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Rookie italiani ai Raggi X: Amir Bell

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 13 Lug, 2018

Dopo aver passato in rassegna Antino Jackson della Virtus Cassino, stavolta è il turno di un’altra point guard americana che inaugurerà la propria carriera professionistica nella nostra Serie A2: Amir Bell, ormai ex veterano di Princeton e neoacquisto della Fortitudo Agrigento.

22 anni compiuti lo scorso maggio, alto 1.93 metri per 86 chili di peso, Bell è stato uno dei cardini dei Tigers sin da quando era un freshman grazie a una certa versatilità, più che mai necessaria nella Princeton Offense rivisitata da coach Mitch Henderson.

Giocando nella Ivy League, Bell si è confrontato principalmente con un college basket di livello medio ma ciò non gli ha impedito di togliersi soddisfazioni importanti, come il titolo di conference del 2017 conquistato con un trionfale record di 16-0 (oltre ad aver sfiorato l’upset contro Notre Dame al primo turno del Torneo Ncaa).

Il giocatore del New Jersey è un play che non pretende il pallone in mano e che può giocare anche off-the-ball: un elemento perfettamente calato nell’attacco di Princeton, fatto di ritmi estremamente ragionati, circolazione continua e tantissimo movimento lontano dalla palla volto a innescare tagli in backdoor e, soprattutto, soluzioni dall’arco (3.7 assist di media, di gran lunga il migliore in squadra).

 

L’anno scorso, il 41% del fatturato offensivo dei Tigers è arrivato tramite canestri da tre (9° squadra in Division I, da questo punto di vista, per distribuzione di punti). Nonostante il ruolo, Bell era uno dei giocatori che puntava meno spesso sul tiro da lontano, pur confermandosi come giocatore abbastanza affidabile quando servito coi piedi per terra (36.8% da tre con 3 tentativi a partita).

 

Decisamente buone le sue percentuali al ferro (57.8% secondo Hoop-Math), si contraddistingue per il tempismo col quale sa leggere la difesa e attaccare l’area al momento più opportuno, oltre che per un uso alquanto reiterato dello spin move.

 

Non aspettatevi però un giocatore capace di grossi bottini, se non in via eccezionale (d’altronde, i 10.9 punti di media registrati l’anno scorso rappresentano il suo massimo personale). Le percentuali ai liberi sono sempre state un problema (65.6% in carriera) e, in generale, il repertorio appare ancora poco variegato quando si tratta di creare in situazioni d’isolamento.

Decisamente più glue guy che primo violino, Bell dà spesso il suo meglio nella propria metà campo. Premiato, non a caso, come miglior difensore della Ivy nella scorsa stagione, l’americano ha un tempismo per la stoppata molto sviluppato per il suo ruolo e, soprattutto, braccia lunghe e molto attive che, unite a ottimi istinti difensivi, gli permettono di essere un più che discreto ruba palloni (1.4 recuperi di media l’anno scorso in una squadra che, altrimenti, faceva molta fatica nel forzare perse avversarie).

 

Pur calato in un contesto dove i cambi vengono accettati in maniera quasi del tutto sistematica, Bell è stato spesso e volentieri assegnato in esclusiva sul giocatore più pericoloso della squadra avversaria.

Nella clip sottostante, lo vediamo in azione contro Giddy Potts (ex Middle Tennessee attualmente a caccia di un two-way contract), combo guard nettamente più rapida e scattante ma alla quale Bell era riuscito a tenere testa grazie a una marcatura molto attenta nel non restare intrappolata in blocchi lontani dalla palla.

 

Per riassumere, il nuovo americano di Agrigento è un giocatore senza troppi punti nelle mani ma capace di fare la differenza in molti altri modi, in entrambe le metà campo. Abituato a un sistema di gioco “europeo” (per usare un’etichetta data dallo stesso coach Henderson), Bell sembra proprio avere le caratteristiche giuste per adattarsi al basket italiano con una certa disinvoltura.

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