I Minnesota Timberwolves sono nel caos. Niente di nuovo, la situazione a Minneapolis è stata disastrosa per quattordici anni consecutivi, ma dopo i risultati della scorsa stagione – le 47 vittorie stagionali, la prima partecipazione ai playoff dai tempi di Kevin Garnett, un talento assoluto come Karl Anthony Towns e l’arrivo di Jimmy Butler la scorsa estate – si poteva immaginare un futuro luminoso per la franchigia. Lo spogliatoio però è rimasto sempre diviso, nonostante gli sforzi di coach Tom Thibodeau l’amalgama non è mai arrivata e adesso l’ex Chicago vuole cambiare aria.
Il tentativo era d’obbligo – quando una squadra come i Timberwolves può arrivare a un giocatore come Butler cedendo giocatori non fondamentali come Zach LaVine e Kris Dunn, fa il possibile per riuscirci. Ma in questo caso la gestione ha lasciato parecchio a desiderare. Era una situazione difficile: la differenza di maturità e atteggiamento tra Butler e il nucleo giovane è enorme, Thibodeau non è mai stato propenso a sviluppare talenti e la sua gestione ha imposto dall’alto un approccio forse poco coerente con il resto del gruppo. Le responsabilità del disastro vanno condivise, ma il primo indiziato è proprio l’allenatore – nel doppio ruolo di presidente.
La costruzione del roster dello scorso anno lasciava parecchio a desiderare: pochissimo tiro da tre e due giocatori come Andrew Wiggins e Butler a cui piace tenere il pallone in mano e tirare dalla media. Relegare Towns in angolo per far spazio agli altri due non sembra una buona gestione del suo talento. L’ala canadese sembra ancora indietro nella crescita come giocatore, poco efficiente in attacco e inconcludente in difesa, nonostante i mezzi tecnici e atletici a disposizione. Una panchina ritenuta poco affidabile dallo stesso coach completa il quadro.
Non si è visto neanche l’impatto difensivo di coach Thibs, un risultato atteso visto il curriculum, con i Timberwolves fermi alla nona peggior difesa della Lega la scorsa stagione. Le mancanze sono certamente dei giocatori, con un Wiggins apatico e un Towns vulnerabile se attaccato negli spazi, e con i giocatori di contorno che non avevano le caratteristiche per mascherarne i limiti. L’attacco, quarto migliore lo scorso anno, era efficace, ma era spesso limitato a una lunga serie di isolamenti che funzionavano solo per il talento degli uomini che lo eseguivano. Gli Houston Rockets hanno un approccio simile, ma erano situazioni di gioco create ad arte dallo schema, sfruttando il maggior talento di James Harden e Chris Paul e spesso con cinque tiratori in campo e spaziature che andavano molto oltre l’arco da tre punti. Il gioco dei Timberwolves era sempre uguale a se stesso su entrambi i lati del campo, rifiutava di adattarsi al suo avversario per cercarne i punti deboli o proteggersi dai suoi attacchi. Giunti ai playoff si è trasformato in un ariete spuntato, ed è andato a sbattere inesorabilmente contro una squadra molto superiore.
Vista la situazione in campo e i rapporti di spogliatoio, non è un caso che Butler voglia cambiare aria, come non è un caso la sensazione di sollievo che traspare dal resto del gruppo in questo inizio di stagione. La spaccatura era netta. È anche il momento di fare una valutazione dell’All Star ex Chicago: giocatore importante, ma è ormai chiaro che non può essere la prima opzione di una squadra che vuole fare strada in postseason. L’obiettivo della scorsa stagione era la qualificazione ai playoff, ma se si vuole andare oltre il secondo turno, Butler non può essere la risposta.
Coach Thibodeau era – e rimane – saldamente schierato dalla parte di Butler: è stato lui a volerlo in squadra, è stato lui a imporre i suoi pretoriani ex Bulls – Taj Gibson, Derrick Rose, e adesso anche Luol Deng – per accontentare il “suo” Jimmy, a costo di inimicarsi il resto del roster. Come in effetti è avvenuto. Le ultime voci che filtrano da Minneapolis rivelano un ultimatum di Towns alla proprietà: la firma del prolungamento di contratto sarebbe arrivata solo dopo la garanzia di una cessione di Butler. A queste condizioni, cedere Butler e non perdere l’ex Kentucky era una scelta ovvia.
Dal canto suo Thibs non ha mai fatto molto per guadagnarsi amicizie in società. E adesso la partenza di Butler mette rischio la sua permanenza. Rimarrà al suo posto, almeno per ora, ma a fine stagione sarà tempo di fare i conti. Anche perché, secondo quanto riportato da Shams Charania di The Athletic, Butler avrebbe preteso in estate un aumento immediato e un prolungamento per 5 anni, un contratto che lo avrebbe pagato intorno ai 190 milioni complessivi. Accontentarlo avrebbe obbligato la dirigenza a cedere diversi giocatori per creare lo spazio salariale necessario, e non è stato fatto – a ragione.
From our own @ShamsCharania, latest on Jimmy Butler seriously contemplating Minnesota future. pic.twitter.com/bi0cV3GXTE
— Stadium (@Stadium) September 17, 2018
Non è invece chiaro quando sia arrivato il messaggio di Towns, ma si può ipotizzare che la richiesta sia emersa durante le contrattazioni, e se è davvero così, è stata a sua volta ignorata. La decisione di ignorare la crisi è un danno per la società, che adesso dovrà cedere Butler in fretta e a prezzo scontato, e un danno per Thibodeau, esautorato dall’intervento del proprietario Glen Taylor che ha dichiarato pubblicamente di voler accontentare Butler nonostante il rifiuto del suo coach/gm.
I principali indiziati per la cessione sono i Miami Heat, ma dare per fatte le operazioni di mercato Nba è sempre rischioso. Più si trascinerà la situazione, più alta è la probabilità che accada l’imprevisto.
ESPN Reporting w/ Zach Lowe: Minnesota’s asking price for Jimmy Butler remains too steep for teams. Minny seeks quality vets/top prospects/future assets/cap relief. Too high a price for interested teams, including Miami. Sources are skeptical of Thibodeau’s desire to make deal.
— Adrian Wojnarowski (@wojespn) September 27, 2018
Né è possibile valutare il reale potenziale di questa squadra senza sapere chi arriverà al posto di Butler e come si inserirà. Ma è chiaro che l’esperimento è fallito, è chiaro che Towns e Wiggins hanno bisogno di tempo per crescere e anche che la gestione di Thibodeau non ha saputo conciliare le varie fazioni dello spogliatoio per condurle a risultati soddisfacenti sul lungo periodo. A Minnesota è tempo di ricominciare da zero, forse da subito. Non dal draft – il talento a disposizione dovrebbe garantire qualche risultato – ma da una nuova gestione del progetto. Towns ha solo 22 anni, ha firmato un quinquennale e sembra molto attaccato alla franchigia, alla città, alla memoria di Flip Saunders e dovrebbe essere il nuovo volto di questa squadra.
Ma per quanto tempo resterà fedele? Il ragazzo di oggi sarà molto diverso dall’uomo che diventerà fra tre o quattro anni, quando starà per entrare nei migliori anni della sua carriera e si comincerà a discutere di un nuovo contratto. Sbagliare ancora potrebbe essere fatale. Towns rischia di ripercorrere gli stessi passi di Kevin Garnett, altra star fedele a Minneapolis al punto da pentirsene.