Finiti i primi due turni e arrivati alle Sweet 16 è tempo di valutare i promossi e bocciati della prima settimana di college basketball
Bocciati senza appello
Kansas State. Alla fine è la testa di serie più alta (4) uscita al primo turno. Un record di cui si fa anche a meno.
Barry Brown (Kansas State). Rimaniamo in casa Wildcats visto che Brown in teoria era la star che doveva caricarsi la squadra sulle spalle. Ci ha anche provato (2/9 al tiro) ma evidentemente la squadra pesava troppo.
Marquette. Ha chiuso la stagione con un record di 1-7. Cosa sia successo lo san solo loro. Certo, hanno incontrato Ja Morant, ci stava perdere, ma non di 21 punti. Debacle.
Nevada. Si son specchiati in loro stessi e han finito per morire affogati come Narciso. Coach Eric Musselman deve battersi il petto: solo 4 assist di squadra nella sconfitta contro Florida. Ma è mai possibile affrontare una squadra solida come i Gators giocando 1vs1 o peggio 1vs5?
Cinderellas. Squadre-sorpresa dove siete? Ci avete lasciato soli con Oregon che è una cenerentola solo sulla carta. Northeastern ha affrontato la peggior Kansas degli ultimi 20 anni, e si è beccata sui denti 34 punti senza fiatare.
Bocciati con attenuanti
Louisville. Minnesota era in forma, e i Cardinals forti di qualche prestazione estemporanea e di una difesa a tratti coriacea avevano forse convinto in stagione di essere più forti di quanto non fossero in realtà. Resta agli atti una gara molto opaca.
L’attacco di Villanova. Non che nel corso della stagione abbia brillato ma almeno i suoi 73 punti a partita li segnava. Invece al Torneo si è fermata a quota 61. Contro Saint Mary’s sono bastati, contro Purdue li han fatti sembrare sparring partners.
Wisconsin. Ok che Oregon è sembrata una squadra in missione, ma perdere di 18 punti è un po’ troppo. Scomparsi Brad Davison e D’Mitrik Trice (2/17 da 3 in totale). Han lasciato solo Ethan Happ, che almeno come al solito ci ha provato. Ma l’anno prossimo non ci sarà più.
Arbitri. Li mettiamo qui perché arbitrare è complesso e quindi concediamo qualche attenuante. Ma finora si sono visti troppi fischi non all’altezza e troppe scelte un po’ da protagonisti. Il finale di Tennessee-Iowa è stato un campionario di orrori. Ed è un peccato.
Limbo, 6 politico
Duke. Sweet 16, quattro freshman da urlo che singolarmente hanno tutti fatto giocate importanti. Ma il concetto di squadra al momento non esiste e coach K è pregato di far qualcosa per evitare che i Blue Devils escano anzitempo dal Torneo. Per ora sono in forte debito con la fortuna.
Tennessee. Farsi rimontare 25 punti di vantaggio è un’impresa al contrario. Nel supplementare Iowa (squadra giovanissima) poi ha finito la benzina, ma i Vols hanno davvero rischiato l’eliminazione. Per ora non son sembrati una squadra da Final Four.
New Mexico State. Come si fa a bocciarli? Ancora una volta a un passo dall’impresa. Come si fa a promuoverli? Ancora una volta fuori al primo turno. Una maledizione che non rende giustizia a un programma gestito alla grande.
Promossi senza enfasi
Michigan State. Una vittoria un po’ faticosa contro Bradley e poi una netta contro una squadra in forma come Minnesota. Qual è il vero volto degli Spartans? LSU sarà un banco di prova interessante.
Nassir Little (North Carolina). Lo mettiamo “con riserva” solo perché dobbiamo ancora capire se è definitivamente sbocciato al torneo o se è ancora in cerca d’autore. Ma il giocatore visto fin qui però è da lustrarsi gli occhi. Entra dalla panchina e porta energia e punti, figli di un fisico che è una benedizione del Signore. Per ora viaggia a 19,5 di media con 17/24 al tiro. Tanta tanta roba.
Aubrey Dawkins (UCF). La sua squadra ha perso, quindi non possiamo promuoverlo a pieni voti e c’è un suo mezzo errore che pesa sul finale dell’ultima gara. Ma la prestazione contro Duke, nel complesso, merita solo applausi. A tratti immarcabile e incontenibile, i suoi 32 punti con 7/11 e 5/7 sono stati poesia.
Jared Harper (Auburn). Punti, assist, triple, c’è molto di suo nelle due vittorie di Auburn che hanno riportato i Tigers tra le squadre di vertice della Ncaa. Mai prestazioni spettacolari, ma un contributo costante (17 e 18 punti) alla fine decisivo.
Justin Robinson (Virginia Tech). Bentornato a un giocatore che cambia il volto degli Hokies. Con lui in campo la squadra acquisisce profondità, maggiore pericolosità in penetrazione ma anche sul perimetro. Sembra anche in crescita.
Promossi a pieni voti
Oregon. A un certo punto si son svegliati. Non perdono dal 23 febbraio (sconfitta contro UCLA). Da quel momento 10 vittorie di fila, conquista del Torneo della Pac 12 e cavalcata verso le Sweet 16. Han vinto la prima di 18 punti e la seconda di 19, fossimo in Virginia non saremmo tranquilli.
Carsen Edwards (Purdue). I suoi 42 punti sono stati la singola prestazione più dominante vista finora al Torneo. Un controllo fisico, tecnico e mentale della gara che ha annichilito Villanova. Un’altra partita così e finisce dritto al primo giro del draft.
Mfiondu Kabengele (Florida State). Chi? Ecco fate i bravi e segnate visto che Florida State (anche lei promossa a pieni voti) sta qui anche grazie al nipote di Dikembe Mutombo: 21 punti e 10 rimbalzi nella prima gara e 22 punti, 7 rimbalzi e 3 stoppate nella seconda. E 2/3 dall’arco. Segnate o no?
ACC. Cinque squadre di quelle approdate alle Sweet 16 provengono da questa conference (Virginia, Duke, North Carolina, Florida State e Virginia Tech), regina tra quelle considerate “power”. Quattro squadre per la SEC e “solo” tre per la Big Ten.
Tony Benford (coach di LSU). Si è ritrovato in mano una squadra dopo la sospensione dell’allenatore Will Wade (per presunte violazioni delle regole Ncaa sui reclutamenti). Per molti i Tigers andavano incontro a un flop annunciato, invece sono arrivati fino alle Sweet 16, anche se contro Maryland han fatto fatica.
Brandon Clarke (Gonzaga). Ma l’avete visto giocare? Sembra incapace di fare una cosa sbagliata, che si parli di difesa, rimbalzi o stoppate o di attacco, tra penetrazioni, jumper, gioco in post o passaggi. Un clinic costante. I 36 punti con 15/18 dal campo contro Baylor sono solo un esempio.
North Carolina. Per ora hanno vinto quasi senza sudare. Vediamo se la pazza Auburn riuscirà a scompigliare i capelli di quelli che oggi sembrano i primi della classe.