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Da Lever a Penna, tutta l’Italia in Division I

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 5 Nov, 2018

La stagione è davvero alle porte ed è tempo di passare in rassegna la colonia italiana che popola la Division I, sia al maschile (con ben 12 scholarship player) che al femminile (10).

Riflettori su Lever, attesa per Moretti: i 12 ragazzi

Nell’ambito high-major, dobbiamo purtroppo segnalare l’assenza temporanea di Francesco Badocchi. Il milanese avrebbe dovuto ritagliarsi minuti in uscita dalla panchina a Virginia ma coach Tony Bennett ha fatto sapere che sarà indisponibile a causa di motivi di salute i cui dettagli non sono stati divulgati al momento, né per entità né per eventuali tempi di rientro. A lui mandiamo un enorme in bocca al lupo.

Nella Big 12, troviamo Davide Moretti a Texas Tech, il cui ruolo all’interno della squadra potrebbe crescere notevolmente quest’anno dopo una stagione d’esordio da 12.3 minuti a partita. L’ex Treviso è in lizza per un posto da starter dove formerebbe un backcourt intrigante con il grad transfer Matt Mooney e il sophomore in rampa di lancio Jarrett Culver. Le indicazioni giunte dall’amichevole vinta con UTEP, pur da prendere con le molle, promettono (moderatamente) bene: partito in quintetto, è stato il terzo Red Raider per minuti in campo, proprio dietro a Mooney e Culver e al pari di Brandone Francis, altro giocatore candidato a un posto di titolare fra gli esterni. In ogni caso, ci aspettiamo un Moro diverso quest’anno e finalmente protagonista in una squadra che può smentire i pronostici e tornare al Torneo Ncaa.

Spostandoci a ovest, c’è un Alessandro Lever che inizia la seconda stagione dopo un anno da freshman eccellente. Il lungo di Grand Canyon sarà l’osservato speciale della WAC dopo aver sfornato ventelli a raffica nella seconda parte della scorsa annata. Sono stati in parecchi ad accorgersene, tant’è che il bolzanino è stato recentemente selezionato come Preseason POY della conference e inserito nella watchlist del Kareem Abdul-Jabbar Award, premio rivolto ai migliori lunghi della Division I.

GCU conta sul suo largo repertorio offensivo e sugli eventuali progressi sul piano atletico per ottenere la tanto agognata qualificazione alla March Madness, la prima nella storia di un college ambizioso che è soltanto alla sua sesta stagione in D-I. Lever dovrà fare i conti con la sempre favorita New Mexico State, ma anche guardarsi le spalle da una outsider come la Seattle di Mattia Da Campo, ex Stella Azzurra che potrebbe finalmente trovare qualche minuto in più del solito nel suo anno da junior.

Parlando di Torneo Ncaa, Pierfrancesco Oliva è uno che ha già vissuto quella esperienza e che ha buone chance di ripeterla quest’anno. La point forward di Saint Joseph’s si è comportato bene al ritorno dopo uno stop durato oltre un anno, mettendo insieme 6.6 punti, 6.8 rimbalzi, 3.0 assist in 27.5 minuti di media in una squadra fermatasi alle semifinali dell’Atlantic 10. Aspettatevi la solita court vision illuminata, un gioco in post in evoluzione e, si spera, anche migliori percentuali dalla linea della carità (solo 50.4% nella stagione scorsa).

Un altro che spera nella March Madness è Giovanni De Nicolao, faro di UT San Antonio giunto al suo terzo anno di college (8.7 punti, 3.3 rimbalzi e 3.5 assist in 27.9 minuti nella scorsa annata). Per lui, la missione sarà ancora più difficile da realizzare in una C-USA davvero competitiva ai piani alti – Western Kentucky, Marshall, North Texas – ma i Roadrunners sono ormai abituati a sorprendere in positivo e il backcourt formato dal padovano insieme allo scorer Jhivvan Jackson e il duttile Keaton Wallace è in grado di fare grandi cose. Mai sottovalutarli.

Per Gabriele Stefanini, invece, i propositi di post season nazionale appartengono più che altro alla voce “miracolo”, ma il bolognese ha tutti i mezzi per far parlare di sé. Il sophomore di Columbia ha capacità realizzative e di tiratore (45.6% da tre) non di poco conto nel panorama della Ivy e, se gli venissero concessi gli spazi giusti, potrebbe imporsi fra le migliori guardie della conference. Da matricola ha messo a segno un ventello contro Brown: aspettatevene più di qualcuno quest’anno.

