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Il dominio di Gonzaga

Autore: Raffaele Fante
Data: 10 Mar, 2018

Il capolavoro di Killian Tillie

Le finali del torneo sono 21 di fila, Mark Few non ne ha saltata una da quando allena a Spokane e ha vinto le ultime 6: con uno scarto medio superiore ai 20 punti in tre partite, Gonzaga non ha conquistato il titolo della WCC, se l’è proprio preso senza sudare. Merito dell’attacco dei Bulldogs che ha faticato solo un tempo contro l’avversario più debole, cioè nel primo turno contro Loyola Marymount, guidato da un ragazzo della Costa Azzurra

 

Killian Tillie ha segnato 11 triple di fila prima di sbagliare la 12/a a metà del primo tempo contro Brigham Young. Poi ne ha segnate altre due e ha chiuso il torneo con 13/14 dall’arco e 24 punti secchi di media. E’ salito al 59.3% dal campo con il 50% da 3 in stagione. Ed ecco che improvvisamene Gonzaga ha spaziature perfette in attacco che la rendono tra le più efficienti della nazione (11/a con quasi 85 di media).

Splendido il torneo di Tillie, votato ovviamente come Mvp, ottimo quello di Zach Norvell, mentre solo Rui Hachimura si è visto meno del solito. Josh Perkins non ci ha preso mai da 3 (1/9 nel torneo), ma è riuscito come sempre a rendersi utile in altri modi

 

Hanno tiro, esperienza, un sesto uomo che nessuno ha e lunghi atipici che sanno segnare: forse è meglio inserire gli Zags tra le serie candidate per fare tanta strada alla March Madness.

Yoeli Childs, l’uomo d’oro di BYU

E’ stato un torneo con un’unica sorpresa, e cioè Brigham Young, arrivata in finale grazie a Yoeli Childs, miglior realizzatore a Las Vegas a 25 di media. Ha distrutto Saint Mary’s in semifinale con il suo career high di 33 punti, martellando dall’inizio alla fine della partita, anche da 3 punti

 

Contro i Gaels gli ha dato una grande mano Elijah Brown che ha segnato canestri pesantissimi e ha chiuso con 25 punti, e anche TJ Haws ha fatto il suo. In finale, invece nessuno lo ha aiutato e i Cougars sono rimasti in partita fino al 27-27 al 18’. Nella ripresa sono rimasti 7’ senza segnare e in un niente il punteggio diceva 60-31 per gli Zags. Suoi 20 dei 54 punti finali e ancora mano ottima dall’arco (3/4 dopo il 3/3). Onore comunque a Dave Rose che ha sostanzialmente tre giocatori e pochissimo altro, ed è riuscito ad arrivare fino alla fine.

La delusione Saint Mary’s

Lo stesso non si può proprio dire di Saint Mary’s che in due partite ha giocato una pallacanestro lontana anni luce da quella solida ed efficace che li ha portati stabilmente nel ranking. Contro la scarsissima Pepperdine (ultima della WCC con un record di 2-16) i Gaels sono andati sotto di 15 punti e si sono salvati solo grazie alle tre triple finali di Calvin Hermansson. Contro BYU, invece, hanno semplicemente omesso di fare una delle cose che li hanno sempre contraddistinti: la 15/a miglior difesa della Division I che solitamente tiene sotto i 65 punti gli avversari, ne ha subiti ben 85 e addio finale.

Un fantasma Emmett Naar, Hermansson ha iniziato con 3/4da 3 e poi ha preso 5 ferri, solo 4 i rimbalzi di Jock Landale che ha chiuso con 23 punti ma senza lasciare il segno come al solito, l’unico che si è salvato è stato il piccolo Jordan Ford, ma non è bastato. Addio anche quest’anno sogni di gloria e addio anche alla March Madness.

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