Certe volte le statistiche dicono molto poco di un giocatore e probabilmente questo è il caso di Ziaire Williams, il cui inizio di stagione è stato molto più promettente di quanto non si possa dedurre dai suoi tabellini. Per ora il freshman di Stanford in quattro partite ha registrato in media 9.8 punti, 6.5 rimbalzi, 1.5 assist e 1 rubata in 27 minuti di gioco. Questi numeri raccontano una verità parziale, anzi mettiamo subito in evidenza il principale problema (attuale) di Williams, ossia il 26.3% da 3 punti per quella che dovrebbe essere invece una delle sue principali qualità.
Volendo uscire per un attimo dalle pagine di internet e andando a vedere cosa ha detto il campo, il discorso cambia. L’esordio con Alabama, che non è una squadra materasso di una conference minore, ha detto cose che ricordano anche alcuni coach che l’hanno visto giocare: quando il gioco si fa duro, Ziaire è capace di rispondere presente. La vittoria porta anche la sua firma, non solo nei punti a referto.
Ecco, analizzando la sua presenza in campo si scopre un giocatore già più completo di quanto si pensasse a inizio stagione, in grado di incidere non solo sul fronte offensivo. La sua capacità di difendere sulla palla, andare in aiuto e soprattutto a rimbalzo, ne fanno già ora un ottimo difensore, peraltro con ampi margini di miglioramento. Certo, le doti fisiche aiutano. Il ragazzo californiano, classe 2001, è un’ala piccola di 203 centimetri che gioca sostanzialmente come una guardia, anche perché mancano muscoli (83 kg), ma che sfrutta la sua altezza e i suoi istinti per recuperare palloni, dare fastidio sulle linee di passaggio e come già detto andare a rimbalzo.
Le statistiche confermano questa sensazione. Williams è il miglior rimbalzista della squadra davanti a Oscar da Silva e in ogni caso con lui in campo Stanford gioca meglio. Paradossalmente, i quintetti dei Cardinal con Ziaire attaccano leggermente peggio (108 punti su 100 possessi contro 104 punti), ma difendono nettamente meglio subendo 79 punti su 100 possessi contro gli 89 quando il freshman è seduto in panchina. Insomma, l’impatto, a vedere i numeri, sembra essere più difensivo.
Problema o opportunità?
Che Williams si fidi del suo tiro da fuori, in particolare dalla lunga distanza, è evidente. La sensazione al momento è che con spazio e tempo per prendersi il tiro, indipendentemente dalla distanza, la percentuale sia di quelle da cecchino. Il fatto è che il caricamento con la palla che parte un po’ dal petto richiede tempo, il rilascio non è rapidissimo e questo ha portato il giovane californiano ad avere problemi nel crearsi un tiro da solo dal palleggio. Soprattutto nelle situazioni più complicate, con il cronometro allo scadere o un avversario molto pressante sulla palla. In questo video ci sono tutte e 5 le triple messe a segno finora.
La partita persa contro North Carolina è stata emblematica da questo punto di vista. Nel video si vedono tre azioni che ben rappresentano Ziaire: il tiro da tre realizzato (una delle 5 triple citate), una palla recuperata a rimbalzo con canestro e un altro tiro da 3 preso nel finale di partita. Negli ultimi minuti, in particolare, i Cardinal in campo hanno spesso cercato di dare palla a Williams (ben marcato da Leaky Black). La differenza tra la prima tripla (segnata) e la seconda (sbagliata) è evidente. Il tempo di caricamento è completamente diverso. La seconda azione, quella nel mezzo, mostra invece l’abilità del ragazzo nel farsi trovare nel posto giusto al momento giusto.
Il fatto che sappia già rendersi utile in molti aspetti del gioco, permette una lettura diversa del suo inizio di stagione. Non appena avrà preso confidenza con le difese più dure del college e continuando a lavorare sul suo ball handling (fondamentale per poter creare separazione dal difensore in maniera rapida) il gioco di Williams crescerà esponenzialmente. Le potenzialità ci sono, visto che si parte da quei 203 cm di base, che lo rendono comunque interessante. Al momento sono ben pochi i mock draft che lo danno fuori dalla lottery Nba.
Il futuro, tra Stanford e draft
Le possibilità che Ziaire possa migliorare sono legate anche al suo stile di vita e al suo carattere. Lasciando il parquet ed entrando nella vita del ragazzo nato a Lancaster si scopre un mondo fatto di disciplina, obiettivi e zero distrazioni. Parte del merito va ai genitori, entrambi militari. E non serve qui elencarvi i numerosi episodi della sua vita contraddistinti da questa educazione marziale e senza compromessi. Sul web si trovano un sacco di racconti sul ragazzo e sulla sua infanzia, alcuni dei quali lambiscono il confine tra lo storytelling e l’agiografia.
La sostanza resta, la vita di Williams è stata scandita da una serie di mantra: prima l’educazione, guardare dritto negli occhi quando dai la mano, rispetto per gli adulti e soprattutto rispetto delle regole. Tante regole e tanta disciplina, da seguire quasi sempre. Un contesto che però non ha segnato l’ala di Stanford, ma che anzi lo ha formato. Per questo le probabilità di vedere miglioramenti col tempo sono alte. Certo, va detto che Stanford resta una squadra di buon livello, ma non dalle potenzialità di North Carolina, USC, Oregon o Arizona (le altre che lo hanno cercato).
A inizio stagione era considerato un sicuro one-and-done, ma è chiaro che il ragazzo è uno di quelli che non ha come unica e sola priorità la pallacanestro. Non a caso ha scelto Stanford, un’università in cui lo studio non è un fattore secondario. “Io qui ho tutta la pace e la serenità che mi serve“, ha commentato lui. Aggiungiamo la storia dell’assistente allenatore dei Cardinal che gli ha scritto una lettera al giorno, convincendolo che a Stanford le relazioni sono importanti. Insomma, non è così sicuro che a fine stagione abbandonerà il college. Se lo farà, vorrà dire che quel 26% dall’arco si sarà trasformato in una percentuale più interessante. E che le rivali della Pac-12 avranno avuto problemi seri.