Il resto della pattuglia italiana è formata da ben cinque esordienti. Fra questi, Michael Anumba è quello maggiormente attrezzato per avere un impatto immediato e di un certo rilievo. L’ex Reggio Emilia arriva a Winthrop dopo tre anni di crescita esponenziale nel Regno Unito. Mezzi fisici eccezionali che lo rendono estremamente versatile a livello di college, Anumba è una guardia letale in penetrazione e in campo aperto, con un tiro discreto e capacità difensive che faranno molto comodo a coach Pat Kelsey. Titolare o primo cambio degli esterni, in ogni caso giocherà tanto e potrà fare la differenza.

A Santa Clara troviamo uno dei migliori – se non il migliore – classe ’99 d’Italia, Guglielmo Caruso. Un fisico tutto da adattare ai livelli atletici del college basket, il lungo napoletano ha però scelto un college che dovrebbe poterne premiare le caratteristiche tecniche. Insomma, nonostante tutto, per lui c’è la possibilità di contribuire in maniera sostanziosa dalla panchina. Sarà molto interessante vedere come si misurerà coi lunghi migliori della West Coast, quelli di Gonzaga in primis.

Parlando sempre di lunghi, a Elon c’è Federico Poser, altro giocatore che sembra aver fatto una scelta convincente in quanto a fit. Non altissimo per il ruolo ma fisicamente attrezzato per tenere botta contro l’urto iniziale del basket universitario, il veneto può portare qualche punto prezioso dalla panchina e sfruttare la sua bravura off-the-ball per calarsi nella motion offense di Coach Matt Matheney.

Chiudiamo con due ragazzi che sono al primo anno di D-I, ma che si trovano negli USA da diversi anni. A Sacramento State giocherà Ethan Esposito, un 3-4 fisicamente solido che arriva da un anno di junior college e che potrà contribuire da subito come rincalzo. Nel suo caso, lo sviluppo sul lungo termine potrà riservare risvolti molto interessanti se riuscisse ad allargare il proprio range di tiro.

A Kennesaw State c’è invece Pietro Agostini, ala grande di 206 cm che fa del tiro da tre la sua arma principale. Gli Owls sono in rebuilding e le aspirazioni immediate nella A-Sun sono, per forza di cose, basse: il triestino potrà giocarsi le sue carte per ritagliarsi in un frontcourt che pecca di esperienza.

Tutte dietro a Penna: le 9 ragazze

Elisa Penna è la punta di diamante del gruppo azzurro oltreoceano. Già vista con la nazionale maggiore agli Europei 2017, ne è ormai una presenza fissa e promette di esserlo per lungo tempo: d’altronde, i valori espressi in campo sono dalla sua parte, così come la considerazione – davvero grande – di cui gode da parte di coach Marco Crespi. Giunta al suo ultimo anno di college, è la leader di una squadra, Wake Forest, che conta su di lei per coltivare il sogno March Madness. I pronostici, però, le vedono indietro rispetto a parecchie squadre di una conference, la ACC, in cui le campionesse Ncaa in carica di Notre Dame la faranno da padrona.

Per le Demon Deacons, tutto starà nel superare gli errori d’inesperienza dell’anno passato: in questo, Penna risulta imprescindibile. 15.8 punti di media l’anno scorso, le sue prestazioni si sono tradotte di recente nei riconoscimenti classici della preaseason: la classe ’95, infatti, è stata inserita fra le 10 giocatrici dell’All-Tournament Team della ACC e nella watchlist del Cheryl Miller Award, premio riservato alla miglior ala piccola della nazione.

Fra le 20 ragazze in lizza per il premio c’è pure Francesca Pan, anche lei giocatrice della ACC con Georgia Tech. Un po’ come per Penna a Wake Forest, anche qui parliamo di un punto di riferimento per la propria squadra. Unica vera minaccia dall’arco fra le sue compagne, Pan è reduce da una stagione da sophomore in cui è stata di gran lunga la prima di G-Tech sia per minuti in campo (31.1) che per punti segnati (14.3).

A farle compagnia nello starting five c’è un altro prodotto della Reyer Venezia, l’emergente Lorela Cubaj. Le ottime prove fornite in uno sfortunato Europeo U20 (chiuso al 4°posto) sembrano proiettarla verso un classico leap di prestazioni fra l’anno da freshman e quello da sophomore. Il suo contributo, insomma, potrebbe risultare ancor più incisivo, anche se parliamo pur sempre di una giocatrice che già figurava nel quintetto di partenza delle Yellow Jackets (3.7 punti e 4.4 rimbalzi in 20.6 minuti di media). I pronostici d’inizio stagione pongono la squadra a metà classifica nella ACC: l’obiettivo Torneo Ncaa è difficile, ma tutt’altro che impossibile.

