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Mid Major, tre esterni da tenere d’occhio

Ja Morant - Murray State
Autore: Filippo Antonelli
Data: 30 Set, 2018

 

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Vi interessa conoscere qualcosa di quella fascia di college basketball che si svolge – in larghissima parte – lontano dai riflettori e dai maggiori palcoscenici? Siete alla ricerca di qualche fuoriclasse del sottobosco da seguire per poter dire tra qualche anno che lo conoscete da sempre? Questa mini-guida in due puntate fa al caso vostro. Ecco alcuni giocatori probabilmente già noti agli appassionati di mid-majors, ma sicuramente non così noti al grande pubblico. Iniziamo con la sezione esterni.

Ja Morant (Murray State Racers), PG, Sophomore

Stats 2017/2018: 12.7ppg, 6.5rpg, 6.3apg, 45.9% dal campo, 30.7% da tre

Ja Morant - Murray State

Ja Morant – Murray State

Murray non è solo una piccola cittadina del Kentucky: in questo decennio, si è anche trasformata in un autentico paradiso cestistico per i playmaker. Dall’ateneo cittadino sono usciti, in direzione NBA, Isaiah Canaan nel 2013 e Cameron Payne nel 2015. C’è poi Jonathan Stark, compagno di Morant nella passata stagione, che è attualmente sotto contratto con i Timberwolves per il training camp. A loro, nell’estate 2019, potrebbe aggiungersi Temetrius Morant, meglio noto con il soprannome di Ja. Secondo gli esperti di mock, l’assenza di playmaker di spicco nel Draft 2019 – dando per scontata una partenza di Ja da Murray State già al termine del suo anno da sophomore – potrebbe anzi portare a considerare Morant come uno dei migliori in assoluto nel suo ruolo e quindi le sue quotazioni al momento sono alte.

La considerazione da parte del piano di sopra Morant se l’è guadagnata sul campo, con una stagione da freshman in cui ha condotto la sua squadra alla vittoria del torneo di Conference (15 punti, 5 rimbalzi e 5 assist nella finale contro Belmont) e ha quindi debuttato nel Torneo NCAA (14 punti con 5/10 al tiro contro West Virginia). Per il playmaker dei Racers è arrivata anche una tripla-doppia (11 punti, 10 rimbalzi e 14 assist contro Eastern Illinois) ed è uno dei soli sette freshmen negli ultimi 25 anni ad aver accumulato nella prima stagione almeno 150 rimbalzi, 150 assist e 10 stoppate. Una statistica che lo vede in compagnia di nomi altisonanti quali quelli di Derrick Rose, Ben Simmons, John Wall, Lonzo Ball, D’Angelo Russell e Shai Gilgeous-Alexander.

 

Ma che giocatore è Morant? Partiamo col dire che ha compiuto 19 anni poco meno di due mesi fa e, nonostante la giovanissima età, dimostra una maturità di gioco notevole, come testimoniano le appena 2.5 palle perse di media a fronte dell’alto utilizzo. È un playmaker velocissimo, che si esprime al meglio quando trova lo spazio per andare al ferro: in queste situazioni sa sia concludere con grande efficacia, anche resistendo ai contatti, sia trovare un compagno libero per l’assist. L’aspetto del gioco su cui deve migliorare maggiormente è il tiro da fuori, vera carenza per un giocatore che mira a diventare un esterno NBA: la meccanica di tiro risulta buona ma lenta e questo spinge Ja a cercare principalmente la penetrazione, laddove possibile. Se escludiamo il tiro da tre, infatti, la percentuale dal campo si alza ad un rispettabilissimo 52.5%. Dovendo elevarsi in questa stagione a faro dell’attacco dei Racers anche in fase realizzativa, Morant è chiamato a trovare maggiori certezze nel tiro dal palleggio e dalla distanza.

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Jon Elmore (Marshall Thundering Herd), PG, Senior

Stats 2017/2018: 22.7ppg, 5.8rpg, 6.8apg, 43.9% dal campo, 35.6% da tre

Jon Elmore - Marshall

Jon Elmore – Marshall

Se Morant ha predecessori di tutto rispetto come Canaan e Payne, a Marshall invece il nome di spicco prima di Elmore nel ruolo era stato quello di DeAndre Kane, poi passato ad Iowa State per la sua ultima stagione in NCAA e attualmente sotto contratto con il Maccabi Tel-Aviv. Si tratta però di due giocatori abbastanza diversi soprattutto dal punto di vista fisico, ma che hanno una caratteristica in comune: la capacità di essere autentici tuttofare. Rispetto a Kane, tiratore dall’arco tutto sommato trascurabile con il suo 30.1% in carriera al college, Elmore sembra essere tuttavia un realizzatore più solido e con più frecce al proprio arco.

