“Control ya narrative” Questa è la frase che campeggia sul profilo Instagram di Charles Bassey. E il nigeriano ha mantenuto fede a questa frase. La sua vita è una vera e propria saga che, iniziata dall’Africa, è proseguita con mille peripezie negli Stati Uniti. Ma nonostante tutto, il centro di Western Kentucky ha sempre saputo riprendere il controllo della sua vita e avvicinarsi ogni giorno di più al suo obiettivo: la Nba.
How it started
Per sapere come è iniziata, dobbiamo fare un salto indietro fino a al 2012, quando in una polverosa strada di Lagos, il dodicenne Charles sta vendendo pollo fritto (e pensare che è finito nello stato di KFC, era un segno?) ai lati di una strada molto trafficata. Ai piedi indossa un paio di sandali di una misura tre o quattro volte inferiore alla sua; ha le gambe incrostate di sabbia e ghiaia e con i suoi 185 cm non passa inosservato.
È proprio lì che un allenatore locale lo vede e gli propone di provare a giocare a basket. Charles non è però convinto: “Giocavo a calcio ed era il solo sport che volevo fare. Qui in Nigeria è lo sport più famoso e praticato. Il basket invece… Non mi piaceva molto all’epoca”. Ma è bastato un giorno di allenamenti per farlo innamorare della palla a spicchi.
Due anni dopo, Bassey viene eletto MVP del camp Giants of Africa, un programma creato dall’ex executive manager dei Toronto Raptors Masai Ujiri. “Non credo che fossi veramente io il migliore – ha commentato poco dopo aver ricevuto il premio – senza i miei compagni di squadra non penso ce l’avrei fatta”.
Grazie all’associazione “Yes To Success” nel 2014 arriva negli Stati Uniti. Al suo fianco c’è Hennssy Auriental, una figura che nel bene e nel male farà – e fa ancora parte – della vita e della storia di Bassey. Prima tappa, la St. Anthony Catholic High School in Texas, dove Auriental lavora come coordinatore.
L’esordio americano è un vero successo. Nella prima partita confeziona subito una tripla doppia: 20 punti, 10 rimbalzi e 10 stoppate. I Yellow Jacket passano così, quasi per magia, da un record negativo di 7-15 della stagione precedente a uno stratosferico 32-6 che permette loro di giocarsi anche le finali statali. I commenti positivi e i grandi paragoni si sprecano: c’è chi rivede in lui un giovane Shaquille O’Neal, chi Dwight Howard, chi ancora Giannis Antetokounmpo.
Ma se sul campo le quotazioni del nigeriano volano, la vita lo mette di fronte alle prime difficoltà. Poco dopo il suo arrivo a San Antonio, sua madre muore in un incidente stradale. Charles vuole lasciare tutto e tornare in Nigeria, ma il padre lo convince a restare negli USA. Nel 2016 lascia tutti a bocca aperta al Jordan Classic dove vince il titolo come MVP e questa volta il merito è tutto suo e della sua grande forza di volontà.
La vita gli riserva poi un altro imprevisto. Poco prima che inizi la stagione 2016-17, la Texas Association of Private and Parrocchial School (sì, in America esiste anche un ente di questo genere), lo dichiara “non idoneo”. Coach Jeff Merritt però decide, di testa propria, di schierarlo lo stesso: la scuola viene multata e il coach licenziato. La squadra cambia lega e Bassey può così nuovamente tornare in campo. E lo fa alla grande con una prestazione da 25 punti, 12 rimbalzi e 6 stoppate.
“The Big Ticket”
Le quotazioni del ragazzo aumentano e diventa ben presto un prospetto 5 stelle all’unanimità. Ma la vicinanza con Auriental gli riserva numerose sorprese. Nel luglio 2017, il coach canadese – nel frattempo diventato tutore legale di Charles nonostante l’opposizione del padre naturale – viene licenziato da St. Anthony per aver violato la regola che impedisce alle società no-profit di avere delle agevolazioni finanziarie e sportive. Bassey non ci pensa due volte e lascia anche lui la squadra per iscriversi alla DeSale e giocare per la Aspire Basketball Academy, prep school di Louisville. Tra i nomi dello staff compare, guarda caso, quello del mentore dell’atleta.