Elisa Pinzan è una delle due matricole del gruppo e l’unica italiana che inizierà la stagione in un ranked team. Proveniente dalla Treofan Battipaglia – ma anche lei è di scuola Reyer – giocherà a South Florida, formazione a dir poco internazionale (è composta da ben 8 europee) che figurerà come #22 del ranking AP e #21 della Coaches’ Poll alla prima palla a due dell’anno. Nella American, la UConn di Geno Auriemma fa ombra a tutto il resto ma, dal canto loro, le Bulls sono da tempo una presenza costante come seconda forza della conference. Per Pinzan gli spazi non mancheranno, dato che coach José Fernandez vuole alternare lei e un’altra debuttante, Sydni Harvey, nel ruolo di PG, con l’intenzione di sfruttare al massimo le doti di regia della ’99 italiana e quelle di realizzatrice dell’americana.

Parlando di starting five, Mariella Santucci è una col posto in tasca. La junior di Toledo aveva avuto un grande anno da freshman, con l’inserimento nell’All-Tournament Team della MAC e un biglietto per la March Madness che da quelle parti non veniva staccato dal 2001. La scorsa stagione non è stata altrettanto positiva per la squadra (solo 8-10 nella conference), comunque capace di qualificarsi al WNIT, mentre la point guard bolognese, condizionata da un infortunio al piede, ha avuto medie in calo: 6.4 punti e 4.1 assist in 27.3 minuti di utilizzo. Quest’anno le Rockets si annunciano competitive ma pur sempre all’interno di una mid-major conference dove la qualità abbonda in modo particolare: Central Michigan, squadra in odor di Top 25, non cederà il trono facilmente.

L’esperienza americana di Carlotta Gianolla ha seguito per alcuni versi un copione simile. È al suo terzo anno a Kennesaw State dopo una stagione da sophomore condizionata da infortuni ma comunque chiusa a quota 9.9 punti e 5.3 rimbalzi di media. Al suo arrivo, aveva avuto un impatto enorme e portato a casa il premio come freshman dell’anno nella A-Sun. Per lei ci sarà un posto da PF titolare o da primo cambio dalla panchina in una squadra che non parte coi favori dei pronostici ma che pare attrezzata per dar fastidio alle varie FGCU, Liberty e Stetson.

Parlando sempre di junior e di frontcourt, a UMBC troviamo la romana Lucrezia Costa, che l’anno scorso ha scalato posizioni nelle rotazioni partendo in quintetto per 19 volte, mettendo insieme 4.3 punti e 3.3 rimbalzi di media. Se la formazione maschile dei Retrievers ha vissuto la stagione più gloriosa della sua storia, altrettanto non si può dire per le loro colleghe, finite penultime nella America East con record 3-13 nella conference. Riusciranno a risalire la china?

Per restare in tema di riscatti, non c’è bisogno di cambiare conference: ad Albany troviamo Lucia Decortes, freshman bergamasca in arrivo dalla GEAS. Le Great Danes hanno dominato l’AmEast negli ultimi anni, ma proprio nella scorsa stagione sono state beffate nella semifinale del torneo, vedendo così sfumare l’accesso al Torneo Ncaa e spezzarsi una striscia di ben sei titoli di conference consecutivi. Tornare in alto non sarà cosa semplice, con Maine, Hartford e Stony Brook che partono favorite.

C’è chi, infine, continua a godersi la sua bella vetta, con una striscia di successi ancora da difendere: è Quinnipiac, squadra della MAAC e vera mid-major powerhouse in ambito femminile. Qui troviamo Chiara Bacchini, sophomore parmense che fa parte della second unit del reparto guardie (2.5 punti in 11.0 minuti da matricola). Quest’anno dovrà contribuire ad allungare una serie di titoli di regular season che dura da ben sei annate. Le condizioni per fare un altro viaggio al Torneo Ncaa sembrano davvero esserci tutte.

Anche se junior, fra le esordienti c’è da annoverare anche Elisa Pilli. Padovana classe ’95, si è traferita a Wyoming l’anno scorso, da sophomore: dopo una stagione da redshirt, farà il suo esordio proprio in quest’annata, in una squadra che proviene da due partecipazioni consecutive al WNIT e che quest’anno proverà a fare da terzo incomodo in una Mountain West dove le favorite sono Boise State e UNLV.

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