Il ragazzo ha avuto una storia molto particolare prima dell’approdo a Marshall: figlio di una leggenda di Virginia Military, aveva ricevuto una scholarship dall’ateneo e avrebbe dovuto giocare lì con il fratello Otmer. Tuttavia, la grave malattia del nonno aveva spinto entrambi i fratelli a lasciare il college. La vicenda degli Elmore divenne un caso nazionale in seguito al rifiuto di Virginia Military di rilasciare i giocatori (circostanza che avrebbe permesso loro di non perdere l’anno di eleggibilità): VMI aveva chiesto alla famiglia Elmore più di 100mila dollari di risarcimento. Dopo aver lasciato i Keydets, la scelta di Elmore è ricaduta su Marshall con l’obiettivo di avvicinarsi maggiormente a casa e il playmaker, segnalato dall’ex allenatore Greg White, è stato accolto da coach Dan D’Antoni, che non lo aveva mai visto giocare prima.

 

Elmore sarebbe dovuto uscire quest’anno dal college, ma nel 2017 – a circa tre anni di distanza dal fatto – è stato finalmente sollevato dalla lettera di intenti originale e ha quindi potuto fare ritorno a Marshall per un’ultima stagione. Una notizia graditissima per i tifosi dei Thundering Herd e per tutti gli appassionati del panorama mid-major perché Elmore, oltre ad essere un talento fuori dal comune, è anche diventato un eroe a marzo quando ha condotto Marshall alla prima vittoria della sua storia nel Torneo (27 punti con 6/13 al tiro nell’upset ai danni di Wichita State). L’anno scorso è sempre andato in doppia cifra per punti, ha superato i 30 per quattro volte e si è anche regalato due triple-doppie, diventando il primo giocatore di Marshall da Hassan Whiteside a riuscirci per più di una volta nella stessa stagione.

L’atletismo e la stazza non sono di prim’ordine, tutt’altro, ed è anche difficile dipingere Elmore come un grande tiratore. Certo, può colpire anche da fuori e dal palleggio e ha una notevole velocità di rilascio, ma – pur avendo dimostrato miglioramenti stagione dopo stagione – deve ancora trovare una adeguata continuità nelle percentuali. Per il resto, si tratta di un playmaker completo, capace di giocare ad alti ritmi, di trovare compagni liberi in ogni situazione e di attaccare il ferro con un elevato rendimento. È anche un buon difensore, con un più che discreto fiuto per la palla rubata. Quest’anno ci sono tutti gli ingredienti per una definitiva consacrazione.

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Terry Taylor (Austin Peay Governors), SF, Sophomore

Stats 2017/2018: 15.6ppg, 8.6rpg, 0.7apg, 54.1% dal campo, 43.2% da tre

Terry Taylor - Austin Peay

Terry Taylor – Austin Peay

È stato in grado di vincere il premio di Freshman of the Year in una Conference in cui era presente anche Ja Morant e questo, già da solo, è un grosso punto a suo favore. Partiamo da una statistica, la più impressionante: Taylor ha conquistato al suo primo anno ben 3.9 rimbalzi offensivi a partita, un dato che lo ha posto – tra i freshmen – al secondo posto nell’intera nazione dietro al solo Marvin Bagley (con 4 di media) e in compagnia, nella Top 10, di altri giocatori freschi di chiamata NBA (DeAndre Ayton, Mohamed Bamba e Wendell Carter Jr.). Tutto ancora più impressionante se si pensa che non stiamo parlando di un lungo, ma di un’ala piccola alta meno di due metri.