Quel “Big Ticket” che viene spesso usato come soprannome per Charles Bassey inizia ad acquisire un significato assai differente agli occhi di tutti. Appare sempre più evidente, infatti, che il vero “big ticket” l’ha strappato il suo tutore che si ritrova così tra le mani una carta vincente da sfruttare al meglio. Cosa che accade prontamente nel 2018.
Dopo appena un anno infatti, il giocatore annuncia di volersi “riclassificare” e di aver firmato per Western Kentucky. Appena tre settimane dopo, l’ateneo comunica che Auriental sarà uno dei tre assistenti di coach Rick Stansbury. L’annuncio innesca una serie di polemiche nel mondo NCAA. A rendere poi la storia incandescente è il mistero che avvolge il diploma di Bassey: nessuno lo ha mai visto e nessuno sa se l’abbia veramente ottenuto. Le settimane passano, le indagini si moltiplicano e le supposizioni si accumulano fino alla decisione della NCAA che mette la parola fine alla questione (ma non ai dubbi).
Una stella nel mondo mid-major
Da freshman, Bassey non ha problemi ad avere subito grosso impatto: 14.6 punti e 10.0 rimbalzi di media che trascinano WKU al secondo posto della C-USA. Così, dopo aver vinto il premio come DPOY della conference, Charles tenta la strada della NBA. “Non è la scuola che ti fa arrivare al Draft. Sei tu che ci puoi arrivare o meno; dipende solo da te e da come come giochi”, spiega.
Grazie alla sua fisicità (211 cm per 104 kg), al suo spiccato atletismo e soprattutto alle mani molto morbide, il numero 23 di WKU sembra avere tutte le carte in regola: è un bastione difensivo intorno al perimetro, efficace nei blocchi e nelle stoppate, con mani ben educate che lo aiutano a domare i lob e i passaggi e, nonostante tiri poco, lo fa in maniera molto efficiente.
La trafila di pre-Draft è però brutale: lui non brilla nella combine e decide di ritirare subito il suo nome. La doccia fredda gli permette di riflettere sugli aspetti che deve migliorare: movimenti in post basso, tiro, palle perse. Da sophomore, sembra aver fatto tesoro di quanto gli è stato detto. Dopo appena dieci partite, arriva però un grave infortunio alla tibia che lo mette fuori per tutta la stagione.
How it’s going
La riabilitazione è stata lunga e, a causa della pandemia, Charles ha potuto rivedere i propri compagni solo a fine agosto. “Se mi vedete piangere, non vi preoccupate: è normale!”, ha detto il gigante africano quando gli hanno chiesto cosa provava a rientrare in squadra.
WKU è lanciatissima in ottica March Madness: l’impatto di Bassey rappresenta una grossa fetta dei favori ricevuti nei pronostici sulla C-USA. Dopo aver realizzato 21 punti contro Memphis, Bassey ha poi da solo tenuto testa alla più quotata West Virginia (squadra della nostra Top 25). In gran parte merito suo il parziale di 10-0 inflitto ai Mountaineers ad inizio secondo tempo, di sicuro è stato l’ultimo ad arrendersi nonostante abbia giocato contro Oscar Tshiebwe e Derek Culver, una delle coppie di lunghi più forti della nazione.
Anche contro Louisville con una doppia doppia da 13+15 (e 5 stoppate) ha confermato di essere pienamente recuperato e, dato il tipo di infortunio e la sua stazza, è questa la notizia migliore. La Division I ha infatti ritrovato uno dei suoi lunghi che combinano al meglio potenza ed eleganza: tirato a lucido fisicamente con una muscolatura maggiore rispetto a quando si è fermato, ha sempre mani educatissime, sa correre bene il campo e in difesa è una presenza. Sulla testa non si discute, il ragazzo è tosto e serio e, da junior, si vede che è ormai il leader vocale di una squadra che a volte ancora sembra non aver capito le sue potenzialità. Ma gli scout Nba le conoscono bene e il suo ritorno in campo in perfetta forma non è sfuggito proprio a nessuno.