Se il basket NCAA di prima fascia è terreno dei talenti che passano una volta nella vita, arrivano da predestinati, spesso (non sempre) dominano e dopo un anno o due salutano per salire al piano di sopra, l’universo mid-major è quello che ci permette invece di apprezzare quei ragazzi che arrivano in sordina, magari giocano poco o nulla nell’anno da freshman, si costruiscono passo dopo passo una credibilità e un nome nel college basketball e si prendono poi sulle spalle il destino della propria squadra una volta junior o addirittura senior.
Capita di rado che un giocatore come Charles Bassey, considerato come un 5-star prospect, preferisca Western Kentucky alle più blasonate formazioni della nazione, capita ancora più di rado che uno dei tanti sconosciuti approdati nel panorama mid-major si riveli già da freshman come uno dei talenti più puri degli interi Stati Uniti. E, quando capita, non si può che rimanere sorpresi. I Titans di Detroit Mercy hanno in casa Antoine Davis, probabilmente il giocatore più forte di cui non avete mai sentito parlare.
Figlio del coach, ma walk on
Il secondo miglior realizzatore dell’intera Division I ha una storia particolare, e non potrebbe essere altrimenti per un ragazzo che da freshman sta tenendo 27.1 punti di media pur essendo stato sostanzialmente snobbato dalla totalità dei college americani che contano. Iniziamo col dire che Davis sta giocando da walk-on, non ha cioè la borsa di studio per le attività sportive, ma Detroit non è stata l’unica a puntare su di lui perché anche Oakland e Houston si erano fatte avanti. Davis aveva scelto Houston e aveva firmato la Letter of Intent, ma ha poi virato su Texas Southern.
Il passaggio di suo padre, coach Mike Davis (famoso per aver sostituito Bob Knight sulla panchina di Indiana e per aver portato gli Hoosiers alla finale nazionale del 2002), da Texas Southern a Detroit ha fatto nuovamente cambiare idea al ragazzo. E Detroit si è così ritrovata in casa un talento incredibile, forse addirittura inatteso. Chiaramente il giocatore più forte della Horizon League e uno dei migliori freshmen della NCAA. Un ragazzo, per intenderci, che ha numeri perfettamente in linea per superare il record di triple fatto registrare da Stephen Curry nel primo anno al college.
High school? No, home-schooling
Com’è possibile che un giocatore del genere abbia ricevuto un’attenzione così bassa? Semplice, non ha frequentato l’high-school. Non solo, ma soprattutto per motivi sportivi, i suoi genitori hanno optato per l’home-schooling. Coach Davis, suo padre, riteneva che per il figlio fosse più utile allenarsi quasi a tempo pieno e ripetere ossessivamente gli esercizi per sviluppare i fondamentali piuttosto che parametrarsi con un livello di competizione ritenuto non sfidante, non all’altezza. Invece di andare a scuola e giocare con i coetanei, Antoine ha passato l’adolescenza a tirare a canestro. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto.
E sul campo si è confrontato con giocatori più grandi e più forti di lui perché suo padre lo ha avviato alla corte di John Lucas, prima scelta assoluta al Draft del 1976, da cui sono passate in questi anni anche alcune delle stelle del college basketball: Justise Winslow e Justin Jackson, per citarne due. In aggiunta a questo ci sono stati anche gli allenamenti di Texas Southern, a cui partecipava di tanto in tanto. Antoine Davis, sostanzialmente, è cresciuto allenandosi da ragazzino con giocatori di Division I. E paradossalmente, a causa di tutto ciò, è rimasto lontanissimo dai radar della Division I stessa.
Tirare, tirare e tirare
Tirare a canestro 4000 o 5000 volte al giorno – si dice che Antoine sia arrivato anche a tirare 10.000 volte nell’arco di 24 ore – non è di per sé la ricetta del successo. Non l’unica, per lo meno. Si può diventare grandi specialisti con metodo e tenacia, ma non si può diventare fuoriclasse se manca il talento. Antoine Davis ne ha, ne ha eccome. E ha memoria, nei gesti e nelle situazioni. Per coach Mike Davis e per diversi allenatori che – loro malgrado – stanno affrontando il giovane fenomeno nelle gare di Horizon, è questo il suo vero segreto.
Non importa quale accorgimento la difesa possa mettere in campo per provare a fermarlo, Davis dà l’impressione di essersi già trovato lì. Quel ragazzino di 18 anni, che non supera il metro e 85 e i 75 kg, sa esattamente quale contromossa effettuare per liberarsi al tiro, sempre. Come i predestinati, categoria di cui forse nemmeno lui sapeva di fare parte. Il lavoro migliore nel contenerlo lo ha per ora effettuato Cleveland State, che lo ha tenuto a 17 punti. Sì: 17 punti sono la peggior prestazione di Davis nella sua carriera NCAA fino ad ora. La migliore? 48 punti contro Wright State, con 15/24 dal campo e addirittura 10/15 dall’arco.
Non male per il freshman che nessuno o quasi conosceva, non male per un giocatore che – fattore da tenere in considerazione – ha ancora diversi margini di miglioramento e deve completare la crescita dal punto di vista fisico. Deve certamente diventare più completo, meno accentratore, più strutturato e più muscoloso per prepararsi ad affrontare anche sfide più complesse di quelle che può proporre la Horizon League. Per ora, però, può “accontentarsi” di essere diventato dal nulla un giocatore che tutta la Division I conosce, alla prima vera stagione della sua carriera in una squadra. E siamo solo all’inizio…