arizona State che in settimana ha ritrovato il gioco e la confidenza nei propri mezzi di inizio stagione, rientrando nel ranking alla #25. Con il comun denominatore della coppia Holder-Evans II sono arrivate 2W contro le losangeline: 43 e 45 i punti combinati rispettivamente contro USC e UCLA. La vittoria contro i Trojans è stata in puro stile Sun Devils: -7 a 2:27 dalla fine e risolta nel finale così dal solito duo.

 

Dopo una settimana “for the ages” è arrivata una decisamente dimenticabile per Washington con gli Huskies che dopo aver segnato la miseria di 40 punti contro Oregon si sono fatti rimontare da Oregon State il vantaggio di +5 a 1:30 dalla fine, per poi perderla allo scadere (dopo 2OT) con una tripla di Stephen Thompson Jr. La zona 2-3 di coach Hopkins non ha funzionato a dovere. Risultato? 2 sconfitte e fuori dalla corsa al titolo.

 

Nuovo capitolo della “maledizione del ranking” per Nevada che, dopo esser rientrata nella top25 la scorsa settimana, ha ricevuto la notizia dell’infortunio del suo miglior giocatore: Caleb Martin, fuori a tempo indeterminato per un problema ai legamenti del piede sinistro. Come se non bastasse, è arrivata anche la prima sconfitta stagionale casalinga (serie aperta di 16 W) contro UNLV, colpa del career high (31), le triple (6) e le giocate senza senso di Jovan Mooring.

 

In realtà nella successiva partita contro San Diego State, si è scoperto che l’assenza a tempo indeterminato di Martin era già finita e, con il ritorno in campo del suo leader, è arrivata anche la vittoria grazie a un parziale devastante di 41-18 negli ultimi 15 minuti di gioco che ha permesso ai Wolf Pack di rimanere nel ranking (24) per la prima volta in stagione per due settimane di fila.

 Le avversarie di Rhode Island

Rhode Island continua la sua corsa da imbattuta nell’Atlantic 10 battendo anche la sua rivale più accreditata Davidson 72-59, ma c’è vita nella conference. Fino a venerdi proprio i Wildcats sembravano la squadra più calda, con tre vittorie consecutive con scarto medio 25 punti. Poi sono arrivati i Rams con la loro difesa che non ha concesso nulla e saluti a Davidson.

Il testimone della squadra “on fire” del momento è passato a St Bonaventure che saà la prossima avversaria dei Rams. Prova mostruosa di Jaylen Adams contro St Louis, 44 punti con uno stratosferico 77% da tre (10/13), mentre pochi giorni dopo si è normalizzato con una “modesta prova da 24 punti e 7 assist. Rhode Island è avvisata.

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