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Camren Wynter personifica Marzo, Drake impressiona

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 6 Mar, 2023

In Camren Wynter c’è tutta la pazzia di marzo mentre Drake stavolta non fallisce l’obiettivo grosso e vince il titolo della MVC dominando. Le pagelle della Week 17 partono da loro.

 

Camren Wynter (Penn State). Incarna la follia di marzo nella miglior maniera possibile. I Nittany Lions dovevano fare risultato per migliorare la propria candidatura a un at-large bid e ci sono riusciti con due vittorie al cardiopalma. Prima 68-65 all’OT in casa di Northwestern con l’ex Drexel che piazza 24 punti e la tripla della vittoria con 0.5 secondi sul cronometro. Poi 65-64 con Maryland rimontando da -16 e Wynter che la decide con un buzzer beater in un possesso finale abbastanza convulso.

Drake. Il 26 febbraio, nell’ultima giornata di stagione regolare, Bradley aveva vinto lo scontro diretto in casa contro Drake, agguantando anche la prima testa di serie nel torneo della Missouri Valley. A una settimana di distanza, nella finale per l’accesso alla March Madness, i Bulldogs non solo si sono presi la rivincita, ma hanno proprio asfaltato i rivali, vincendo 77-51 una gara mai stata in discussione. Una prova di forza che carica questa squadra estremamente esperta e solida in tutti i reparti in vista del Torneo Ncaa.

 

Il torneo della Big South. Piccola conference, grandi emozioni. Campbell per poco non completava una corsa da antologia: #7 del tabellone, passa il turno preliminare, poi i quarti e infine la semifinale con la favorita Radford grazie al canestro decisivo di Anthony Dell’Orso a 1.3 secondi dalla fine. Niente da fare nella finale tiratissima con UNC Asheville, una mid da seed basso (15 o 16) che profuma di upset clamoroso al Torneo: occhio a Drew Pember e Tajion Jones, quest’ultimo perfetto in crunch time nella finalissima.

Jamal Shead (Houston). È lui il volto del momento della squadra numero uno della Nazione. Nell’ultima gara di campionato contro Memphis i Cougars hanno mostrato la loro forza: non giocano sempre bene, ma mentalmente sono tra i team più forti. Avanti 44-32 a inizio secondo tempo hanno subito la rimonta dei Tigers che sono andati avanti di 5 punti nel finale. Nei possessi finali attenzione in difesa e canestri pesanti. Quello decisivo sulla sirena di un sontuoso Jamal Shead. Per lui 16 punti, 7 assist, 3 recuperi e una sola persa.

 

Erik Stevenson (West Virginia). Upset molto pesanti rifilati in settimana dai Mountaineers contro Iowa State e Kansas State, due successi che sanno di biglietto staccato per il Torneo (forse addirittura con seed in singola cifra). Tanti mattoncini portati un po’ da tutti, ma Stevenson merita in particolare per i bottini individuali messi insieme (23 punti coi Cyclones e 27 coi Wildcats) e l’estrema affidabilità realizzativa mostrata negli ultimi tempi: sempre sopra i 20 punti (24.6 di media) e 43.1% dall’arco nelle ultime 5 partite.

South Alabama. Sembra una squadra in missione (e noi un po’ ce lo aspettavamo). Da testa di serie numero 8 nel torneo della Sun Belt ha battuto la numero 1 Southern Miss tirando 8/20 da tre punti e poi si è ripetuta contro la numero 4 James Madison facendo anche meglio (8/18) e segnando in tutti i momenti chiave del match, all’inizio per prendere il largo e poi per rintuzzare i tentativi di rimonta dei Dukes. Ora c’è da affrontare la numero 2 Louisiana per andare alla March Madness.

 

Antonio Reeves (Kentucky). Nella settimana più complicata di una stagione complicata, gli tocca sostituire Cason Wallace e trascina Kentucky con 37 punti e il 70% dal campo in una vittoria cruciale con Arkansas, riscattando il 23% tirato nella sconfitta con Vanderbilt. Ha interpretato a modo suo il ruolo di point guard, indossando il paraocchi e iniziando a colpire grazie ai blocchi portati da Oscar Tshiebwe. Forse, in vista di marzo, Calipari lo utilizzerà meno off the ball e più con la palla in mano. Se i risultati sono questi, perché no?

Utah State. Da tempo squadra con un curriculum molto solido per ottenere un invito al Torneo Ncaa, ma ancora priva di una vittoria Quad 1. Beh, ora non più: gli Aggies hanno vinto d’autorità l’ultima di regular season con Boise State con una prova offensiva particolarmente scintillante (non a caso ha il 12° attacco della D1 per Adjusted Efficiency). È tutt’altro che al sicuro nella corsa ad un at-large bid, ma ora può affrontare il torneo della Mountain West con un pizzico in più di serenità.

 

Jemarl Baker (Fresno State). In una prima settimana di marzo stracolma di gare decisive, spunta fuori lui con una prestazione assolutamente senza importanza. Ma che partitona che ha fatto! Nella parentesi di non-con contro Chicago State prima del torneo della MWC, l’ala dei Bulldogs si è scatenata con 43 punti, 7 rimbalzi e 5 assist, primo giocatore nella storia in grado di segnare un quarantello con dieci triple e il 90% al tiro (3/3 da due e 10/11 da tre per lui).

