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Zion Williamson, una meteora colpisce Duke

Autore: Manuel Follis
Data: 21 Gen, 2018

Sì, ogni anno decine di giovani talenti scelgono che college frequentare.
No, quello di Zion Williamson non è stato un “commitment” qualunque.

Ha scelto Duke. Ha scelto coach K.
Ha fatto infuriare un sacco di tifosi, soprattutto quelli di Clemson.
Ha fatto parlare di sè. Ancora una volta.

Zion Williamson

 

Prima di portarvi per mano nel mondo di questa macchina-da-highlight-vivente, cui sono state date molte definizioni, tutte mirabolanti, dobbiamo almeno tentare di farvi capire perché ha meritato così tanta attenzione (anche nostra) mentre per altri non è stato così. Il reclutamento di R.J. Barrett ad esempio, l’ala piccola che agli ultimi mondiali under-19 ha distrutto da solo gli Usa portando poi il Canada alla vittoria finale, peraltro proprio contro l’Italia, non è stato così seguito. Anche Barrett ha scelto Duke (che ora si ritrova una squadra mai vista prima) ma Zion è un’altra cosa. In estate Chris Johnson ne aveva fatto un lungo ritratto per Sport Illustrated e l’incipit di tutto l’articolo, prima di tutto, prima della prima frase del pezzo, era questo

The viral thunder-dunks delivered by Zion Williamson don’t merely demoralize opponents. They have made him better known than any prep star ever. (Yes, including LeBron.)

 

Ecco. Questo dovrebbe aiutare a capire. Lebron James 15 anni fa veniva selezionato al draft dai Cleveland Cavaliers. Era il 2003. Alcuni lo soprannominavano “il prescelto”, ma pochi lo avevano visto giocare davvero. I video delle sue imprese e delle sue schiacciate non avevano fatto il giro del mondo. Quelli di Williamson sì, sono stati twittati e ritwittati, hanno ricevuto commenti e condivisioni dalla Cina al Sudamerica. Cbs Sport lo ha definito “one of the most famous prospects ever in this contemporary, social media era of college basketball recruiting“. Nel mondo dei social media, almeno al momento, il prescelto è Williamson.

 

Flash estivo. Il 13 luglio si gioca una partita di esibizione con i migliori talenti della nazione griffato Adidas. Il match è stato velocemente ribattezzato: Zion Williamson contro LaMelo Ball (fratello piccolo del Lonzo dei Lakers). Noi di BN vi abbiamo raccontato quell’evento: 4.000 persone stipate in una palestra da 1.500, una marea di vip tra allenatori, da John Calipari a Roy Williams, e giocatori, da Andrew Wiggins a Damian Lillard. Il principale repertorio di Williamson sono le schiacciate, ma nell’occasione il ragazzo aggiunge una chase down (una stoppata) che fa il giro del mondo.

 

Steph Curry la commenterà via Twitter. Il rapper Drake pubblicherà giorni dopo una foto su Instagram in cui indossa una maglietta degli Spartanburg (numero 12, indovinate chi gioca col 12?), e il wide receiver superstar dei NY Giants, Odell Beckham Jr, farà la stessa cosa giorni dopo. Zion è un fenomeno. Virale. Elettrico. L’unico in grado di rubare la scena “social” alla famiglia Ball, e non è poco.

A destra Drake indossa la maglia di Williamson

 

Ecco perché quando l’ala di 2 metri ha scelto che college frequentare, comunicando la decisione in diretta tv (come tanti altri hanno fatto prima di lui), un pezzo di Stati Uniti si è fermato davanti agli schermi ansioso di conoscere la sua futura squadra. E il ragazzo, abituato a lasciare a bocca aperta chi lo sta a guardare, non ha deluso. Ancora una volta ha stupito tutti: ha scelto Duke. Cioè, l’università che nessuno si aspettava. Nel toto-scommesse su dove avrebbe giocato, prima dei Blue Devils c’erano Clemson (la grande favorita quindi la grande delusa), Kentucky, South Carolina (lo stato da cui proviene Williamson), North Carolina e Kansas.

 

Ok, saltare salta. Schiacciare sa schiacciare. Ha un sorriso solare che conquista. Ma col basket come se la cava? Arrivati a questo punto la domanda è lecita, visto che Williamson a soli 17 anni ha già i media ai suoi piedi, ma non ha ancora giocato un solo minuto di pallacanestro strutturata in mezzo a gente con tecnica e talento. Per ora è tutto hype, ma non sempre le grandi attese coincidono con i risultati o con una carriera da all-star Nba. Fino all’estate Zion è sembrato un uomo in mezzo ai bambini, l’attesa è alle stelle.

Mancino, alto 2 metri, la sua caratteristica principale è il fatto che abbini a una muscolatura da giocatore da football (124 chili) una velocità nel correre il campo, una mobilità, un ball-handling e una verticalità pazzesche. Non a caso la maggior parte dei commentatori che lo hanno visto giocare come primo aggettivo per descriverlo usa “unico”. L’altro fattore che lo contraddistingue è la ferocia con cui gioca. Non grinta, ferocia. Jeff Borzello di Espn lo ha definito il migliore “finisher” della nuova leva di talenti che entreranno al college. Una capacità, quella di chiudere al ferro, che spesso non risalta a livello universitario (contro zone e difese arcigne) ma che a livello Nba può invece fare molto comodo.

I muscoli di Zion Williamson

 

Figlio di due sportivi (a livello collegiale) Lateef Williamson e Sharonda Sampson, la mamma particolarmente religiosa lo ha chiamato così (Zion) prendendo spunto dal monte Zion (che in italiano pronunciamo Sion) citato nella Bibbia. A 5 anni il figlio col nome sacro aveva già deciso che da grande avrebbe giocato a basket e non sapeva che centinaia di Chicken McNuggets dopo sarebbe stato definito “un incrocio tra Larry Johnson e Blake Griffin“. O più di recente (e più realisticamente) un Julius Randle, ma molto più atletico. Che sia stato anche paragonato più volte a sua maestà Lebron non vale neanche la pena citarlo. È scontato.

 

Cosa sarà davvero si scoprirà tra pochi mesi. Alla fine Williamson ha scelto Duke perché vuole essere allenato da coach K e in maglia Blue Devils ci saranno al suo fianco il citato Barrett e Cam Reddish, altre due ali, che andranno a formare un roster atletico e versatile. Per la prima volta da quando i prospetti sono classificati in un ranking, i primi 3 hanno scelto tutti la stessa squadra. Ovvio che le attese siano elevatissime, così come i punti interrogativi. Quelli riguardanti Zion? La selezione di tiro, le percentuali di realizzazione da fuori ma anche la stessa posizione in campo, visto che il ragazzo ha sempre giocato centro, ma è alto 2 metri. Alla high school va bene, ma al college? Quesiti che probabilmente, almeno sui social media, verranno spazzati via alla prima inchiodata di Willamson. Finora è sempre andata così.

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