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Braden Smith e Stirtz guidano la Top Ten delle guardie

Braden-Smith-Top-Ten - 1
Autore: Paolo Mutarelli
Data: 26 Set, 2025

Già lo scorso anno Braden Smith avrebbe meritato il National Player of the Year, ma in questo 2025-26 parte come autentico favorito. Guida lui la nostra Top Ten delle migliori guardie, la prima delle sei Top 10 che vi presenteranno la stagione. Se vi manca qualche guardia o qualche prospetto NBA, non disperate perchè arriveranno nelle prossime classifiche.

10. Jeremy Fears

Michigan State – 7.2 PTS, 5.4 AST, 2.1 REB 

Il fratello si è guadagnato una scelta al primo giro al Draft nonostante tante perplessità su di lui, mentre Jeremy sarà il volto di una Michigan State rinnovata. Coach Tom Izzo ha abbracciato la follia del portal quest’estate e il risultato è un roster molto diverso rispetto a quello che lo scorso anno ha sfiorato le Final Four con Jace Richardson. Fears, insieme a Coen Carr, è uno dei punti fermi e capitani. Izzo ha speso parole al miele per lui, dicendo che è migliorato tantissimo in estate rendendo più asciutto e atletico il suo fisico già asciutto e atletico. Lo scorso anno era reduce da un’operazione dopo essersi preso un proiettile durante le vacanze invernali a casa. Cose d’America. Ora è sano e dovrebbe accompagnare alle spiccati doti di assistman una maggiore produzione in proprio.

9. Desmond Claude

Washington – 15.8 PTS, 4.2 AST, 3.5 REB (a USC)

É uno dei giramondo da portal. Nato e cresciuto a Xavier sotto Sean Miller, è passato a USC nella speranza che il primo anno, rivelatosi poi fallimentare, di Eric Musselman lo portasse in Nba. Ora è arrivato insieme al suo ex compagno Trojans Wesley Yates in una Washington ambiziosa e rinnovata con un altro coach che deve togliersi di dosso le scorie di un primo brutto anno. Guardia di due metri vecchio stampo, molto brava tra il mid range e il ferro mentre il tiro da tre è una soluzione che non sembra essere inserita naturalmente nel suo gioco. Rimane un finisher di altissimo livello, capace di prendersi anche tanti viaggi in lunetta.

8. Xaivan Lee

Florida – 16.9 PTS, 6.1 REB, 5.5 AST (a Princeton)

Xaivan Lee era e sarà un prospetto Nba. Nato e cresciuto nel sistema ad alto IQ di Princeton, Lee è una guardia che –  nonostante l’apparenza gracilina – va forte al ferro e assorbe bene i contatti. Sotto i dettami di coach Mitch Henderson, ha imparato a non avere troppi palloni tra le mani – fondamentale quando giochi con Boogie Fland – e a reagire a ciò che le difese gli offrono. Da qui nasce un tiratore di buon livello (36.6% da 3), un giocatore che sa quando defilarsi e quando dare via la palla e soprattutto uno scorer molto efficiente.

7. Tamin Lipsey

Iowa State – 10.6 PTS, 3.1 AST, 2.6 REB

L’infortunio al collaterale lo sta bloccando appena prima dell’inizio della stagione ma da Ames giurano che per il 3 novembre – data di inizio del campionato – Tamin Lipsey sarà in quintetto. I riflettori solitamente se li prendono gli altri, ma la solidità è tutta sua. Giunto al suo anno da senior, ha giocato da titolare ogni singola partita degli ultimi anni dei Cyclones, di cui è già all-time leader per rubate. Difensore tosto e arcigno, molto forte fisicamente nonostante non arrivi al metro e novanta, oltre ad essere un floor general di alto livello capace di innescare le diverse bocche da fuoco che coach TJ Otzelberger mette in campo.

6. Labaron Philon

Alabama – 10.3 PTS, 3.8 REB, 3.3 AST, 31% 3FG

La sorpresa della scorsa stagione di Alabama. Arrivato tardi in estate dopo il decommit da Kansas, Philon ha rapidamente scalato le gerarchie facendo tutte le cose utili in una squadra piena di talento, forse anche troppo. Difesa, playmaking secondario, rimbalzi per un giocatore capace anche di flirtare con la tripla doppia. Quest’anno potrebbe avere più palla in mano, rispolverando la capacità che l’ha contraddistinto all’high school di guidare un attacco. 193 cm di play con una wingspan enorme (215 cm) che lo aiuta tantissimo in difesa e a rimbalzo, è chiamato a migliorare il tiro da tre (suo punto debole, 31%). L’Nba lo guarda con attenzione.