Eastern Washington. Voto sufficiente “di stima”, perché la squadra si è scontrata con la dura legge delle one-bid league: puoi dominare e vincere 16 partite di fila, ma anche beccare quella settimana storta e tutto va a rotoli. EWU appunto l’ha appena sperimentato sulla propria pelle. Due sconfitte (ininfluenti per la classifica) in chiusura di regular season e poi un buzzer beater di Northern Arizona per uscire subito dal torneo della Big Sky da seed numero 1 dopo appena un turno. Speriamo si consolino facendo bene al NIT.

 

Darius McGhee (Liberty). Se negli ultimi anni il nome di Liberty è stato sinonimo di successo, molto del merito è del suo folletto che spacca in due le difese avversarie. Anche questa settimana l’ha fatto: 29 punti sia con Bellarmine che con Eastern Kentucky. Ed eccoci così a un passo dalla quarta March Madness negli ultimi cinque anni. E invece Kennesaw State batte Liberty 67-66 nella finale dell’ASUN e la carriera universitaria di McGhee si conclude mestamente con un 6/21 dal campo. Finale ingrato.

Pittsburgh. Aveva in mano il proprio destino: vincere con Notre Dame avrebbe garantito il titolo della ACC, invece Mike Brey, nel giorno del suo addio a South Bend, fa lo scherzetto grazie ad una grande prestazione offensiva dei suoi. Pitt poteva cedere di schianto e invece è andata a Miami a fare una grande partita, salvo sbagliare due volte il tiro della vittoria. Due sconfitte brucianti che non solo negano il seed numero 1 al torneo della ACC ma la fanno scivolare al 5. Peccato tremendo in una stagione altrimenti grandiosa.

 

Una March Madness poco azzurra. Il Torneo Ncaa di quest’anno si prospetta davvero povero di protagonisti di casa nostra. Di sicuro avremo Abramo Canka con UCLA e coach Rick Fois con Arizona, peccato che il primo passi quasi tanto tempo in panchina quanto il secondo (non contiamo Niccolò Moretti con Illinois: il primo anno “vero” per lui è il prossimo). Nelle varie one-bid league, Edoardo Del Cadia è, con Nicholls State nella Southland, l’unico italiano ancora in corsa con minutaggio stabile e con concrete possibilità di farcela. Lorenzo Donadio, in quintetto da un mese, ha giocato bene nei primi due turni della Patriot League ma il sogno di raggiungere la finale si è infranto contro Lafayette (84-76 dopo due overtime). Matteo Picarelli purtroppo è già uscito di scena nell’America East dopo l’upset interno subito da UMBC con Binghamton. Per Gianmarco Arletti, oltre al danno la beffa: i suoi minuti sono crollati all’improvviso nelle ultime tre partite e la sua Delaware è stata buttata fuori malamente (-26) da Towson nei quarti della CAA.

 

Michigan. Voto 3 come gli overtime giocati in settimana, perdendo. Siamo troppo severi, visto che si parla di due trasferte con Illinois e Indiana? Può darsi, ma i Wolverines continuano a rimanere nella parte sbagliata della bubble e hanno gettato alle ortiche un possibile seed #2 nella Big Ten (sono #8 e se battono Rutgers trovano Purdue ai quarti). Hunter Dickinson è strabiliante, la difesa dei suoi un po’ meno: prima gli esterni Illini l’hanno fatta a fette e poi gli Hoosiers hanno puntato tutto sui lunghi per sfangarla a Bloomington.

Providence. Due sconfitte interne per una squadra che si fregia di avere il fattore campo più influente della Big East. E se perdere di 5 con Xavier ci sta, farlo di 24 con una Seton Hall da metà classifica è di gran lunga meno accettabile. Ed Cooley, come suo solito, non le ha mandate a dire: “This is the worst home loss in my tenure here, and that’s clearly on me. Our defense is soft, not connected, non-verbal. Seton Hall played an arrogant team today. That’s who they played. They played a complacent, arrogant team today”.

 

Quant’è caduta in basso Texas Tech. Mark Adams aveva fatto bene fino all’anno scorso, ma da mesi circolava una brutta aria intorno a lui, con voci che si rincorrevano circa la profonda insoddisfazione sia dei booster che della squadra nei suoi confronti. Dopo la sconfitta con Ok State, arriva puntuale la goccia che fa traboccare il vaso, con accuse di razzismo alle quali l’università ha deciso di rispondere sospendendo l’allenatore. Fine dell’era Beard-Adams, a Lubbock è tutto da rifare.

LSU. Voto 2 come le vittorie nella conference. Per coach Matt McMahon ora sembrano davvero lontani i (bei) tempi di Murray State. Dopo un inizio di stagione molto positivo e la vittoria in casa contro Arkansas il 28 dicembre, per LSU è iniziato un calvario. I Tigers hanno chiuso la Sec con un record di 2-16, il peggiore della conference. Ora sotto con i reclutamenti in vista del prossimo anno.

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