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West – Timme sveglia Gonzaga, Bates torna in campo

Gonzaga-Georgia State
Autore: Andrea Mauri
Data: 18 Mar, 2021

Drew Timme indica la via a Gonzaga che soffre per 30 minuti e poi si sbarazza di Georgia State, faticando decisamente più del previsto. Al prossimo turno gli Zags incontreranno Memphis che ha battuto la rognosa Boise State con un cameo di Emoni Bates, che per 3 minuti ha ricomposto con Jalen Duren la coppia di freshman più attesa della Division I. Teddy ‘Buckets’ Allen dice subito 37 ed è di New Mexico State l’upset del regional: Uconn esce subito di scena, mentre Arkansas sopravvive a fatica a una tostissima Vermont

#1 Gonzaga – #16 Georgia State 93-72
#8 Boise State – #9 Memphis 53-64
#5 UConn – #12 New Mexico St. 63-70
#4 Arkansas – #13 Vermont 75-71

Trenta minuti di paura

Il primo tiro da fuori di Drew Timme è un piazzatone frontale, libero e con spazio, da 3. La palla arriva corta di mezzo metro. E’ il primo indizio di quella che sarà una partita molto meno semplice del previsto per gli Zags che passano 30′ a chiedersi perchè un college noto solo perchè ci ha studiato Julia Roberts resti attaccato ai maroni della numero 1 della nazione. Georgia State è la 326/a squadra per altezza media della Division I e chiude il primo tempo prendendo 7 rimbalzi in più di Gonzaga. Possibile? A marzo tutto è possibile. E così Mark Few vive a lungo con l’incubo UMBC, prima e unica #16 a battere una # 1 al primo turno nella storia dell’Ncaa, fino a quando i Panthers, stremati e ormai stracolmi di falli, non alzano bandiera bianca e smettono di lottare.

Dopo 20′ faticosi, Timme prende in mano la partita, ne segna 22 nel secondo tempo per 32 complessivi e porta i Bulldogs al secondo turno, aiutato da Chet Holmgren che fa il suo esordio nella March Madness con le seguenti cifre: 19 punti, 17 rimbalzi, 7 stoppate e 5 assist. Trascinata dai suoi lunghi, Gonzaga rimette quindi le cose a posto e vince di 20, nonostante un imbarazzante 16/30 ai liberi e lo scarso contributo del suo backcourt. Che è il vero punto di domanda degli Zags e che già dal prossimo turno contro Memphis dovrà dare molto di più. Altrimenti saranno 40′ di paura.

 

Il fantasma di Emoni Bates

E dopo quasi due mesi, Emoni Bates tornò in campo. Non c’è dubbio che Memphis sia una delle squadre più cinematografiche che ci siano nella Division I, grazie a una stagione dopo l’altra con sceneggiature sempre piene di colpi di scena. Ma negli ultimi tempi le cose sono decisamente migliorate per i Tigers e, a parte il ritorno in campo del loro freshman più atteso, è la vittoria contro una temibile Boise State a far sorridere e mica poco Penny Hardaway. Fermo da fine gennaio per un oscuro problema alla schiena, Bates dopo 15′ del primo tempo si materializza in campo per un cameo di poco più di 3 minuti, in cui tira una sola volta. Questa

 

Inizia da qui il parziale di 14-2 di Memphis per il +19 all’intervallo che Boise State non riesce più a recuperare e che sarà alla fine decisivo. Ma nel secondo tempo, Bates il campo non lo rivede più “perchè la partita era diventata tesa”, ha spiegato il solito Hardaway misterioso, e quindi ci hanno pensato Deandre Williams e Alex Lomax a dare la 13/a vittoria nelle ultime 15 partite ai Tigers. Che almeno una certezza tra i freshman ce l’hanno: doppia-doppia per Jalen Duren che non sarà un mostro di tecnica ma fisicamente si fa sempre sentire. E contro Gonzaga ce ne sarà molto bisogno

Il dodici porta fortuna

E’ stata la nottata dei seed numeri dodici e, dopo Richmond che ha battuto Iowa, anche New Mexico State riesce nell’upset e batte UConn con relativa facilità per ottenere la prima vittoria nella March Madness da trent’anni a questa parte. Protagonista indiscusso della serata è Teddy Allen, autore di 37 punti e 6 rimbalzi, tra cui la tripla della sicurezza a poco meno di due minuti dalla sirena. Allen ha fatto il pieno di adrenalina, con tifosi e compagni totalmente impazziti, e di complimenti da parte di coach Dan Hurley. Gli Huskies dopo un primo tempo sofferto sono riusciti a tornare in partita con un parziale di 23-10 grazie principalmente a R.J. Cole, ma è in quel momento che Allen si è riacceso e ha deciso che no, non avrebbe perso.

Parte del merito va dato anche ai suoi compagni che soprattutto in difesa hanno lavorato egregiamente impedendo, tra gli altri, ad Adama Sanogo di muovere la retina da dentro l’area, togliendo così la possibilità di appoggiarsi al suo lavoro in post-basso e ai suoi rimbalzi offensivi. Gli Huskies dal canto loro pagano una serata storta di Tyrese Martin praticamente assente in attacco (2/7 dal campo) e a rimbalzo.

Ad un passo dall’impresa

A Vermont non bastano due prestazioni maiuscole di Davis e Shungu (20 punti per entrambi) per avere ragione di Arkansas, ma i ragazzi di coach Becker hanno creato ben più di qualche grattacapo ai propri avversari e sono stati ad una rimessa dall’overtime. Ma andiamo con ordine. Sin dalla palla due i Catamounts hanno messo in mostra un gioco rapido e sempre allaricerca dell’uomo libero sull’arco, una strategia che per buona parte del match ha pagato i suoi dividendi. Il Muss Bus ha impiegato circa metà primo tempo a capire come poter limitare la pioggia di triple degli avversari, ma soprattutto ha dovuto far fronte ad un JD Notae senza canestri. La stella dei Razorbacks ha chiuso il primo tempo senza un punto e con problemi di falli, ma gli va dato il merito di aver comunque fatto girare l’attacco coinvolgendo Williams, Umude e un Davonte Davis pronto a fare un passo avanti nel momento del bisogno e di aver poi chiuso con una prestazione monstre nel secondo tempo in cui ha messo a referto 17 punti.

I Razorbacks si sono dimostrati davvero troppo dipendenti dalla presenza in campo di Notae. Dopo aver chiuso la prima frazione in vantaggio e aver segnato i primi due punti della sua partita, il senior è dovuto uscire per aver commesso il proprio terzo fallo e da lì in poi si è spenta la luce di Arkansas. Vermont ha piazzato un parziale di 12-0 guidato da due triple di Ryan Davis che gli ha permesso di rientrare in partita e rimanerci, grazie all’apporto di Ben Shungu, fino a nove secondi dalla sirena. I Catamounts hanno provato il miracolo cercando di forzare una palla persa al posto di fare fallo e a dirla tutta ci erano quasi riusciti se non fosse stato per un rimbalzo anomalo sulle dita di Davis.

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