5. Donovan Dent

UCLA – 20.2 PTS, 6.4 AST, 2.3 REB, 49% FG

Il migliore play puro dell’intera Division I. Negli ultimi due anni è stato il cuore di una New Mexico molto forte e ora andrà alla corte di Mick Cronin per diventare il giocatore chiave di UCLA. Il playmaker è il ruolo nevralgico per il sistema del coach ex Cincinnati che non è riuscito a trovare per anni il sostituto di Tyger Cambpell. Da un paio di anni tra i migliori assist-men della nazione, nella scorsa stagione ha aggiunto armi al suo bagaglio da scorer. Non tira quasi mai da tre – ma quando lo fa ci prende, 40.1% – destra o sinistra per lui non fa differenza e una capacità da finisher non banale per un giocatore esile di 188 cm come lui. Come tutti i play di quelle dimensioni, il suo floater è precisissimo

4. Milos Uzan

Houston – 11.4 PTS, 4.3 AST, 3.1 REB

Il suo ritorno cambia dal giorno alla notte le ambizioni di una Houston giovane come non mai. Dopo una non conference passata ad inserirsi nel sistema dei Cougars con qualche inciampo e balbettio, la sua esplosione ha cambiato il volto di una squadra andata molto vicino alla vittoria del titolo finale. Dalle sue mani è arrivata anche la fondamentale vittoria alle Sweet Sixteen contro Purdue. Un difensore tosto e lungo, oltre ad essere un creatore di gioco puro e uno scorer molto migliorato in ogni fase del gioco. Uno di quelli capace di alzare il livello di un sistema titanico come quello di Houston. La sfida di quest’anno è colmare quelle eventuali lacune che i freshmen, inevitabilmente nella rotazione, avranno.

3. Tajhaad Pettiford

Auburn – 11.6 PTS, 3.0 AST, 2.2 REB 

Il pensiero No.1 di tutti dopo l’addio di Bruce Pearl dalla panchina di Auburn è stato per l’agente di Pettiford: chissà quante chiamate ha ricevuto per capire se il suo piccolo fenomeno avrebbe utilizzato la finestra dei 30 giorni disponibile per i giocatori che hanno visto il proprio allenatore licenziato o ritirato. Perché Pettiford quest’estate ha rinunciato a un contratto garantito al primo giro in Nba per tornare al college. Non solo è stato la sorpresa tra i freshmen della scorsa stagione, ma lo è stata anche nella Combine e alla March Madness ha messo dei tiri – i tifosi di Michigan State lo ricorderanno bene – che hanno cambiato il cammino dei Tigers. Shotmaker elettrizzante che quando si accende è difficilissimo da fermare.

2. Bennett Stirtz

Iowa – 19.2 PTS, 5.7 AST, 4.3 REB, 39.5% 3FG (a Drake)

Non c’è attacco che punta più sulle capacità di lettura del proprio play. Coach Ben McCollum ha vinto prima in Division II e poi a Drake grazie a un sistema che può anche giocare 4 o 5 pick&roll in un’azione, finché il vantaggio non è stato preso. Fin qui, Bennett Stirtz è stato perfetto interprete ad entrambi i livelli, ora insieme al suo coach è chiamato alla consacrazione sul palcoscenico più difficile, quello della Big Ten. Lo danno già come All-American e prospetto al Draft e hanno ragione se si guarda alla sua capacità di fare ottime scelte: un ventellista con grandissima precisione dall’arco e una capacità di leggere le differenti scelte che la difesa gli manda. Atleta sottovalutato e una freddezza dei momenti decisivi da grande scorer. In più – per i più romantici – ha una di quelle storie da underdog (non aveva ricevuto nessuna offerta in D-I in uscita dalle HS) che fanno emozionare.

1. Braden Smith

Purdue – 15.8 PTS, 8.7 AST, 4.5 REB, 38.1% 3FG

É l’uomo che ha trasformato un potenziale anno di transizione dopo l’addio del due volte NPOY Zach Edey nell’ennesima ottima stagione di Purdue. Solo una flessione collettiva da febbraio in avanti gli ha tolto la possibilità di giocarsi fino in fondo la Big Ten ma per il resto le tante vittorie sono merito soprattutto di uno Smith in completo controllo dell’attacco dei Boilermakers. Dal post di Edey, il centro di gravità si è spostato nelle sue mani e neii suoi pick&roll con il sistema offensivo cucito da Matt Painter che gira intorno alle sue scelte: può prendersi valanghe di tiri dal mid range e dall’arco, ma può anche tagliare ripetutamente attirando le attenzioni della difesa. Nella prossima stagione avrà ancora Trey Kaufmann-Renn come importante perno sotto canestro che lo aiuterà ad aprire le difese e l’arrivo di Omer Mayer, scintillante nei tornei FIBA estivi, regala un altro creatore di gioco capace di rendere più imprevedibile l’attacco della probabile No.1 della nazione.

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