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Vols a fatica, i Dawkins eroi senza gloria

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 25 Mar, 2019

Una giornata senza upset ma nella quale la coppia padre-figlio di UCF ha fatto vedere i sorci verdi a Duke.

Qui potete trovare l’analisi di tutte le 8 partite, vediamo gli spunti più interessanti.

La partita

L’hype (molto artificioso) che anticipava Duke-UCF ruotava tutto attorno al confronto Zion-Tacko Fall e sulla promessa del secondo di non concedere giocate da highlights al primo. Invece la storia di questa partita è stata un’altra, ben più interessante: quella dell’allievo (Johnny Dawkins) che supera il maestro (Mike Krzyzewski) sul piano tattico. Non su quello del risultato, però, visto che fra “X” e “O” alla fine ha trionfato il fattore “C”.

UCF si è dimostrata molto furba in difesa nello sfruttare l’ombrello in area di Fall e nello sfidare i Blue Devils dall’arco (e qui han raccolto anche meno del previsto, visto il loro 10/25). Non è però stata in grado di mettere le mani sulla partita quando ne ha avuto l’occasione (il mancato +6 a meno di 2 minuti dal termine) e ha finito per pagare caro, con l’incredibile rimonta firmata Zion-Barrett – e sul canestro del secondo ci sarebbe da ridire, essendo viziato da un hook and hold evidente di DeLaurier. Il 77-76 finale per Duke ci dice che il talento e la fortuna possono avere la meglio su un piano ben orchestrato. Al secondo turno, perlomeno: più si va avanti, più serve anche altro.

 

L’upset

È stata una giornata senza upset e, oltre a UCF, c’è stata anche Iowa ad andarci molto vicino contro Tennessee in una partita che, se non è stata più folle di quella appena raccontata, di sicuro è stata più strana. I Vols hanno passato buonissima parte della gara a giocare al gatto col topo, toccando anche il +25 verso la fine del primo tempo. Poi gli Hawkeyes si sono risvegliati dal proprio torpore con un redivivo Tyler Cook mentre Tennessee faceva la bella addormentata, regalandoci un overtime nel quale coach Rick Barnes ha strappato la vittoria dicendo grazie a Grant Williams e tenendo Admiral Schofield seduto in panchina – proprio su richiesta dell’interessato, a quanto pare. Dopo la fatica fatta con Colgate, Tennessee è parsa tutto fuorché una contender credibile in questa prima settimana di torneo. Occorre cambiare registro.

 

La prestazione

Tornando a Duke-UCF, c’è da sottolineare come Zion Williamson sia riuscito un’altra volta a risultare decisivo (32 punti, 11 rimbalzi, 4 assist) ma vogliamo dare la palma di migliore a Aubrey Dawkins. Il figlio di coach Johnny è stato strepitoso: 32 punti con alta efficienza realizzativa (7/11 da due, 5/7 da tre, 3/3 ai liberi) aggiungendo 3 rimbalzi, 4 assist e 3 recuperi senza mai lasciare il parquet.

Bravissimo nel lasciare solo la polvere a Reddish e a Barrett con tempismo e rapidità eccellenti in uscita dai blocchi, e ancor più bravo nel bucare la retina a ripetizione con un’eleganza da manuale. La sua resterà una partita memorabile in tutti i sensi, visto il tap-in mancato nel finale, con quel pallone che danza beffardamente sul ferro per poi uscire dal cerchio. Aubrey non è proprio un giovincello, se pensiamo a lui in termini di “prospetto” (compirà 24 anni a maggio) ma la sua è stata una di quelle gare che gli scout NBA tendono a ricordare molto bene.

 

Up

Virginia e Texas Tech: si confermano per l’ennesima volta inossidabili in difesa dopo aver concesso rispettivamente 107 e 115 punti totali agli avversari nei primi due turni.

Oregon: c’è vita e pure tanta strada al torneo anche senza Bol Bol. È dei Ducks il seed più basso (12) delle Sweet16. E chi l’avrebbe mai detto?

Nassir Little: e all’improvviso, dopo una stagione abbastanza a fari spenti, ecco che il freshman di North Carolina diventa inarrestabile: 38 minuti giocati in due partite, 39 i punti segnati.

Houston: Hakeem Olajuwon non c’è più ma, 35 anni dopo, i Cougars tornano alle Sweet16. E con la vittoria n.33 della stagione la squadra di coach Kelvin Sampson ha fatto la storia del college.

Down

Mike Krzyzewski: l’attacco di Duke grida vendetta per mancanza di organizzazione e assenza di alternative all’1vs5. Ma si è accorto che Cam Reddish vaga per il campo senza che nessuno gli faccia un blocco?

Rick Barnes: «He didn’t want to play. He kept saying, ‘Leave Kyle in the game’». A 64 anni un allenatore dev’essere in grado di decidere chi gioca un overtime al torneo. E il coach di Tennessee non lo ha fatto, lasciando Admiral Schofield in panchina.

Matisse Thybulle: uno dei senior più interessanti del torneo gioca la più anonima delle partite nel giorno più importante della sua vita e chiude con un mesto 1/8 per due punti la sua carriera collegiale

Cinderella: Buffalo, UCF, Liberty e UC Irvine hanno tutte perso e quindi non c’è una vera Cinderella alle Sweet 16. Loyola-Chicago dove sei?

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