Nel luglio del 2023, mesi prima che si sapesse dove Derik Queen avrebbe giocato, Sport Illustrated aveva dedicato al giocatore da Baltimora un articolo dal titolo eloquente “There Aren’t Many Centers Like Derik Queen”. A più di un anno di distanza e dopo sole 6 partite è abbastanza evidente che le considerazioni del sito sportivo americano non erano campate per aria.
Come non te lo aspetti
Partiamo dalla descrizione fisica: 208 cm per 111 kg, insomma un bel corpaccione di quelli che ci si aspetta che stazionino intorno al ferro. Qualcuno è più abile in attacco, altri sono più rim protector. Ma Queen non ha nulla a che vedere con questo tipo di giocatore. Cancellate tutto e rifacciamo da capo.
Il corpo è quello, l’abbiamo detto, ma Derik con quel faccione dai lineamenti che rivelano in maniera manifesta la sua giovane età, è un animale fatto e finito per la pallacanestro. La sensazione è che, se potesse, prenderebbe un tiro ad ogni azione offensiva dei Terrapins. Si sbraccia, chiama palla, si mette in mostra. Un po’ però ha ragione lui, o almeno fin qui è stato così. Ha dei piedi da ballerino, visione di gioco e istinti da guardia e delle mani da tiratore. Al di là che segni o sbagli (spoiler, fa più spesso canestro) colpisce la sicurezza, al limite della sfacciataggine, con cui prende i tiri. Nell’ultima gara vinta in rimonta da Maryland su Villanova ha fatto il giro dei social questo canestro in svitamento su un piede, che peraltro ha portato in vantaggio la sua squadra che fin lì era sempre stata sotto nel punteggio.
A parte che ci sono giocatori che non riescono a prendere un tiro simile nemmeno provandoci da soli in allenamento. Ma a testimonianza che non si tratta di un fulmine a ciel sereno poco prima Queen aveva segnato un altro canestro, più semplice di quello virale, ma che la dice lunga sulla sicurezza che il ragazzo ha nei suoi mezzi e nella sua mano.
Un soggiorno vista Draft
Il risultato è che il lungo dei Terrapins tira con quasi il 70% da 2 punti e il 72% dalla lunetta (i suoi due tiri liberi hanno regalato la vittoria nel finale contro Villanova). Prende anche delle triple (figuriamoci, il ragazzo è tutto tranne che timido) e finora gli è andata sempre male (0/8) ma la sensazione è che stia solo prendendo la mira e comunque che ci siano le caratteristiche per ampi miglioramenti.
Le lacune ci sono. La sua selezione di tiro è a volte rivedibile. anche se volte incocca giornate da 9/13 dal campo per 24 punti come quella contro Marquette nell’unica sconfitta dei Terrapins fin qui. Ama partire in palleggio e non sempre ha il pieno controllo del corpo (anche se passa bene il pallone) e anche in difesa non sempre è nella posizione corretta o talvolta cerca la stoppata anche quando non serve, ma prende quasi 8 rimbalzi a gara e ha esordito in Ncaa catturandone 20 contro Manhattan.
Coach Kevin Willard lo ha definito “once-in-a-generation type of player” nel corso del media day di Maryland in prestagione. Trattandosi del più alto recruit dei Terrapins da anni (n° 8 nella Espn 100) ovviamente i giornalisti hanno fatto molte domande al coach sul ragazzo. E l’allenatore ha chiuso il discorso così: “Se fossi un general manager NBA lo drafterei senza pensarci due volte”. Al momento sembra proprio che il coach ci abbia visto giusto.