Ha chiuso la passata stagione mantenendo 18.3 punti e 13.3 rimbalzi di media nelle ultime quattro gare, motivo di ulteriore hype sul suo conto. Non ha nemmeno sofferto l’impatto contro le squadre delle Conference migliori: all’esordio (ancora 17enne) ha segnato 15 punti a Vanderbilt, mentre tre settimane dopo è stato capace di collezionare una doppia-doppia da 15 punti e 11 rimbalzi contro Oklahoma State. Considerando la sua giovanissima età non sono solo i rimbalzi a stupire, ma anche le percentuali di tiro. Soprattutto se si pensa che Taylor sta vivendo un processo di trasformazione che lo porterà – nelle intenzioni – a trasformarsi in un esterno vero e proprio, pur essendo il gioco interno ancora parte importante del suo repertorio.

 

È sorprendente, dunque, constatare come sia stato in grado già da subito di affermarsi di fatto come un tiratore affidabile dall’arco e potrebbe dunque stupire – per un giocatore con questi numeri e questi traguardi – la definizione di diamante grezzo. I margini di miglioramento, però, sono effettivamente ancora molto ampi, soprattutto nel completamento di un pacchetto offensivo ad oggi limitato soprattutto nelle scelte. Taylor non ha grandi doti di lettura, non mostra grande interesse nel passare il pallone e si affida soprattutto ai suoi istinti di primo livello quando si tratta di buttarsi dentro per la penetrazione, di correggere a rimbalzo un errore di un compagno o di attaccare spalle a canestro. Ha buon fisico, buon atletismo e grande tenacia, caratteristiche che fanno di lui – a sprazzi – un fattore anche nella metà campo difensiva.

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Ecco infine tre esterni di riserva

D’Marcus Simonds (Georgia State Panthers), G, Junior

Stats 2017/2018: 21.2ppg, 5.7rpg, 4.4apg, 46.1% dal campo, 29.2% da tre

D’Marcus Simonds - Georgia State

D’Marcus Simonds – Georgia State

Giocatore dell’anno della Sun Belt l’anno scorso dopo essere stato Freshman of the Year due anni fa. Per Simonds, insomma, la transizione al basket NCAA non è stata così complicata. Guardia di grande atletismo, da mid-range e da penetrazione, e straordinario schiacciatore, Simonds – pur avendo una buona meccanica di tiro, anche dal palleggio – deve migliorare decisamente nelle percentuali dall’arco per compiere un passo successivo che potrebbe anche aprirgli le porte della NBA sulle orme di R.J. Hunter, uscito proprio da Georgia State.

Justin Wright-Foreman (Hofstra Pride), G, Senior

Stats 2017/2018: 24.4ppg, 3.3rpg, 3.2apg, 44.9% dal campo, 36.6% da tre

Justin Wright-Foreman - Hofstra

Justin Wright-Foreman – Hofstra

Quinto miglior marcatore della passata stagione NCAA e giocatore dell’anno nella Colonial. Doppia cifra di punti in ognuna delle 31 partite disputate, con un high di 39 segnati contro Elon. Ha ben figurato anche contro squadre di prima fascia, come ad esempio Villanova (all’epoca #1 del ranking): 25 punti con 9/18 al tiro. Realizzatore completo, senza punti deboli, di grande atletismo e con buone percentuali nonostante il peso dell’attacco dei Pride ricada quasi interamente sulle sue spalle: l’anno scorso si è preso un terzo dei tiri dell’intera squadra. Il suo allenatore lo ha paragonato ad Alvin Young, stella anche in Italia con le maglie di sei squadre tra cui Reggio, Capo d’Orlando e Venezia.

Dylan Windler (Belmont Bruins), SF, Senior

Stats 2017/2018: 17.3ppg, 9.3rpg, 2.7apg, 55.9% dal campo, 42.6% da tre

Dylan Windler - Belmont

Dylan Windler – Belmont

Con Morant, Terry Taylor e Windler la Ohio Valley Conference è decisamente popolata di talento e di candidati per il premio di Player of the Year (l’anno scorso vinto da Jonathan Stark di Murray State). Nella passata stagione Windler è stato l’unico giocatore di tutta la Division I con almeno 17 punti, 9 rimbalzi e 2.5 assist di media e il 40% da tre. Possiede un pacchetto offensivo completo che comprende penetrazioni, tiri da fuori e ottime intuizioni senza palla. Fisicamente è ancora molto leggero. Lo scorso anno è stato in grado di tirar fuori dal cilindro una prestazione da 36 punti (con 14/17 al tiro) e 20 rimbalzi contro Morehead State.

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